Scrittori e scrittrici

Società del Casino

Dove
via Santo Stefano, 9

Questo affannoso e travagliato sonno
Che noi vita nomiam, come sopporti,
Pepoli mio? di che speranze il core
Vai sostentando? in che pensieri, in quanto
O gioconde o moleste opre dispensi
L'ozio che ti lasciàr gli avi remoti,
Grave retaggio e faticoso? È tutta,
In ogni umano stato, ozio la vita,
Se quell'oprar, quel procurar che a degno
Obbietto non intende, o che all'intento
Giunger mai non potria, ben si conviene
Ozioso nomar...

(G. Leopardi, Al Conte Carlo Pepoli)

Nel 1823 la Società del Casino si trasferì da Palazzo Vizzani in Palazzo Bolognini-Amorini all'inizio di via Santo Stefano. Il nuovo statuto prevedeva accademie e concerti di musica, esercizi e feste di ballo, accademie di poesia, lettura di fogli non proibiti, giornali scientifici, letterari e di moda, conversazione, il gioco del bigliardo e altri giochi leciti.

Le accademie, le feste e i balli si tenevano in un grande salone al piano nobile, animato da figure allegoriche in stile neoclassico e da decorazioni “alla pompeiana”, mentre i salotti attigui ospitavano le altre attività.

Le accademie musicali videro esibirsi musicisti di fama e accolsero "i pezzi operistici più in voga e le partiture tipiche della musica frivola ottocentesca".

Il gabinetto di lettura, diretto dal conte Carlo Pepoli, ebbe un ruolo importante nell'attività culturale del Casino. Metteva a disposizione dei soci ventuno testate italiane e straniere di carattere scientifico e letterario.

Ad esso era unita anche una Società delle Signore, che offriva conversazioni settimanali e feste di carnevale, con l'eventuale presenza dei mariti. Vi facevano parte alcune delle dame più in vista della città, come Cornelia Rossi Martinetti e Maria Malvezzi Hercolani.

Il 27 marzo 1926, lunedì di Pasqua, Giacomo Leopardi lesse pubblicamente, nella sede dell'Accademia dei Felsinei, davanti ai "Cigni di Felsina", cioè i principali letterati del circolo neoclassico bolognese, l' Epistola al conte Carlo Pepoli, vice-presidente del sodalizio e suo caro amico. La voce fioca del poeta e la distrazione dell'uditorio non fecero apprezzare pienamente il contenuto della lettera. Leopardi apparve "di tetro umore ... con anima oltre modo sensibile, e mancante di certi necessari doni naturali atti a chiamare la generale attenzione".

Approfondimenti
  • Silvia Fornieri Marchesini, La Società del Casino, in: F.I.L.D.I.S., Cenacoli a Bologna, Bologna, L. Parma, 1988, pp. 61-71
  • Gianmario Merizzi, "... e tutta la città era in suoni". I luoghi della storia della musica a Bologna, Bologna, Comune di Bologna, 2007, p. 65
  • Giancarlo Roversi, Palazzi e case nobili del '500 a Bologna. La storia, le famiglie, le opere d'arte, Bologna, Grafis, 1986, pp. 68-69