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Dalla Cronologia

Accadde oggi, 01 agosto.

immagine di Corriere extraurbane
1 agosto 1906
Corriere extraurbane
La Aemilia Società Autotrasporti Bologna inaugura un servizio di trasporto pubblico con omnibus-automobili (o autocorriere) lungo il tratto Porretta-Fanano. Seguirà, dal 12 settembre 1909, la linea Casalecchio-Sasso-Castiglione dei Pepoli, gestita dalla V.E.T.A. (Vialis Esperia Trasporti Automobilistici o VETA). Per l'avvio del servizio è organizzata una gran festa con banchetto a Lizzano in Belvedere. All'avvenimento è dedicata anche una zirudella di Provenzal, ispirata al Giusti: Da Vidiciaticofino a Porrettavola, precipitain un'oretta,poi come un fulminegiunto nel piano, retrovolgendosischizza a Fanano. La Società Autovia aprirà il 10 luglio 1910 una delle linee più importanti d'Italia: la Bologna-Firenzuola- San Piero a Sieve attraverso il Passo della Futa, lunga 77 chilometri, che il 27 giugno 1919 sarà rilevata dalla S.I.T.A. - Società Italiana Trasporti Automobilistici, fondata nel 1912 dalla FIAT - e che nel 1922 sarà prolungata fino a Firenze. In un primo tempo i servizi automobilistici saranno concentrati nella zona appenninica, dove mancano le tramvie. Nel dopoguerra la V.E.T.A., guidata da Aldo Carpani, allargherà notevolmente le linee extraurbane, anche grazie all'asfaltatura delle strade da parte dell'Amministrazione provinciale. Prima della costruzione della stazione autocorriere, i pullmann partiranno a Bologna da piazza dei Martiri, con rimessa a porta S. Isaia.
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agosto 1941
Gli orti di guerra
Il Podestà di Bologna dispone in agosto la semina di tutte le aree comunali. Nascono gli orti di guerra. Tra i più estesi quelli dei Giardini Margherita e di Villa Putti, ma sono impegnate anche le aiuole del centro cittadino. Nei terrazzi privati vasi, cassette, a volte vasche da bagno, si riempiono di terra e vengono coltivati. Volonterosi cittadini piantano patate e cipolle nei cortili condominiali. Nei campi delle orfanelle di San Luca si coltivano ortaggi e piante di ricino, da cui si ricava l'olio medicinale e un lubrificante per i cingoli dei carri armati. Le bambine hanno composto una canzone che celebra il loro orto di guerra: "Anch'io combatto, anch'io fo la mia guerra, con fede, con amore e disciplina, desidero che frutti la mia terra e curo l'orticello ogni mattina". Nell'estate del 1942 si trebbierà solennemente in piazza Maggiore, con l'intervento del Duce: i covoni saranno raccolti attorno al monumento a Vittorio Emanuele, ricoperti di bandiere tricolori e vessilli fascisti e saranno benedetti dal cardinale Nasalli Rocca dalla scalinata di San Petronio.
immagine di Casalecchio di Reno,  "Svizzera dei Bolognesi"
agosto 1910
Casalecchio di Reno, "Svizzera dei Bolognesi"
Casalecchio di Reno diviene, all'inizio del Novecento, una delle mete preferite di villeggiatura e di gite fuori porta per cittadini più o meno abbienti. I signori di Bologna vi hanno costruito graziose villette in stile liberty, dotate di orto e giardino. I turisti di giornata sono attratti da spettacoli, party e giochi vari o dalla semplice prospettiva del passeggio e della conversazione. Con i suoi alberghi, le trattorie e il vaporino che la raggiunge partendo da piazza Malpighi, la località in riva al fiume, dove fa più fresco che in città, è considerata una sorta di "Svizzera bolognese", come recita un manifesto usato per reclamizzarla. Tra i locali famosi c'è il ristorante La Tramvia (o Locanda del Tramvay), proprio aldilà del ponte principale, la Trattoria del Bersagliere, il Caffé Margherita, gli alberghi Pedretti e Calzavecchio, meta di viaggi di nozze a corto raggio. “Quando il cittadino grasso si vuol dare uno svago - recita ironicamente il “Preludio” - scappa al Calza o a San Lazzaro, mangia delle tagliatelle condite colle mosche su tavole dipinte con colori economici dagli uccelli passanti, s’ubriaca con del vino che segna i bicchieri”. All'Albergo Reno si organizzano, durante l'estate, i "sabati dei villeggianti": balli, concerti e vari intrattenimenti. Il Nuova Calza (prima locanda Calza Vecchia) serve pesce fritto di fiume, di cui vanno ghiotti Guglielmo Marconi e Giosue Carducci, che ogni tanto fanno una puntatina in paese. Anche Alfredo Testoni frequenta volentieri l'ameno villaggio in riva al fiume: nel 1910 acquista in località San Biagio la Villa Lubbia e vi apporta notevoli migliorie con l'aiuto del pittore Augusto Majani (Nasica).
immagine di Sciopero "legalitario" dopo la "colonna di fuoco" fascista in Romagna
1 agosto 1922
Sciopero "legalitario" dopo la "colonna di fuoco" fascista in Romagna
Il comitato segreto dell'Alleanza del Lavoro - unione delle organizzazioni sindacali e dei partiti di sinistra costituita su iniziativa del Sindacato Ferrovieri -  proclama uno “sciopero legalitario” di protesta contro le violenze fasciste e a sostegno delle libertà civili. Si tratta di uno sciopero generale a tempo indeterminato, fortemente voluto dal Partito comunista e dal Sindacato ferrovieri a seguito della feroce occupazione squadrista di Ravenna e degli orrori seminati il giorno dopo nelle provincie della Romagna dalla cosiddetta "colonna di fuoco" fascista di Italo Balbo e Gino Baroncini. il 28 luglio nel capoluogo romagnolo sono state uccise nove persone ed è stato preso d'assalto e distrutto l'ex hotel Byron, sede delle cooperative socialiste di Nullo Baldini (1862-1945). Nell'incendio sono andati perduti gli affreschi di Giovanni Guerrini (1887-1972): "nove scene illustranti la trasformazione dei terreni bonificati in suolo produttivo”. Così Balbo annoterà nel suo diario: "Siamo passati da Rimini, Santarcangelo, Cesena, per tutte le città tra la Provincia di Forlì e la Provincia di Ravenna, distruggendo tutte le case rosse e le sedi di organizzazioni socialiste e comuniste. È stata una notte terribile. Il nostro passaggio era segnato da alte colonne di fuoco e di fumo". A Bologna le adesioni allo sciopero legalitario sono inizialmente scarse: è consistente soprattutto la partecipazione dei ferrovieri, dei fornai e degli operai della Manifattura Tabacchi. I fascisti sono impegnati a impedire con ogni mezzo “il miserabile tentativo dei social-comunisti”. Le squadre pattugliano le strade del centro alla caccia degli scioperanti, facendo largo uso di bastoni e di rivoltelle. Il tramviere Anselmo Naldi è ucciso a colpi di pistola sulla soglia di casa. Tra i feriti c'è anche il sindaco eletto Ennio Gnudi, destituito subito dopo la strage di palazzo d'Accursio. Il 2 agosto avviene uno scontro a fuoco con feriti e numerosi arresti presso la Fornace Galotti al Battiferro, mentre a Imola, dove lo sciopero registra “ottime adesioni“, durante una rissa è ucciso lo studente diciottenne Andrea Tabanelli, simpatizzante fascista. Qui la rappresaglia squadristica è particolarmente violenta: nella cittadina sul Santerno convengono dai paesi limitrofi un migliaio di camicie nere in armi. Decine di sindacalisti vengono bastonati senza pietà. Per sfondamento della scatola cranica muore un avventizio delle ferrovie. Subito dopo la sospensione dello sciopero da parte della Camera confederale del lavoro, gli industriali proclamano una serrata di 24 ore e, al rientro in fabbrica, molti dei lavoratori che hanno aderito allo sciopero vengono licenziati in tronco con la formula dello “scarso rendimento di lavoro”. Intanto i fascisti proseguono le violenze in tutto il territorio. Nella notte tra il 6 e il 7 agosto vengono assaltate e saccheggiate la Camera confederale di via D'Azeglio e la vecchia CdL di Porta Lame. Terminato lo sciopero, una "terza ondata" (Reichardt) di violenze squadriste muove da Bologna e dalle roccaforti emiliane alla conquista delle città del nord, che finora hanno opposto resistenza alla dominazione fascista. L'unica città capace di resistere alle milizie fasciste è Parma, dove la popolazione, guidata dagli Arditi del Popolo di Guido Picelli, tra il 2 e il 6 agosto respinge gli assalti di oltre diecimila squadristi capeggiati da Balbo e provenienti dalle provincie limitrofe, erigendo barricate e scavando trincee per le strade del Naviglio e dell'Oltretorrente.
immagine di Tombe dell’Età del Rame nei pressi dell'aeroporto
2000
Tombe dell’Età del Rame nei pressi dell'aeroporto
@ Via del Triumvirato, 84, 40132 Bologna BO
Tra il 2000 e il 2003 la Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia-Romagna conduce indagini preventive e scavi stratigrafici nella zona dell’aeroporto “G. Marconi” di Bologna. Vengono rinvenute alcune tombe del periodo Eneolitico (3.000-2.300 a.C.) caratterizzate dal rito dell’inumazione distesa con il capo rivolto a ovest entro semplici fosse rettangolari piuttosto profonde. Le tombe sono accompagnate da un vaso ai piedi del defunto e oggetti ornamentali o armi. Gli stessi elementi ricorrono nell’importante necropoli eneolitica di Spilamberto (MO).
immagine di La Galleria di Vaglia per il Treno ad Alta Velocità
20 febbraio 2001
La Galleria di Vaglia per il Treno ad Alta Velocità
Alla presenza del Presidente della Repubblica Ciampi cade l'ultimo diaframma della galleria di Vaglia, circa 20 chilometri sotto l'Appennino, la più lunga della nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità. La TAV è lunga complessivamente 900 chilometri attraverso l'Italia. Dei 79 chilometri che uniscono Bologna e Firenze ben 73 corrono in galleria, il sistema sotterraneo più esteso del mondo. Da San Ruffillo a Sesto Fiorentino sono aperti 21 cantieri e 30 fronti di scavo. Oltre a 9 tunnel si costruiscono 7 fra ponti e viadotti, mentre 19 depositi servono allo smaltimento dei detriti. Uno di rari punti scoperti è la stazione di San Pellegrino (e annesso camerone in roccia), nella valle del Santerno, a circa metà percorso. E' adibita alla manutenzione della rete ferroviaria e consentirà la sosta dei merci che dovranno dare la precedenza ai treni veloci. Il TAV consentirà di unire il capoluogo emiliano con quello toscano in 30 minuti.
immagine di Entra in funzione il nuovo gasometro ad assetto variabile
marzo 1930
Entra in funzione il nuovo gasometro ad assetto variabile
Entra in funzione presso l'Officina comunale del gas un nuovo gasometro a stantuffo (o a secco) di tipo M.A.N., capace di 30.000 mc. E' un prisma in lamiera alto circa 50 metri, che ha per base un poligono a 16 lati. Lo spazio occupato dal gas è limitato nella parte superiore da un grande diaframma metallico, che si adatta alla quantità di gas contenuta. All'esterno dell'involucro vi sono tre passerelle collegate da una scala, che ruota attorno alla costruzione. Sulle balaustre sono scritte a grandi lettere le parole d'ordine del regime. Da questo momento il "barattolone" sarà una costante del panorama cittadino.
immagine di Babbo Napalm
31 dicembre 1972
Babbo Napalm
L'ultima notte dell'anno invece del tradizionale Vecchione viene bruciato in Piazza Maggiore il “mostro della guerra”, realizzato su bozzetto di Roberto Sebastian Matta (1911-2002). Il rogo di “Babbo Napalm” vuole testimoniare l'impegno di Bologna per la pace nel mondo e l'avversione per la politica americana di aggressione in Vietnam. Il progetto dell'artista cileno è stato realizzato assieme agli organizzatori della mostra Tra rivolta e rivoluzione, aperta a Bologna in varie sedi espositive tra il novembre 1972 e il gennaio 1973. La scelta di dare una connotazione politica alla festa di fine anno non manca di accendere aspre polemiche sulle colonne dei giornali moderati.
immagine di Palazzo Ranuzzi Baciocchi già Ruini, poi Palazzo di Giustizia
Palazzo Ranuzzi Baciocchi già Ruini, poi Palazzo di Giustizia
@ Ranuzzi già Ruini
Appartenuto ai Ruini fino al 1634 passò poi ai Ranuzzi nel 1679 e nel 1822 ai Baciocchi. La facciata fu eseguita, intorno al 1582, su probabile disegno di A. Palladio. Notevole è lo scenografico scalone costruito da G. A. Torri su progetto di G. B. Piacentini (1695) e ornato da statue di F. Balugani (1770 c.). Al piano nobile, sala di F. Galli Bibiena con statue di G. Mazza (1720); dipinti di M. A. Franceschini e E. Haffner (1680-81), fratelli Rolli, V. M. Bigari e S. Orlandi (1725), F. Giani, A. Basoli.
immagine di Casa dell'ex orfanotrofio di san Leonardo
Casa dell'ex orfanotrofio di san Leonardo
@ ex Orfanotrofio di San Leonardo
Piccolo fabbricato del XIV secolo, presenta portico a colonne con puntoni in legno e un forte pilastro in laterizio nell'angolo. Fu restaurato nel 1903.
immagine di Ex convento di San Giovanni in Monte
Ex convento di San Giovanni in Monte
@ San Giovanni in Monte
Costruito nel XIII secolo, contiene elaborate decorazioni in arenaria che arricchiscono i due chiostri, gli scaloni e le porte, su progetto di Antonio Morandi detto il Terribilia (1543-49). Nell'ex refettorio si trova un grande affresco con la Parabola del banchetto alle nozze reali di Bartolomeo Cesi. Il complesso, già adibito a carcere dall'epoca napoleonica al 1984, è stato recuperato ad uso dell'Università.
immagine di Palazzo Tubertini
Palazzo Tubertini
@ Tubertini
L'antico palazzo dei Ludovisi fu del tutto ricostruito dalla famiglia Tubertini nel 1770, su progetto di Giandomenico Dotti, con l'assistenza di Raimondo Compagnini.
immagine di Caffè della Fenice - Bottega del fumista
Caffè della Fenice - Bottega del fumista
@ via Santo Stefano, 15. Bologna
Via Santo Stefano n. 15: un androne sotto il portico del palazzo antico, un cortile acciottolato dove entrano traballando carretti colmi di vecchie stufe, tubi, ottone tra cui sgusciano, corrono, saltellano i topi. In fondo, in un vasto e lungo corridoio, vi è la esposizione delle stufe; stufe di tutti i tipi ed epoche: l'americana, la parigina, l'economica ... (A. Montanari Baldini, La bottega del fumista, in: F.I.L.D.I.S., Cenacoli a Bologna, Bologna, Parma, 1988, p. 151)
immagine di Villa Albergati
Villa Albergati
@ Via Masini, 46, Zola Predosa BO
Ma intorno alle tavole non v'erano sedie. Che modo era questo di ricevere? Ed ecco entrare servi trascinando sacchi gonfi che furon posti davanti a ciascun coperto. Erano pieni di monete e dovevano servire come sedili. Così rispondeva il vecchissimo senatore alle male lingue che lo davano per rovinato. (U. Beseghi)
immagine di Casa - Via Borgonuovo
Casa - Via Borgonuovo
@ via Borgonuovo, 4
Bologna, via Borgonuovo: prima abitazione di Pier Paolo ... Dava su un vicolo "umido e tetro", e Andrea Paolella ne ha reso la cupa atmosfera, tra due fazioni opposte di alte case con allineamenti di finestre smisurate e misteriose e una pallida geometrica redenzione sullo sfondo. (L. Serra)
immagine di Vincenzo Cardarelli
Vincenzo Cardarelli
Che ne so io degli Etruschi? Quel tanto solo che m'è dato immaginare, essendo nato, si può dire, in mezzo alle loro tombe ... La civiltà etrusca, evocata di frequente come simbolo morale nelle prose e nelle poesie, ha guidato Vincenzo Cardarelli tra le vicissitudini e le difficoltà della vita. Dopo aver vissuto l'infanzia a Tarquinia, facendo studi irregolari, a diciassette anni fugge a Roma, dove per vivere fa i mestieri più vari. E' dapprima correttore di bozze e poi redattore all' “Avanti!”, dove avvia la sua carriera di giornalista. Comincia a collaborare a vari periodici, dal “Marzocco” al “Resto del Carlino”. Riformato per una malformazione congenita, evita la guerra. Frequenta invece a Firenze l'ambiente letterario della “Voce”, facendo amicizia con Soffici e De Robertis. Nel 1919 interrompe la collaborazione avviata a Roma con il quotidiano "Il Tempo" e si impegna come redattore e direttore della "Ronda", rivista da cui scaturirà un nuovo movimento letterario. Per essa, nel primo numero, detta tre punti programmatici: simpatia per il passato e culto dei classici; leggere e scrivere elegante non come forma, ma come trasparenza dei moti dell'animo; attenzione alle letterature straniere, ma senza "spatriarsi". Nel 1925 inizia a scrivere per il quotidiano "Il Tevere" di Telesio Interlandi, occupandosi di teatro e letteratura. L'anno seguente avvia con Giuseppe Raimondi una collaborazione a "L'Italiano" di Leo Longanesi. Negli anni seguenti è inviato in Russia e scrive sul "Bargello" di Firenze. Pubblica numerose poesie, resoconti di viaggio, prose autobiografiche. A Roma frequenta il caffè Aragno, con amici scrittori quali Cecchi, Soffici, Ungaretti. Nel 1948 vince il Premio Strega con Villa Tarantola e nel 1954 il Premio Napoli con Viaggio di un poeta in Russia. Dal 1949 dirige, assieme a Diego Fabbri, il periodico "La Fiera Letteraria". Amante di Baudelaire e Leopardi, Cardarelli è stato un abile conversatore e un letterato "polemico e severo". Dopo una vita vagabonda e solitaria, è morto povero a Roma nel 1959. (Liberamente tratto da: Wikipedia - Vincenzo Cardarelli) Si fermava spesso a Bologna Nel dopoguerra il gruppo fondatore della "Ronda" effettuava a volte "il suo annuale congresso di partito all'ombra delle due torri". Raimondi, che della rivista era il segretario, ha ricordato che l'arrivo in città di Cardarelli "metteva curiosità e aspettativa". Una volta per stagione, o anche più di rado, il poeta di Tarquinia "sembrava desiderare di ritrovarsi ad un tavolo di trattoria o di caffè" con l'amico Giuseppe Bacchelli, uno dei “sette savi”. Uscendo dalla bella sala liberty del caffè di San Pietro, gli amici Raimondi, Morandi e Bacchelli passeggiavano con Cardarelli lungo via Indipendenza. Ad essi forse si univa anche il giovanissimo e vulcanico Longanesi, ideatore dell' “Italiano”, un periodico decisamente innovativo, al quale tutti collaboreranno. Nel 1929 Morandi e Longanesi furono pienamente coinvolti nella pubblicazione della raccolta di prose d'arte Il Sole a picco, che contribuì alla definitiva affermazione del poeta di Corneto Tarquinia, vincendo quell'anno il premio Bagutta. Il volume uscì in mille copie per le Edizioni dell'Italiano, stampato in caratteri bodoniani su inedite pagine di granturco e con 22 disegni del pittore bolognese. Per la prima ed unica volta nella sua carriera Morandi produsse un set completo di illustrazioni per un testo letterario, segno di affinità e consonanza profonda con la poetica dello scrittore laziale. E' il tempo del rientro nell'ordine di Cardarelli, dell'accostamento a Leopardi, sedentario e malinconico, eletto a modello morale e di stile. Alla sua “deserta poesia dei luoghi fuori mano” fanno eco i paesaggi senza tempo della periferia bolognese e dell'Appennino - o le più rare nature morte - di Morandi. L'amicizia e la solidarietà dei “bolognesi” nei confronti di Cardarelli durerà nel tempo. Nel 1947 Morandi metterà all'asta alcuni suoi dipinti per aiutarlo economicamente. Nel 1962 Raimondi curerà per Mondadori l'edizione delle Opere complete del poeta.
immagine di Mario Rivelli
Mario Rivelli
Mario Rivelli alias Otto Gabos nasce a Cagliari il 31 maggio 1962. Nei primi anni Ottanta fa parte del gruppo cagliaritano Bande Dessinée. Ha collaborato con le riviste “Frigidaire”, “Fuego”, “Cyborg”, “Nova Express”, “Mondo Naif”. L’esordio nel fumetto avviene nel 1985 su Tempi Supplementari di Primo Carnera editore, Roma. Ha pubblicato Tobacco per la Granata Press su testi di Pino Cacucci, e I Camminatori ambientato nella città di Bologna (pubblicato in un primo momento a puntate nella storica rivista Mondo Naif) nel 1998 per la Kappa Edizioni, riproposto di recente sempre con la Kappa in prossima pubblicazione. Ha vinto il Premio Caran d’Ache come miglior illustratore italiano. Ha sceneggiato per la Phoenix Enterprise i testi di Cold Graze e la miniserie fantascientifica San Pietro. Nel 1997 ha scritto e illustrato il romanzo Sotto le bombe di maggio per la Condaghes. Ha contribuito come autore al volume Frontiera, romanzo incompiuto in otto capitoli, pubblicato dalle edizioni Black Velvet  di Omar Martini nei primi mesi del 2000. Ha continuato a realizzare diverse opere di graphic novel dedicate sia a personaggi realmente esisititi e romanzi storici, oltre che a romanzi di finzione. Tra queste pubblicazioni ricordiamo il fumetto Esperanto edito da Casterman, premio Micheluzzi 2010 per la categoria miglior sceneggiatura. Per Rizzoli Lizard, Banana Football Club, graphic novel tratto dal romanzo omonimo di Roberto Perrone e La giustizia siamo noi scritto da Pino Cacucci. Inoltre sempre per Rizzoli Lizard nel 2015, il poliziesco L’illusione della terraferma, ambientato in Sardegna con le vicende del Commissario Ettore Marmo. Ha realizzato a quattro mani con lo scrittore Loriano Macchiavelli un romanzo illustrato con il celebre poliziotto Sarti Antonio uscito di recente per Leonardo Publishing, Sarti Antonio, come cavare un ragno dal buco. Per la Giunti Junior ha scritto e illustrato Arrivano gli Gnummo Boys il suo primo romanzo firmato a doppio nome (Mario Rivelli e Otto Gabos). Nel 2017 per Tunuè edizioni pubblica il graphic novel Quaderno di Disciplina su testi di Luigi Bernardi. Altre pubblicazioni per la Centauria edizioni dedicate a grandi artisti ricordiamo Egon Schiele: Il corpo struggente del 2018 e nel 2019 Gustav Klimt. La bellezza assoluta. Nel 2020 pubblica Anime inquiete edito da Coconino Press per la collana “Fumetti nei musei”. Nel 2022 la Coconino Press pubblica dopo quasi 20 anni la conclusione della Saga del Viaggiatore distante con il 2 volume : Empire State. Alla sua attività di autore di Graphic novels  per adulti Otto Gabos ha sempre dedicato uguale spazio a collaborazioni di taglio didattico, sulle storie di formazione, sull‘importanza e sulla conoscenza della narrativa disegnata con ambientazioni dedicate oltre alla città anche al territorio dell’appennino bolognese. Tra le sue  pubblicazioni dedicate ad un pubblico preadolescenziale ricordiamo Ridi, Romeo! e Forza Romeo edito da Einaudi Ragazzi. Oltre ad essere fumettista, illustratore e insegnante è anche Direttore artistico di ARENA!, festival annuale di fumetto e illustrazione a Bologna. Tra le sue collaborazioni, ricordiamo la nuova casa editrice bolognese on line 9970 nata nel 2023 che insieme ad altri 5 autorevoli autori ed appassionati  della narrativa disegnata, esplorano nuove possibilità del fumetto e dell’illustrazione. Sempre nel 2023 pubblica Francisco Goya : la tentazione dell’abisso per la 24 Ore Cultura. Nel 2024 per la Topipittori pubblica insieme a Giusi Quarenghi Veloce e lontano : storia di lettere, messaggi e messaggeri, età di lettura consigliata, 6 anni. Dal 2005 insegna all’Accademia di Belle Arti di Bologna Arte del Fumetto. Tiene Consulenze e docenze per vari stage, laboratori, seminari, animazioni corsi di fumetto a partire dal 1989. Vive a Bologna dal 1985. Internet: Sito Ufficiale Otto Gaboshttp://www.ottogabos.com/chi_sono.html
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Fabrizio Ostani
Nato a Voghera nel 1953, il suo vero nome è Fabrizio Ostani, amico e coautore dei testi di alcuni dei capolavori di Lorenzo Mattotti con cui continua a collaborare, nella irripetibile stagione del gruppo Valvoline di cui Jerry Kramsky è stato uno dei fondatori nel lontano gennaio 1983 a Bologna, insieme ad altri autori che avrebbero fatto la storia del fumetto italiano e non solo. Ha continuato a scrivere e a pubblicare prevalentemente per i bambini, vive solo, insieme alla sua chitarra elettrica che usa con frequenza in un gruppo rock di amici.
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Giovanni Mattioli
Nasce il 20 gennaio del 1964 a Sacile (Pordenone). Frequenta a Bologna la Facoltà di Lettere e Filosofia. Inizia a scrivere fumetti nel 1989 insieme a Davide Toffolo, con il quale poi nel 1993 realizza Animali. Nel 1995 crea, per la Granata Press, e sempre insieme a Toffolo, la rivista “Dinamite”, sulle cui pagine appare Piera degli spiriti. Nel 1996 scrive per Vanna Vinci Guarda che luna e L’età selvaggia, apparse sulla rivista “Mondo Naif” e raccolte in volume nel 1998 e nel 2001. Sempre con Vanna Vinci realizza per la casa editrice giapponese Kodansha Una casa a Venezia, pubblicata nel 1999 in Italia dalla Kappa Edizioni. Ha scritto alcune sceneggiature per Nathan Never e Legs Weaver della Bonelli Editore. Ha lavorato per la Kappa edizioni e - come consulente editoriale - per la De Agostini Editore. Attualmente è editor per Sergio Bonelli editore. Nel 2015 ha sceneggiato la versione deluxe con i colori di Alessandro Baronciani, del volume Piera degli Spiriti, disegnato da Davide Toffolo.
immagine di Oratorio dello Spirito Santo
Oratorio dello Spirito Santo
@ via Val Aposa, Bologna
La chiesetta dello Spirito Santo presenta una facciata completamente decorata di terracotte del Quattrocento, attribuite a Vincenzo Onofri o allo Sperandio di Mantova. Eretta nel 1481 dai padri Celestini per custodire degnamente un'immagine mariana, divenne nel 1497 sede della Compagnia dello Spirito Santo, fondata dal giureconsulto Lodovico Bolognini. Soppressa la Compagnia alla fine del '700, la chiesa fu profanata e manomessa. In particolare è andata perduta la pala dell'altare maggiore, opera del 1567 di Giovanni Battista Ramenghi. > Luigi Bortolotti, Bologna dentro le mura. Nella storia e nell'arte, Bologna, La grafica emiliana, 1977, p. 51