La rivolta dei contrabbandieri a Scaricalasino
La situazione nell'Appennino bolognese diviene insostenibile a causa delle pesanti tasse imposte dal Regno d'Italia. Iniziano rivolte che culminano nell'estate del 1809.
Il 12 luglio finanzieri della dogana con il Granducato di Toscana vengono scacciati da un gruppo di insorgenti toscani.
Il 13 luglio 1809 circa 200 uomini armati entrano a Scaricalasino (poi Monghidoro), occupano l'ex abbazia di San Michele in Alpes - soppressa nel 1797 e divenuta sede municipale - e avviano la vendita al popolo di sale e tabacchi a prezzi bassissimi. I soldati francesi accorsi vengono respinti fin quasi al confine granducale.
Il 14 luglio circa 700 rivoltosi si accampano nel paese e lungo la strada per la Toscana. Due giorni dopo un centinaio di armati sequestrano il sindaco di Roncastaldo, bruciano le carte del municipio e prelevano denaro.
Altri colpi di mano sono portati a termine a Loiano - uno dei paesi del bolognese in cui vengono bruciati gli archivi comunali - a Monzuno e nella Val di Zena.
La ribellione verrà soffocata solo in luglio da un contingente della Guardia Nazionale inviata da Bologna.
Oltre al presidio della Strada Toscana, i militari effettueranno indagini, perquisizioni e sequestri di armi. In agosto alcuni capi della rivolta verranno catturati e incarcerati a Bologna.

- 1809 - Fonte: Comune di Monghidoro (BO)
- Carlo Malagola, L'Archivio di Stato di Bologna dalla sua istituzione a tutto il 1882, in: “Atti e memorie della R. Deputazione di Storia patria per le provincie di Romagna”, 3. serie, 1 (1883), p. 153
- Mons Gothorum. Monghidoro, la sua gente, il suo territorio dal Medioevo ad oggi, Monghidoro, Comitato "San Michele ad Alpes"; Castel Maggiore, M. Cantelli, 1988
- Massimo Viglione, Rivolte dimenticate. Le insorgenze degli italiani dalle origini al 1815, Roma, Città nuova, 1999, p. 189