Giardini
Giardino della Lunetta Gamberini
Il nome del giardino ricorda la linea difensiva voluta dal generale Fanti tra il 1860 e il 1867, che contava 9 forti e 17 lunette munite di cannoni intorno a Bologna e sparse fortificazioni sulle colline. La lunetta prese il nome da una Cà Gamberini che sorgeva nei pressi della via Emilia. L’ingombrante trincea fu un’apparizione effimera, perché il piano regolatore del 1889 ne decretò il rapido smantellamento. Furono conservati solo piccoli presidi, come la Lunetta Gamberini, adibita alla fabbricazione di fulminato di mercurio. Il complesso dell’area verde, che si estende per 14,5 ettari, è frutto di una serie di acquisizioni degli anni ’70. Circondata da una folta siepe con alberi di Giuda, forsizie, scotani, sanguinelli, sinforine e altri arbusti ornamentali, ospita al suo interno impianti sportivi, scuole, un centro sociale e un centro giovanile. Gli ampi prati sono spesso ombreggiati da filari di pioppi bianchi e tigli. Dall’ingresso di via Sigonio, oltre un prato alberato, si alza un rilievo, con le pendici rivestite di robinie, biancospini e olmi, che era probabilmente il nucleo centrale della vecchia postazione.
Approfondimenti
- A misura d'uomo. Ambiente, giovani, teatro, scuola in dodici progetti di servizi pubblici nel Comune di Bologna, a cura di Carlo Salomoni con la collaborazione di Ferdinando Tassoni ... et al., Venezia, Marsilio, 1985, pp. 70-76
- Fabrizio Ivan Apollonio, Massimo Ascoli, Bologna antesignana del moderno campo trincerato, in: "Il carrobbio. Rivista di studi bolognesi", 16 (1990), pp. 17-30
- Fabrizio Ivan Apollonio, I confini ritrovati. Bologna ed il campo trincerato, 1859-1860, in "Strenna storica bolognese", 1990, pp. 29-46
- Fabrizio Ivan Apollonio, La corona estrema: Manfredo Fanti e il vallo fortificato, in Norma e arbitrio: architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950, a cura di Giuliano Gresleri, Pier Giorgio Massaretti, Venezia, Marsilio, 2001, pp. 123-132
- Parchi e giardini di Bologna. Una guida sul verde della città, a cura del Centro Villa Ghigi, Bologna, Compositori, 1996, pp. 146-147