Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1982Il Parco dei CedriViene completato il Parco dei Cedri, un ampia area di verde pubblico sulla riva sinistra del torrente Savena, al confine tra i comuni di Bologna e San Lazzaro di Savena. I lavori di conversione e sistemazione a parco di alcuni terreni agricoli appartenenti ad antiche proprietà sono iniziati all’inizio degli anni Settanta. Circa 11 ettari di terreno sono occupati da ampi prati solcati da sentieri e intervallati da siepi e macchie di alberi esotici e sempreverdi, tra i quali i cedri, da cui la denominazione del parco. Lungo il corso del Savena è presente una sottile fascia boscata di pioppi e salici. Il torrente è attraversato da un ponte in legno che verrà completamente ricostruito nel 2023. Nella parte settentrionale del parco, vicino alla via Emilia, è presente un’oasi a libera evoluzione realizzata dal WWF, con notevoli esemplari di piante tipiche della pianura. Dal 1980 sul confine meridionale del Parco dei Cedri si erge una monumentale scultura in cemento a forma di libro di Nicola Zamboni (1943-2023). Su due pagine aperte è incisa la poesia Si muero sobreviveme (Se muoio sopravvivimi) di Pablo Neruda (1904-1973): Si muero sobreviveme con tanta fuerza pura que despiertes la furia del palido y del frio, de sur a sur levanta tus ojos indelebles, de sol a sol que suene tu boca de guitarra. No quiero que vacilen tu risa ni tus pasos, no quiero que se muera mi herencia de alegria, no llames a mi pecho, estoy ausente. Vive en mi ausencia como en una casa. Es una casa tan grande la ausencia que pasarás en ella a través de los muros y colgarás los cuadros en el aire. Es una casa tan transparente la ausencia que yo sin vida te veré vivir y si sufres, mi amor, me moriré otra vez. Se muoio sopravvivimi con tanta forza purache tu risvegli la furia del pallido e del freddo,da sud a sud alza i tuoi occhi indelebili, da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra. Non voglio che vacillino il tuo riso nè i tuoi passinon voglio che muoia la mia eredità di gioia,non bussare al mio petto, sono assente.Vivi nella mia assenza come in una casa. E' una casa sì grande l'assenzache entrerai in essa attraverso i murie appenderai i quadri nell'aria. E' una casa sì trasparente l'assenzache senza vita io ti vedrò viveree se soffri, amor mio, morirò nuovamente.dettagli
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1984Le sculture di Nicola Zamboni nel parco Pasolini al PilastroTra il 1974 e il 1984 lo scultore Nicola Zamboni realizza un complesso, intitolato Percorso umano, di oltre 200 sculture a grandezza naturale. Esse vanno ad animare il parco “P.P. Pasolini”, allestito nei pressi del grande complesso edilizio del “Virgolone” nel rione Pilastro dagli architetti Paolo Bettini e Marco Ferrari. La maggior parte delle statue formano una suggestiva sfilata che attraversa quasi interamente l'area verde. Nelle intenzioni dell’artista è “un percorso umano che si risveglia nel teatro della vita per poi svanire nelle cose”.dettagli
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1984La piazza più lunga di BolognaSu progetto degli architetti comunali Roberto Scannavini e Andrea Mari, in un'area periferica compresa tra via Mattei e via Martelli viene realizzato un grande complesso residenziale pubblico imperniato su una piazza porticata e alberata. Con i suoi 400 metri circa di lunghezza la piazza risulta la più lunga di Bologna. In seguito verrà denominata Piazza dei Colori. L'area è altresì interessata da un progetto artistico. La scuola di scultura dell'Accadmeia di Belle Arti di Bologna realizza, con il coordinamento di Nicola Zamboni (1943-2023), alcune zone pedonali che richiamano tradizionali giochi di cortile: i quattro cantoni, nascondino, la luna ... Vengono innalzate colonne con i simboli dei tarocchi e stesi ampi lenzuoli in cemento dietro i quali i bambini possono nascondersi. All'interno della piazza svettano due cuspidi, progettate da Giancarlo Battilani, che alludono alla scoperta della civiltà villanoviana avvenuta nel 1853 nei pressi di Castenaso per merito di Giovanni Gozzadini.dettagli
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1988L’orologio solare del PEEP CavedoneIn una corte del PEEP Cavedone, Giovanni Paltrinieri costruisce per il Comune l’orologio solare più grande d’Italia. Su un quadrante a semicerchio di 36 metri di diametro uno gnomone proietta le ore dalle 6 alle 18, mentre una meridiana in marmo riporta altri dati: longitudine e latitudine, segni zodiacali, ora dell’alba e del tramonto. Di lato al grande orologio, un secondo gnomone permette di definire le date degli equinozi e l’esatta direttrice est-ovest. Oltre a costruire altri orologi solari (ad esempio a Pennabilli con Tonino Guerra e a Bagnacavallo con l’artista Remo Brindisi), Paltrinieri sarà anche autore di un censimento completo delle meridiane e degli orologi solari della diocesi di Bologna, descrivendo ben 479 strumenti. La meridiana del Cavedone fa parte di un programma simbolico, che illustra nei giardini del PEEP gli elementi archetipi di aria, terra e acqua, attraverso una serie di installazioni. Tra queste anche un Hortus Conclusus, un piccolo giardino di concezione medievale, rinchiuso da un alto muro e contenente statue allegoriche dello scultore Nicola Zamboni (1943-2023).dettagli
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1995Nicola Zamboni e Sara Bolzani scultori socialiTra il 1990 e il 1995 lo scultore Nicola Zamboni (1943-2023) esegue una grande opera formata da 120 personaggi in terracotta a grandezza naturale, da collocare davanti all'ingresso del Centro commerciale Conad di via Larga. Dopo anni di abbandono, nel 2002 il gruppo plastico sarà spostato presso il giardino dell'Opera pia Galuppi di Pieve di Cento. Nel corso dell'infausto trasloco una cinquantina di figure verranno danneggiate. Negli anni successivi Zamboni eseguirà numerose opere pubbliche a Bologna e in vari comuni della provincia, utilizzando quasi sempre il rame come materiale. Tra esse: le Mondine a Bentivoglio (2003) e a San Pietro in Casale (2007), il Monumento agli Artigiani nel quartiere industriale delle Roveri a Bologna (2004), i Cavalieri in battaglia e San Giorgio e il Drago a San Giorgio di Piano (2006), la grande scultura dedicata a Guglielmo Marconi nella rotonda di Sasso Marconi (2008). Per molte opere Zamboni si gioverà della collaborazione di Sara Bolzani (1976- ), artista conosciuta nel 1997 all'Accademia di Belle Arti di Bologna.dettagli
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1997A Villa Spada i "Dodici mesi" di Nicola ZamboniNel giardino all’italiana di Villa Spada, realizzato nell’800 su terrazze dall’ing. Giovan Battista Martinetti (1764-1830), le statue perdute vengono sostituite dal gruppo dei Dodici mesi di Nicola Zamboni (1943-2023). Imponenti figure in terracotta, rappresentanti i mesi dell’anno, campeggiano non lontano dal Monumento alle 128 donne partigiane cadute durante la Resistenza, contrassegnando al femminile l’intero ambiente naturale della villa. “Ogni donna è avvolta da manti e veli che nascondono o evidenziano il corpo, i volti hanno tutti una grande carica emotiva” (Naldi). Pur non essendo antiche, le statue, con la loro materia grezza e la patina di muschio che le ricopre, sembrano appartenere al giardino da sempre.dettagli
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15 maggio 2005Inaugurazione del Parco Oliviero Mario OlivoÈ inaugurato il parco intitolato all’insigne anatomista e istologo Oliviero Mario Olivo (1896-1981). Sito in via Murri, presso Chiesa Nuova, è un progetto dell’architetto Pietro Maria Alemagna. E’ caratterizzato da grandi filari di gelsi e dalla canaletta del Savena, che lo attraversa nella parte bassa. La grande foglia di gelso e i fili che si torcono su una ruota infissa nella parete, il disegno della rete di canali, che attraversano il centro storico di Bologna, alludono alla grande tradizione della produzione di seta in epoca moderna. La scultura in rame è opera di Nicola Zamboni (1943-2023).dettagli
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17 maggio 2009L’Albero della Comunicazione a Sasso MarconiNella ricorrenza del centenario del Premio Nobel a Guglielmo Marconi, il Comune di Sasso Marconi promuove la realizzazione e la messa in opera, nella grande rotonda all’ingresso del paese, di una complessa scultura di Nicola Zamboni e Sara Bolzani, intitolata l’Albero della Comunicazione. Da uno dei rami dell’albero, su cui è seduto l’inventore della telegrafia senza fili, scaturisce il motto: “le mie invenzioni per salvare l’umanità, non per distruggerla”. Intorno sono illustrati alcuni eventi in cui la radio fu determinante, come il salvataggio dei passeggeri del transatlantico Republic, il volo aereo, il recupero di parte dell’equipaggio del dirigibile Italia, disperso sulla banchisa polare.dettagli
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23 giugno 2011"Umanità": sculture di Nicola Zamboni e Sara Bolzani a Palazzo d'AccursioNel cortile d'onore di Palazzo d'Accursio è esposto un grande gruppo scultoreo, che raffigura cavalieri medievali in battaglia e profughi in cammino. Secondo gli autori, Nicola Zamboni (1943-2023) e Sara Bolzani, si tratta di una allegoria del mondo moderno: sono rappresentati gli orrori della guerra e la tragedia delle migrazioni, che coinvolgono tante popolazioni dei paesi poveri.dettagli
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16 giugno 2017Opere di Nicola Zamboni a Palazzo PepoliDal 15 giugno al 17 luglio si tiene a Palazzo Pepoli la mostra Nicola Zamboni. Le materie dei sogni, curata da Graziano Campanini e Pietro Di Natale.Sono esposte dodici importanti sculture di uno dei più noti artisti bolognesi contemporanei, realizzate in epoche e con materiali diversi. Esse appaiono ispirate da maestri della letteratura e dell'arte, come Calvino, Erasmo, Durer.Allievo di Quinto Ghermandi, Zamboni lavora in una grande casa-officina nella Bassa bolognese, aperta all'interesse e alla curiosità di allievi e visitatori.Le sue opere sono presenti in varie città del mondo, ma soprattutto decorano – veri e propri esempi di arte pubblica – i paesi della provincia bolognese.dettagli
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24 giugno 2021"Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori". Sara Bolzani e Nicola Zamboni a FerraraLa corte del castello estense di Ferrara ospita un vasto gruppo scultoreo, intitolato Umanità, degli artisti di area bolognese Sara Bolzani e Nicola Zamboni. E' un complesso di figure in rame e terracotta ispirato alle scene della Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, portata su un piano tridimensionale e attualizzata con personaggi dei nostri tempi. Accanto a cavalieri e dame, duelli e rapimenti, stanno uomini e donne che fuggono le guerre, profughi, protagonisti di migrazioni passate e presenti. Una parte delle sculture sono state esposte a Bologna nel 2011 nel cortile d'onore di Palazzo d'Accursio. L'allestimento ferrarese evoca con nuovi lavori le vicende dell'Orlando furioso di Ludovico Ariosto, scritto e stampato nella capitale estense. Tra i richiami ai capolavori dell'arte - Paolo Uccello, Dürer, Giambologna - spicca l'interpretazione del San Giorgio e il drago di Cosmè Tura, custodito nella vicina cattedrale. Prevista in un primo tempo fino a settembre 2021, la mostra sarà prorogata fino a giugno 2022.dettagli
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21 agosto 2021La scomparsa di Graziano CampaniniMuore a 68 anni, dopo lunga malattia, Graziano Campanini (1953-2021), già responsabile dell'ufficio Beni artistici dell’Ausl di Bologna e punto di riferimento della vita artistica e culturale cittadina. E' stato direttore del complesso monumentale di Santa Maria della Vita e del Museo della Sanità e dell'Assistenza. Per anni ha organizzato mostre, conferenze, eventi, che hanno valorizzato e fatto conoscere luoghi quali la chiesa del Compianto di Niccolò dell‘Arca e l'Oratorio superiore, che ospita il Transito della Vergine di Alfonso Lombardi. Scrittore di racconti e saggista, ha collaborato e curato mostre e cataloghi di artisti quali Wolfango, Pirro Cuniberti, Bruno Raspanti, Nicola Zamboni, Mauro Mazzali e molti altri. Sempre legato a Pieve di Cento, di cui era originario, ha collaborato a organizzare il sistema museale della cittadina, nato dal restauro e dalla riqualificazione delle ex scuole De Amicis, danneggiate dal terremoto del 2012. Esso comprende il Centro di documentazione della Canapa, le Collezioni comunali d'arte, il Museo della Rocca, la sezione museale della Liuteria, la Pinacoteca Civica. Quest'ultima gli sarà intitolata nel 2022. All‘ingresso verrà collocata una statua di Nicola Zamboni (1943-2023), che lo raffigura fedelmente. Nella didascalia che l’accompagna sono tracciate queste parole: "Cosa ci faccio, vestito da Cavaliere con l'armatura?Ho fatto mille guerre per difendere le arti e gli artisti, le lettere e le scienze, il bello delle città, le biblioteche scrigni del sapere.Torno adesso da una battaglia, forse per me l'ultima, e porto in salvo altro sapere.Qualcuno lo raccolga e custodisca, altri lo facciano crescere e lo trasmettano"dettagli
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17 gennaio 2023Muore lo scultore Nicola ZamboniDopo un lungo ricovero nel reparto di terapia intensiva dell'Ospedale Maggiore muore a 79 anni lo scultore Nicola Zamboni (1943-2023). Lascia moltissime opere pubbliche a Bologna e provincia, dalle mondine di Bentivoglio alle statue bianche del Parco Pasolini al Pilastro. Ha composto soprattutto opere corali, con figure umane e animali in forme realistiche e a grandezza naturale, modellate con l'uso di varie tecniche e in diversi materiali, dalla ceramica al legno, dal cemento al rame. Le sue sculture sono apprezzate anche molto lontano da Bologna, come il busto di Guglielmo Marconi conservato a Rio de Janeiro nel santuario del Cristo Redentore sul Monte Corcovado. Nel 1968, lasciata l'Accademia a Bologna, in contrasto con l'ambiente e i docenti, si recò in Inghilterra per conoscere Henry Moore (1898-1986), di cui fu ospite per circa un mese. Nel 1975, però, tornò in via Belle Arti come assistente di Quinto Ghermandi (1916-1994). Dal 1997 al 2004 tenne la cattedra di scultura all'Accademia di Brera, dove conobbe l'artista e compagna di vita Sara Bolzani. Insieme aprirono, in una cascina di Sala Bolognese, una dimora-atelier con un piccolo parco ravvivato dalle loro sculture. Qualcuno l'ha definita "una scuola-officina che ricalca la bottega rinascimentale". Il sindaco di Ferrara rimanda alla recente, complessa installazione nel cortile del Castello Estense, in cui Zamboni “ha saputo, in maniera mirabile, dare forma alla materia, ricreando suggestioni, scene, ambientazioni, ispirazioni ‘ariostesche”. Quello di Bologna ricorda che l'opera di Zamboni è stata sovente “poesia che si fa scultura”, capace di “commuovere e muovere un moto di giustizia e amore”. Si dice certo che "molti ricorderanno ora di avere visto una sua opera".dettagli