Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi

Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.

8 ottobre 1943

I partigiani romagnoli a Pieve di Rivoschio

Nell'ottobre del 1943 alcuni ex combattenti delle brigate internazionali in Spagna insediano nella sede del dopolavoro di Pieve di Rivoschio, frazione di Sarsina sull'Appennino a 600 metri s.l.m., la prima base partigiana nel territorio di Cesena.

Per organizzarla si avvalgono di alcuni giovani del luogo. A fine mese la base conta quaranta partigiani divisi in quattro squadre, che iniziano a operare contro i nazifascisti.

Si tratta di ragazzi di Ravenna e Cesena e soldati slavi fuggiti dal campo di prigionia di Renicci, nei pressi di Sansepolcro (AR), coordinati da Salvatore Auria (Giulio), un ex confinato politico di origine siciliana.

La prima azione, il 1° novembre, è il disarmo di due guardie forestali effettuato dalla squadra di Albo Sansovini (Dik), mentre il 4 novembre a Sarsina è attaccata senza successo la caserma dei carabinieri.

L'attività partigiana, divenuta presto intensa, porta il 16 novembre a un rastrellamento tedesco: 23 persone vengono arrestate e rinchiuse nel carcere di Forlì.

Saranno tutte rilasciate nelle settimane successive, tranne il parroco don Pietro Paternò, considerato un collaboratore dei partigiani, che il 6 dicembre sarà trasferito a Bologna nel carcere di San Giovanni in Monte e di qui sarà avviato al lager tedesco di Dachau. Rientrerà in Italia nel giugno del 1945 ormai minato nel fisico e morirà pochi mesi dopo.

A fine novembre i partigiani lasceranno Pieve di Rivoschio, trovando rifugio dapprima nel podere Collinaccia a Galeata, poi sopra Santa Sofia, tra Stabatenza e Ridracoli, infine nella zona di Pian del Grado. La formazione sarà posta sotto il comando di Riccardo Fedel (Libero) e divisa in due compagnie.

L'8a Brigata Garibaldi tornerà a Campofiore di Pieve di Rivoschio nel giugno 1944. I partigiani colpiranno ripetutamente il nemico e insidieranno strade di vitale importanza per la Wehrmacht. In un rapporto del comando sarà scritto che le loro azioni

"gli rendono le spalle mal sicure, i traffici difficili e lo obbligano a presidiare ponti, strade e località distogliendo migliaia di soldati che altrimenti potrebbe impiegare al fronte".

L'area sarà inevitabilmente soggetta a sanguinose rappresaglie e a frequenti rastrellamenti, soprattutto quello del 20 agosto, che terminerà con la strage della fornace di Meldola.

All'inizio di ottobre nei dintorni di Pieve si svolgerà una dura battaglia tra i partigiani e i Tedeschi in ritirata dalla Linea Verde I.

Approfondimenti
  • Le brigate Garibaldi nella Resistenza. Documenti, Milano, Feltrinelli, 1979, vol. 1., Agosto 1943 - maggio 1944, a cura di Giampiero Carocci e Gaetano Grassi, p. 410
  • Deputazione Emilia-Romagna per la storia della Resistenza e della guerra di liberazione, L'Emilia-Romagna nella guerra di liberazione, a cura di Lino Marini e Ignazio Masulli, Bari, De Donato, 1975-1976, vol. 1., p. 60
  • Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza, Milano, La Pietra, vol. 5: R-S, 1987, p. 240
  • Antonio Mambelli, Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945, a cura di Dino Mengozzi, Manduria, P. Lacaita, 2003, vol. 2., p. 582
  • Roberta Mira, Simona Salustri, Partigiani, popolazione e guerra sull'Appennino. l'8a brigata Garibaldi Romagna, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2011, pp. 43-44
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