Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1936Il Palazzo del GasViene costruito il Palazzo del Gas, opera di Alberto Legnani e Luciano Petrucci, in sostituzione dell'antica “punta del Morando”. Era questo il nome tradizionale del casamento a punta al culmine di borgo Casse, ricordato in documenti del XIII secolo. Demolito nel 1933, ha lasciato il posto a una piazzetta, intitolata nel 1935 ai Caduti fascisti e all'edificio che fa da caposaldo della nuova via Roma, dotato di una forte identità e ricco di suggestioni moderniste. Si nota in particolare l'ultimo piano arretrato, con un bar collegato direttamente a terra tramite ascensore e un grande terrazzo da cui è possibile godere il panorama della città. Sopra l'alto portico del palazzo corre continuo un fregio plastico a bassorilievo in marmiglio (impasto di marmo e cemento), opera dello scultore Giorgio Giordani (1905-1940). E' dedicata al ciclo del gas, alla sua produzione dal carbone, alla trasformazione nell'Officina e all'uso pubblico e privato. Nell'ambito dell'utilizzo domestico lo scultore mette in evidenza due veri e propri simboli di progresso della condizione sociale del periodo: la cucina economica e la vasca da bagno servita di acqua calda. Per il resto, protagonisti sono gli uomini, i lavoratori ritratti nella fatica e nello sforzo, dotati di fisico possente, ma lontani da ogni retorica. Al centro della fiancata di via Marconi lo stemma antico del Comune anticipa il paesaggio industriale dell'Officina, che fa da sfondo all'opera "come un orizzonte di produttività e di benessere" (Contini). Sulla facciata il fregio è intervallato da due motti di Mussolini: a sinistra "Il nostro è il secolo della gloria e della esaltazione del lavoro", a destra "Senza la luce dello spirito nessuna opera è duratura e profonda".dettagli
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1936Nasce la Magli calzatureI tre fratelli Bruno, Marino e Maria Magli organizzano in un piccolo scantinato la produzione di calzature da donna per conto terzi. Nel 1947 apriranno il primo stabilimento, allargando la gamma dei prodotti fino a comprendere anche calzature da uomo.dettagli
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1936Chiude la sezione merletti e ricami dell'Aemilia ArsViene posta in liquidazione la sezione merletti e ricami dell'Aemilia Ars, divenuta, grazie all'opera della contessa Lina Bianconcini Cavazza, una vera e propria industria femminile. Fin dal 1899 la contessa Cavazza aveva iniziato a insegnare il “punto antico”, il reticello, ad alcune ragazze povere. Nei primi anni del '900 l'attività di confezione di merletti, adatti a decorare capi di biancheria e corredi, coinvolgeva decine di donne, reclutate in città o nel contado, che lavoravano normalmente a domicilio. Alla confezione di un merletto partecipavano quasi sempre più merlettaie. Ciascuna realizzava la parte corrispondente alla propria specialità. I pezzi finiti erano montati in un secondo tempo. Durante la Grande Guerra le abili ricamatrici erano state temporaneamente riconvertite in cucitrici di divise militari. Le donne, rimaste sole per l'invio dei mariti al fronte, potevano così garantirsi un minimo di reddito. Il fondo di disegni e campionari di pizzi e ricami di Aemilia Ars è acquisito dal Comune e depositato presso il museo Davia-Bargellini.dettagli
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1936Soppresso il Conservatorio delle EsposteE' soppresso il Conservatorio delle Esposte in via d'Azeglio. Era stata la prima sezione dei “Bastardini” ad essere trasferita, nel 1797, dall'antico Ospedale (XV sec.) di via San Mamolo all'ex convento di San Procolo, situato di fronte. Le esposte adulte erano ospitate nell'Istituto fino al matrimonio o alla monacazione, a meno che non trovassero prima una sistemazione presso privati. Sposandosi le ragazze lasciavano il Conservatorio con una piccola dote in danaro e un corredo di biancheria.dettagli
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1936Progetto per una caserma di artiglieriaAlla mostra di architettura, che si tiene nel 1936 nel palazzo comunale di Bologna, i giovani Luigi Vignali, Giuseppe Mazzanti e Italo Bianco presentano il progetto - con plastico - di una caserma di artiglieria divisionale. Esso denuncia, nello stile modernista, una chiara ascendenza dagli edifici proposti in questo periodo da Giuseppe Vaccaro, maestro riconosciuto della generazione dei giovani progettisti bolognesi. La maggior parte di essi frequentano la Facoltà di Ingegneria o il biennio di Architettura, di recente istituito, dell'Accademia di Belle Arti e partecipano alle animate discussioni che si tengono di sera al caffè San Pietro, frequentato ritrovo di artisti e intellettuali. Alcuni, come Alfredo Leorati, presentano i loro lavori ai Littoriali, seguendo i consigli e le correzioni di Renzo Bianchi, anche lui studente, ma “più anziano e preparato” di loro (Vignali). Il progetto della caserma è già stato presentato nel 1935 al concorso di architettura dei Littoriali della Cultura e dell'Arte di Roma.dettagli
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1936Pozzi di gas naturale nella Valle del RenoLa Società Lazzi Gas ottiene, con tre concessioni, lo sfruttamento di una vasta area sulle due sponde del Reno, tra Porretta e Riola. Qui sono frequenti affioramenti e fughe di gas naturale, rilevati in occasione di frane nelle zone delle argille scagliose. A partire dalla località Salgastri, presso Porretta Terme, la Lazzi effettuerà numerose perforazioni, alcune delle quali oltre gli 800 m di profondità, ma la produzione rimarrà modesta. Il gas confluirà in una centrale di compressione presso il rio Murlo, un chilometro a nord di Porretta: in parte sarà immesso in bombole per l'autotrazione, in parte distribuito attraverso una rete di metanodotti.dettagli
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1936Un ponte sul Navile vicino al porto anticoAll'altezza del sostegno della Bova viene costruito un ponte che scavalca il canale Navile per far passare la nuova via Bovi Campeggi. Nei pressi sorgeva anticamente il porto fluviale del Maccagnano.dettagli
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1936La sede dell'ONMIL'Ufficio Tecnico della Provincia progetta la sede dell'Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI) a porta San Vitale secondo un canone razionalistico ormai consolidato. Esso è presente a Bologna in altri edifici: ad esempio nel complesso del liceo scientifico “A. Righi” o nella casa dei Mutilati e Invalidi dell'arch. Vaccaro in via del Cestello. Viene proposta una pianta a V, che genera in angolo una facciata rotonda. Una cura particolare è posta nell'uso dei materiali autarchici e negli effetti volumetrici e cromatici. Il palazzo dell'ONMI mostra ai lati dell'ingresso due rilievi dello scultore Bruno Boari (1896-1964) celebranti l'attività assistenzuiale dell'Opera. Le scritte che li accompagnano, una delle quali parla di "onorare i volori supremi della stirpe", saranno rimosse nel 1985. Istituita nel dicembre del 1925, L'ONMI ha iniziato la sua attività a Bologna nel 1935 con sede in via Zamboni 13, aprendo consultori nei principali ospedali cittadini. Cura tra l'altro il ricovero nell'Asilo di Maternità delle gestanti povere. Il palazzo di viale Filopanti sarà inaugurato nel 1942.dettagli
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1936Il Villaggio Volpe a Casalecchio di RenoCostruito nel 1936 su progetto di Luigi Veronesi, il Villaggio Volpe a Casalecchio di Reno è un piccolo quartiere abitativo completamente pianificato e dotato di forte identità visiva. In un'area triangolare sorgono edifici di varia tipologia disposti attorno ad una grande corte interna. Al centro vi è un serbatoio d'acqua a forma di torre con un orologio ben visibile anche da lontano. Alla struttura semplice delle case popolari corrispondono dettagli decorativi molto incisivi, che unificano le superfici esterne: fasce orizzontali di mattoni a vista si alternano a parti solo intonacate.dettagli
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1936Canapa e canapifici nel BologneseTra il 1936 e il 1939 la produzione della canapa in Emilia raggiunge il 56 percento del prodotto nazionale. La cannabis sativa è “la spina dorsale” dell'economia agricola bolognese, la sua coltivazione è un'attività di grande importanza nelle zone di pianura. Fin dal XVI secolo la rotazione frumento-canapa è usuale nei poderi del territorio. Nel XVII la coltivazione è aumentata nei comuni di Budrio, Medicina e Molinella. Nel Bolognese la coltura della canapa ha toccato la massima estensione negli anni Settanta dell'Ottocento, contribuendo, assieme alla risicoltura, all'estensione della manodopera bracciantile. La produzione si è però ridotta sensibilmente con la crisi agraria degli anni Ottanta e la crisi è giunta al culmine nel 1905. La canapa si semina tra la fine di febbraio e la prima quindicina di marzo e il raccolto si effettua all'inizio di agosto, coinvolgendo intere famiglie contadine, spesso tra loro associate. La pianta tagliata è lasciata nel campo ad essiccare, poi battuta per staccarne le foglie e disposta in pile (o prille) - capanne a forma conica - per preservarla dalle piogge. In seguito viene stesa su cavalletti di legno (bancate), per l'operazione di tiratura: gli steli vengono separati dalla massa legnosa e riuniti in piccoli fasci (mannelle). Tagliata la cima, la canapa è quindi portata al macero. Il macero è una vasca rettangolare di circa 25 per 15 metri, presente in quasi tutte le case contadine della pianura. Ha sponde inclinate in muratura e un buco per la raccolta dell'acqua. La macerazione della canapa è molto importante perché segna la separazione delle fibre tessili dagli steli. Le piante vengono affondate sotto il peso di grossi sassi e rimangono nell'acqua per circa otto giorni. In seguito le donne, stando a bagno, lavano le mannelle e le ributtano a riva. Si riformano quindi le prille per l'asciugatura. Si tratta di un “lavoro massacrante, reso ancora più penoso dal caldo, dagli insetti, dal fetore sprigionato dal processo di macerazione della pianta e, in generale, dallo sforzo fisico richiesto” (Bonazzi). Una volta trasportato via il raccolto, il macero viene ripulito e usato come vasca per l'allevamento dei pesci. Le operazioni successive della pianta si svolgono nell'aia: con la scavezzatura e la gramolatura si batte e si lavora la fibra in modo da renderla liscia e morbida, quindi essa viene pettinata da operai ambulanti - i canapini o gargiolai - che passano di casa in casa e sono pagati a giornata. Tra la fine dell'800 e i primi del '900 sorgono nella campagna bolognese numerosi canapifici, che spesso riutilizzano vecchie costruzioni, nelle quali sono aperti i muri esterni per favorire la ventilazione. Nei canapifici è accentrato ed effettuato meccanicamente il lavoro che un tempo i gargiolai svolgevano nelle case. Una volta ottenuti i filamenti, raccolti in mazzi da 25 chilogrammi, questi vengono imballati e in gran parte spediti all'estero. Solo una parte della canapa prodotta è trattenuta in loco, filata e tessuta a mano nelle case dalle donne. Il tessuto viene poi imbiancato in grandi paioli riempiti di cenere. I lunghi teli ottenuti sono infine stesi ad asciugare lungo le cavedagne. Alla fine degli anni Trenta le esportazioni della fibra crolleranno e la produzione di canapa, sempre più sostituita da fibre artificiali, entrerà in una crisi irreversibile. Nel dopoguerra solo i maceri rimarranno a testimoniare il suo ruolo da protagonista nell'economia agricola del Bolognese.dettagli
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13 marzo 1936Piazza della Vittoria d'Etiopia e la nuova QuesturaIl Comune assegna al giovane architetto Gian Luigi Giordani (1909-1979) il progetto di sistemazione dell'area sul fianco occidentale del palazzo comunale. Il successivo sventramento porta alla creazione di una piazza, che libera la fronte di palazzo Caprara, divenuto sede della Prefettura. Scompaiono il “Peladuro” di Porta Nuova, sede di un antico pelatoio di suini, via Banzole, rinomata per la fabbricazione degli sgabelli (qui era il primo appartamento abitato da Giosue Carducci a Bologna), via del Carbone e via degli Stallatici (volgarmente via “Merdarola”). Sul fronte nord della piazza sarà edificato nel 1938 palazzo Volpe, opera moderna e controversa degli architetti Bega, Giordani e Veronesi, da alcuni definito "una ferita inferta nel tessuto storico della città" (G. Gresleri). La piazza, ricavata nell'anno della conquista dell'Etiopia, è intitolata alla Vittoria. Dopo la guerra mondiale prenderà il nome del presidente americano Franklin Delano Roosevelt (1882-1945) e sarà usata come parcheggio per auto. Addossato al cinquecentesco Palazzo Caprara sorge nel frattempo l'edificio della Questura, con l'antistante piazzetta Galileo, ricavata con l'abbattimento del prospetto occidentale di via dei Gargiolari. La facciata del palazzo, architettato da Ettore Vacchi, è di aspetto massiccio e monumentale, grazie alla pietra di Montovolo che la riveste e ai bassorilievi di Amleto Beghelli.dettagli
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23 marzo 1936L'autarchia e i surrogatiCon il discorso di Mussolini del 23 marzo all'Assemblea nazionale delle corporazioni viene delineata la strategia economica dell'autarchia, legata all'imperialismo italiano: “La possibilità di una politica estera indipendente, non si può più concepire senza una correlativa capacità di autonomia economica”. L'autarchia riguarderà soprattutto alcuni settori strategici: i minerali metallici, le materie tessili, i combustibili. Negli anni successivi i vestiti italiani saranno confezionati con fibra artificiale rayon o con lana sintetica ricavata dal latte, il Lanital. Per le scarpe si ricorrerà al cuoio artificiale: il Cuoital. Sarà usata la canapa, il fiocco e il cotone proveniente dalle nuove colonie africane. Una particolare declinazione dell'autosufficienza economica sarà nei prodotti alimentari. L'adozione di "uno stile di vita frugale e guerriero" verrà promosso anche attraverso la sostituzione della carne con il pesce e della pasta con il riso. Si avrà inoltre una prolificazione di surrogati, prodotti autarchici destinati alla povera gente e spesso scadenti. Ad esempio al posto del caffè, divenuto quasi introvabile, saranno utilizzati l'orzo mondo o “vestito”, la ghianda e il fico. Andrà di moda il caffè di cicoria, fatto nella "napoletana" riempita a metà e venduto nelle varietà Extra, Cammello e Suora. Un decreto dell'agosto 1939 vieterà la vendita del caffè ai privati. Il "Resto del Carlino" commenterà scrivendo che “il caffè è più un'abitudine che una necessità” e consiglierà gli infusi di malva, tiglio o violetta. La ditta Filicori e Zecchini, la maggiore importatrice di caffè a Bologna, offrirà un'alternativa con il Mokasan, “il caffè della salute” senza caffeina, definito “bevanda dei sani e dei sofferenti”. Sempre nell'ambito della produzione autarchica, a Bologna appariranno altri prodotti improbabili, come il Condit, una specie di ragù, la Vegetina, un tortino di verdura dai componenti "altamente sospetti" (Costa) e le uova sintetiche Exovol o Ovocrema. L'Ufficio propaganda del Pnf pubblicherà l'opuscolo Sapersi nutrire, con numerosi consigli alimentari e norme dietetiche, ricco di illustrazioni e motti sulla infelicità e i malanni provocati da un eccesso di cibo ("Ne uccide più la gola che la spada", "Gli obesi sono infelici", ecc.). Il 5 settembre 1940 sull' "Avvenire d'Italia" sarà pubblicato un articolo dal titolo Mutare di gusti e d'abitudini, in cui sarà raccomandato l'utilizzo di pane scuro, oltre a "nutrimento carneo limitato, moderato consumo di condimenti, di grassi e di dolci".dettagli
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18 aprile 1936Morte di Ottorino RespighiA soli 56 anni muore il compositore bolognese Ottorino Respighi (1879-1936), autore di pagine per orchestra tra le più note del repertorio musicale italiano. Violinista al Teatro Imperiale di Pietroburgo e poi a Berlino, dove era stato allievo di Max Bruch (1838-1920), fu infine insegnante all'Accademia di Santa Cecilia a Roma. Nelle sue opere, soprattutto nei poemi Fontane di Roma, Pini di Roma, Feste romane, Gli uccelli, ma anche in composizioni quali Belfagor, La fiamma, egli ha seguito in generale "il gusto esornativo della prosa dannunziana". Il maestro era profondamente legato a Bologna, la città che gli aveva dato, oltre ai natali, anche la prima formazione musicale, avendo frequentato il locale conservatorio, sotto la guida di Giuseppe Martucci. Era socio onorario della Fameja Bulgneisa.dettagli
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21 aprile 1936Censimento demograficoAlla data del 21 aprile 1936, gli abitanti residenti in città sono 258.312 (70.511 famiglie). Gli abitanti complessivi della provincia ammontano a 714.705. Tra i capi famiglia bolognesi 7.002 sono gerenti di aziende, 4.582 sono artigiani, 1.167 liberi professionisti, 586 dirigenti, 11.591 impiegati, 25.676 operai. Seguiranno anni di lenta crescita della popolazione, che a Bologna toccherà i 313.411 residenti nel 1945.dettagli
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5 maggio 1936Grande adunata per la conquista dell'EtiopiaI bolognesi partecipano alla grande adunata ordinata dal Duce per la conquista di Addis Abeba. La moltitudine ascolta, tra deliranti manifestazioni di entusiasmo e “uragani di applausi”, lo storico discorso del capo del governo, diffuso via radio. Il 9 maggio in piazza Maggiore si terrà una affollata cerimonia per la proclamazione di Vittorio Emanuele III Imperatore d'Etiopia. La recita di Emma Gramatica al teatro del Corso sarà interrotta per trasmettere l'annuncio solenne attraverso gli altiparlanti disposti sul palcoscenico. L'11 maggio nell'Aula Magna dell'Ateneo da poco inaugurata il prof. Luigi Simeoni pronuncerà un discorso celebrativo della vittoria "denso di rutilante retorica e di empiti nazionalisti" e richiamerà la funzione di Bologna come custode della tradizione giuridica romana.dettagli
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10 maggio 1936Scudetto al Bologna FC. Inizia un periodo d'oroCon la conquista del campionato 1935-36 inizia per il Bologna calcio un periodo d'oro, che porterà altri tre scudetti (nel 1937, 1939, 1941) e la vittoria nel Trofeo dell'Esposizione di Parigi nel 1937. Si dice che il Bologna è “lo squadrone che tremare il mondo fa”. In questi anni, sotto la presidenza dell'imprenditore reggiano Renato Dall'Ara, si affermano giocatori come Eraldo Monzeglio (1906-1981), Michele Andreolo (1912-1981), Dino Fiorini (1915-1944), Carlo Reguzzoni (1908-1996), Rafael (Faele) Sansone (1910-1994). Vanno verso il culmine della loro carriera fuoriclasse come il portiere Mario Gianni (1902-1967), detto “Gatto magico”, il terzino Felice Gasperi e il centravanti “Anzlen” (Angiolino) Schiavio (1905-1990). Altri campioni diventano beniamini del pubblico bolognese, come l'uruguaiano Ettore Puricelli (1916-2001), detto "testina d'oro" o la mezzala Amedeo Biavati (1915-1979), l'inventore del "passo doppio", un movimento che consente di sbilanciare gli avversari. Dal febbraio 1935 la squadra bolognese è guidata dal tecnico ungherese Arpad Weisz, succeduto al connazionale Kovacs.dettagli
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17 maggio 1936La X Fiera del LittorialeDal 17 al 31 maggio si svolge allo Stadio Littoriale la X Fiera di Bologna, "geniale rassegna della volontà creatrice della valle Padana e della Regione emiliana". "Per superiori decisioni" la manifestazione "è contenuta ufficialmente in più modeste proporzioni" rispetto alle annate precedenti. E' inoltre ostacolata da un tempo "bizzoso e indisponente". Nonostante ciò, i visitatori sono più di 150mila e il giro di affari è notevole. Nel periodo d'apertura la Fiera è visitata dal Ministro dell'Agricoltura Edmondo Rossoni e dall'Arcivescovo Nasalli Rocca. Il maggiore successo è ottenuto dal Salone dei Comuni "ammirevolmente impegnati a dimostrare la propria attività". Anche la Mostra Corporativa della Provincia e il reparto sull'Impresa d'Africa appaiono iniziative indovinate. Nel corso della rassegna si svolgono il Convegno della Federazione Nazionale Fascista per il commercio dei prodotti agricoli (22 maggio) e quello del Sindacato Nazionale Ingegneri (28 maggio). Tra le iniziative collaterali è da segnalare il "maestoso saggio ginnico", con la partecipazione di 4.000 giovani, che si tiene il 24 luglio nel prato dello stadio.dettagli
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19 giugno 1936Alfredo Leati a capo della Federazione bolognese del P.N.F.Alfredo Leati (1899-1953) assume la carica di segretario della Federazione bolognese dei Fasci di combattimento. Avrà come vice segretari il dott. Giovanni Marchesini e il prof. Alfredo Coppola. Laureato in medicina, fascista iscritto al P.N.F. dal 1° febbraio 1921, Leati sarà anche Consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni dall’11 marzo 1939 e Ispettore del Partito Nazionale Fascista fino al 22 novembre 1939. Il 4 gennaio 1937 sarà nominato cavaliere dell’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. La sua gestione sarà messa sotto accusa “per una amministrazione ‘allegra’ e non sufficientemente oculata”. Dal 4 gennaio 1940 cesserà dalla carica di Federale e da quella di consigliere nella Corporazione della chimica. Al suo posto verrà nominato Vittorio Caliceti, squadrista, ardito di guerra ed ex legionario fiumano.dettagli
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luglio 1936Antifascisti bolognesi in SpagnaSono 166 gli antifascisti bolognesi che combattono nelle Brigate internazionali a difesa della Repubblica spagnola contro l'aggressione franchista (431 in Emilia-Romagna). In città compaiono qua e là volantini inneggianti alla lotta antifranchista e diversi presunti colpevoli della distribuzione vengono arrestati. Viene altresì posto un freno "alle ricezioni radiofoniche delle stazioni rosse spagnole", che preoccupano le autorità "per la velenosa propaganda ispirata al più bieco odio contro il Fascismo". Nella guerra di Spagna moriranno 41 bolognesi e parecchi rimarranno feriti. Alcuni reduci saranno rinchiusi nel 1939 nel campo di concentramento francese di Vernet d'Ariège, dove subiranno un trattamento molto duro, in “condizioni igieniche inimmaginabili”. Il più noto tra i garibaldini bolognesi è Nino Nanetti (o Nannetti, 1906-1937), ex operaio della SABIEM e dirigente comunista, fuoriuscito in Unione Sovietica e in Francia. E' “il primo antifascista italiano entrato in terra iberica a combattere contro il fascismo” (Onofri). Divenuto per meriti militari generale dell'esercito repubblicano, comandante della 12a Brigata Garibaldi, sarà ferito in combattimento il 22 giugno 1937 e morirà il 26 luglio successivo a Santander dopo una dolorosa agonia. 23 ex "garibaldini" di Spagna parteciperanno in seguito alla lotta antifascista e alla Resistenza nel Bolognese. Sette di essi perderanno la vita: Alessandro Bianconcini, Giovanni Cerbai, Roberto Gherardi, Vittorio Ghini, Quinto Pietrobuoni, Egisto Rubini e Bruno Tosarelli.dettagli
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10 luglio 1936Cesare Colliva nominato PodestàL'avvocato Cesare Colliva (1888-1965) viene nominato Podestà di Bologna. Volontario nella grande guerra, Medaglia d’Argento al V.M., nel novembre 1920 fu ferito gravemente mentre sedeva come consigliere nei banchi dell’opposizione durante l'assalto a Palazzo d'Accursio. Si iscrisse in seguito ai Fasci di combattimento. Dal 1934 al 1936 ha ricoperto la carica di Federale del Fascio cittadino ed è stato direttore de “L’Assalto”. Si dimetterà da Podestà il 14 settembre 1939.dettagli
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3 agosto 1936Farpi Vignoli premiato a Berlino alle Olimpiadi dell'ArteLo scultore bolognese Farpi Vignoli (1907-1997) è premiato a Berlino dal principe Umberto quale vincitore delle prime Olimpiadi dell'Arte. L'opera vincitrice, Il guidatore di sulki, era già stata ammirata in precedenza alla Quadriennale di Roma e alla Esposizione emiliano-romagnola. Vignoli sarà autore negli anni successivi di altre opere di ispirazione atletica e di numerose tombe monumentali alla Certosa, oltre che dei rilievi della Casa del Contadino di via Roma (poi Camera del Lavoro).dettagli
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6 agosto 1936Ondina Valla medaglia d'oro alle Olimpiadi di BerlinoAlle Olimpiadi di Berlino la ventenne bolognese Trebisonda Valla, detta Ondina (1916-2006), conquista la medaglia d'oro negli 80 metri ostacoli, con il tempo di 11” e 7, davanti alla tedesca Steuer e alla canadese Taylor. Quarta al fotofinish un'altra giovane bolognese, Claudia Testoni (1915-1998), favorita della vigilia per aver battuto il record mondiale in semifinale. La vittoria della Valla è la prima (e finora unica) di una bolognese alle Olimpiadi. La rivalità tra le due atlete bolognesi, entrambe affiliate alla Virtus Bologna Sportiva, durerà fino al 1940, con circa cento scontri diretti nelle gare di velocità e nei salti. Il trionfo degli atleti virtussini a Berlino è completato dall'argento di Tullio Gonnelli nella 4x100 e dal bronzo nel lancio del disco (m 49,23) di Giorgio Oberweger. Quest'ultimo sarà uno dei migliori e più titolati discoboli italiani, fino alle Olimpiadi di Londra del 1948.dettagli
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9 agosto 1936Radio Bologna, dedicata a Guglielmo MarconiSu iniziativa del Comune di Bologna e col concorso dell'E.I.A.R. (poi RAI) e delle officine Marconi di Genova, viene inaugurata una stazione radio in onda media di 50 Kw, intitolata a Guglielmo Marconi (1874-1937). L’illustre scienziato è impossibilitato a intervenire per le cattive condizioni di salute. Gli studi di Radio Marconi - più tardi conosciuta comunemente come Radio Bologna - sono in piazza San Martino, mentre i trasmettitori e l'antenna sono a Budrio. Nel 1945, dopo la Liberazione, la sede della radio verrà occupata da un gruppo di giovani intellettuali “dinamici ed entusiasti” legati al CLN e collaboratori del settimanale “Cronache”. Tra essi Massimo Dursi, Adriano Magli, Giorgio Vecchietti, Enzo Biagi, Sandro Bolchi, che in seguito avvieranno una attività teatrale d’avanguardia nella “Soffitta” di via D’Azeglio. Anche la “Fameja Bulgneisa”, dopo la fine delle ostilità, sarà presente a Radio Bologna con un programma domenicale di poesie e scenette in dialetto. Vi reciteranno alcuni attori comici - tra essi il debuttante Raffaele Pisu - raccolti da Arrigo Lucchini. Nel 1956 Radio Bologna lascerà la sede storica di piazza San Martino per trasferirsi nel nuovo Palazzo delle Telecomunicazioni in piazza VIII Agosto.dettagli
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26 agosto 1936Arconovaldo Bonaccorsi “governatore” delle BaleariSotto il nome di “generale conte Rossi” (Conde Rossi) sbarca nell’isola di Maiorca lo squadrista Arconovaldo Bonaccorsi (o Bonacorsi, 1898-1962), già Segretario del Fascio di Bologna tra il 1921 e il 1922, fedele di Arpinati, ben noto in tutta l’Emilia-Romagna per la sua spregiudicatezza e i modi violenti. È uno dei presunti assassini del giovane Anteo Zamboni, linciato a Bologna come attentatore del Duce nel 1926. Con il grado di console della Milizia volontaria fascista (MVSN) è inviato da Mussolini a conquistare le isole Baleari, considerate basi aeree ideali per una ipotetica guerra contro la Francia. È accompagnato, tra gli altri, da Augusto Regazzi, già fondatore e ras del Fascio di Molinella, protagonista di tutte le spedizioni punitive contro i dirigenti delle leghe socialiste, poi caduto in disgrazia presso Arpinati - che mal digeriva la sua “dittatura personale” su Molinella - e rinchiuso per qualche tempo in manicomio. In poche settimane Bonaccorsi arruolerà 2.500 volontari e inquadrerà i più coraggiosi e violenti come Dragones de la Muerte. La conquista di Maiorca e di Ibiza - e la loro rapida “italianizzazione” - saranno accompagnate da una feroce repressione degli oppositori, con arresti e fucilazioni sommarie. Secondo Georges Bernanos (1888-1948) saranno oltre tremila le persone assassinate dai falangisti comandati da Bonaccorsi. Ma il suo atteggiarsi a Governatore delle Baleari e la sua fama di macellaio lo renderanno inviso sia al generale Franco che a Mussolini. Nel 1937 il bolognese sarà richiamato dalla Spagna e inviato a combattere in Etiopia.dettagli
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ottobre 1936Sopravvivenza precaria dell'organizzazione comunista, tra arresti e condanneIn questo periodo il Partito comunista (PCd'I) fatica a mantenere viva a Bologna la sua organizzazione, illegale e clandestina. I militanti operano da anni in città senza un vero e proprio gruppo dirigente. Nel 1924 il partito aveva ancora circa 500 iscritti, ma nei mesi seguenti molti dirigenti e attivisti sono stati arrestati e processati dal Tribunale Speciale, inviati al confino, sorvegliati dall'OVRA. Tra il 1925 e il 1926 sono stati arrestati vari segretari della federazione: Iginio Masina, Arturo Vignocchi, Cesare Baroncini, Isidoro G. Marchioro. Memo Gottardi è espatriato in Russia nel 1930. Il suo successore, Gustavo Trombetti, è fuggito in Francia l'anno seguente. Dall'ottobre 1936 al giugno 1937 la segreteria della federazione bolognese è affidata a Luigi Gaiani (1910-2003), giovane dirigente della Bassa, che la regge assieme a Fioravante Zanarini (1897-1984). Il 14 ottobre 1937 il Tribunale Speciale comminerà a Gaiani 18 anni di carcere “per costituzione del PCI, appartenenza allo stesso e propaganda comunista”. Zanarini sarà condannato a 20 anni nel 1938. Per aver dato vita alla “organizzazione comunista bolognese attiva nel 1936-1937” saranno arrestati 76 antifascisti, tra i quali Bruno Monterumici (1906-1944). Tra il 1938 e il 1939 altri 212 bolognesi verranno processati per costituzione, appartenenza e propaganda del partito comunista. Tra i 165 condannati vi saranno numerosi dipendenti dell'Azienda tranviaria e di quella del gas. La strategia del partito prevederà una sempre maggiore penetrazione nelle fabbriche cittadine, anche occupando ruoli di rilievo in strutture legali del fascismo.dettagli
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12 ottobre 1936Una sorgente di gas vicino a Gaggio MontanoCon Decreto del 12 ottobre è accordata al signor Aldo Carpani una concessione trentennale, denominata “Grecchia”, “per la coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi”. Si tratta dello sfruttamento dell'abbondante sorgente di gas, che fuoriesce da una formazione di argille scagliose sita nei pressi della chiesa di Grecchia, in comune di Lizzano in Belvedere. Prima questo gas, conosciuto dall'antichità, era utilizzato per cuocere il calcare di una vicina fornace. Ora è compresso in bombole in un apposito impianto costruito in loco. La produzione sarà integrata da gas ricavato attraverso trivellazioni oltre i 300 metri di profondità. Il 24 gennaio 1953 la concessione sarà trasferita alla Società Vialis Esperia Trasporti Automobilistici (VETA), con sede a Bologna. Nella zona di Gaggio Montano saranno aperti 33 pozzi, dei quali 15 ancora produttivi nel 1970. Nel 1979 la concessione passerà alla Società Ch4 Lizzano.dettagli
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18 ottobre 1936Le Collezioni Comunali d'ArteIl podestà Colliva, alla presenza delle autorità, inaugura le Collezioni Comunali d’Arte. Il museo organizza le raccolte pervenute al Municipio a partire dai decenni postunitari. Una parte di esse erano distribuite fra vari enti e uffici del Comune e nella sede della Prefettura, ospitata fino al 1936 in palazzo d’Accursio. L’organizzazione delle Collezioni è curata dall’ingegnere Guido Zucchini (1882-1957), allievo di Rubbiani e responsabile del restauro di numerosi edifici storici a Bologna nella prima metà del Novecento. I materiali in mostra risalgono soprattutto al XVIII secolo, a partire da un importante gruppo pittorico di Donato Creti (1671-1749), donato dall’artista al Senato già nel 1744 e a lungo ritenuto smarrito. L’allestimento definitivo del museo è stato anticipato dalla mostra dedicata all’Arte del Settecento bolognese dell’anno precedente.dettagli
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20 ottobre 1936Una cena a base di rane per onorare Luigi GalvaniPer onorare la memoria dello scienziato bolognese Luigi Galvani la Società dei Cuochi bolognesi organizza il 20 ottobre, presso il ristorante Bolognini, una cena a base di rane. Il menù, disegnato da Augusto Majani, promette, in puro stile futurista, Elettrobrodo di carnerana, Galvanrisotto al ranragù, Frittorana al verde, Batteria di rana allo spiedo con crostini randellati e insalata verde ... bolletta, e così via.dettagli
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25 ottobre 1936Mussolini inaugura la Casa del Fascio di MolinellaNel corso della sua visita ufficiale in Emilia, il 25 ottobre Benito Mussolini raggiunge in auto Molinella, assieme al segretario nazionale del patrito fascista Achille Starace e al federale di Bologna Alfredo Leati. Il Duce visita la caserma della milizia e inaugura la Casa del Fascio, costruita in stile modernista su progetto dell'arch. forlivese Piero Toschi. La vasta costruzione a tre bracci è sormontata da una torre centrale e ornata di bassorilievi ispirati al “genio italico”. Toschi sarà autore di altri edifici pubblici a Molinella, quali lo stadio comunale, le scuole, la torre dell'acquedotto, la nuova chiesa parrocchiale di San Matteo (inaugurata nel 1971). Sarà inoltre attivo in Romagna e nella Bassa Ferrarese, a Tresigallo e Copparo. Durante la guerra mondiale la Casa del Fascio di Molinella ospiterà l'ospedale civile e dal 1960 sarà sede del Municipio.dettagli
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25 ottobre 1936Il Duce a Bologna acclamato da una "sterminata moltitudine"A dieci anni dall'attentato che costò la vita ad Anteo Zamboni, il 25 ottobre Mussolini torna a Bologna in visita ufficiale. La piazza Maggiore, gremita ed entusiasta, assume gli aulici toni della romanità imperiale. Sui fianchi del palazzo comunale vengono erette quattordici pilastri quadrangolari, uno per ogni anno dell'era fascista, e un arco inneggiante al Duce. L'imponente scenografia è allestita dall'arch. Melchiorre Bega. Davanti all'ingresso di Palazzo d'Accursio è allestito un podio dal quale Mussolini domina "l'oceanica massa della folla che mareggia nelle due piazze" Maggiore e Nettuno. Di fronte al "condottiero", il palazzo dei Banchi è ricoperto da un enorme striscione con la scritta: "Duce la Decima Legio è ai tuoi ordini".dettagli
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25 ottobre 1936Inaugurazione della nuova sede del "Resto del Carlino"Il 25 ottobre Mussolini inaugura la nuova sede del "Resto del Carlino" in via Dogali (ora via Gramsci). Si tratta di un edificio imponente, dominato da un'alta torre littoria, più prestigioso che funzionale. E' realizzato a spese del Partito Nazionale Fascista e ha nel seminterrato una rotativa in grado di stampare 100.000 copie all'ora del "fascistissimo giornale della Decima Legio". Durante la guerra lo stabile verrà parzialmente distrutto da un bombardamento: la tipografia dovrà provvisoriamente trasferirsi a Lavino, dove sarà oggetto di una sortita dei partigiani, mentre gli uffici amministrativi verranno collocati in via di Frino.dettagli
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1 novembre 1936Guerra e Bartali vincono al velodromoNella gara di inseguimanto a squadre che si svolge il 1° novembre al velodromo fuori porta Saffi trionfano Learco Guerra (1902-1963), Vasco Bergamaschi (1909-1979), Cino Cinelli (1916-2001) e Gino Bartali (1914-2000), che coprono i 5970 metri del percorso in 7 minuti e 50 secondi. Il giovane Bartali, reduce dalla vittoria in primavera del 24° Giro d'Italia, è stato sul punto di abbandonare le corse dopo la morte in gara dell'amato fratello Giulio. La squadra di Guerra e Bartali, con Elio Maldini (1911-1995), replicherà il successo il 9 giugno 1937 davanti a quella di Marco Cimatti (1913-1982) e Glauco Servadei (1913-1968), in 7 minuti e 36 secondi.dettagli
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4 novembre 1936Quinta Intersindacale di Belle ArtiDal 4 novembre al 31 dicembre si tiene nel salone del Podestà la V Mostra interprovinciale del Sindacato fascista Belle Arti Emilia-Romagna. Oltre ad artisti ormai noti, quali Virgilio Guidi, Carlo Corsi, Lea Colliva, Angelo Caviglioni e Cleto Tomba, espongono giovani promesse come Aldo Borgonzoni, Pompilio Mandelli, Luciano Minguzzi. Il primo premio (Premio del Duce) è assegnato a Ilario Rossi. Molto apprezzata è la parete di Mario Pozzati con “figure, fiori, un cavallo bianco”. I dipinti di questo pittore appartato, considerato maudit, affascinano i più giovani. Per alcuni di loro sono “come una sferzata a tutta quella cultura ferma e un poco fossilizzata”, che domina l'ambiente artistico cittadino.dettagli
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13 novembre 1936Giovanni Poggeschi nella Compagnia di GesùIl pittore Giovanni Poggeschi (1905-1972) entra nel noviziato dei gesuiti ad Ariccia. Sarà nominato sacerdote nel 1944. Per oltre dieci anni la sua vocazione esigerà “il deserto dei segni e dei colori”. In questo periodo Poggeschi smetterà totalmente di dipingere, ritenendo la sua nuova condizione di prete incompatibile con l’esercizio dell’arte. Solo più avanti supererà questa riserva di coscienza, tornando all'arte in modo molto prolifico. Padre Gianni è nato a Bologna nel 1905. Si è laureato in giurisprudenza seguendo una tradizione famigliare, ma poi si è dedicato completamente alla pittura, spronato da Guglielmo Pizzirani (1886-1971). Prima della vocazione egli appare in sintonia con alcuni pittori bolognesi coetanei, come Lea Colliva e Corrado Corazza, con i quali ha fondato la rivista d'arte e letteratura "L'Orto". La pittura pacata e infusa di magia della gioventù cederà il passo, nel periodo della maturità, ad uno stile espressionista, a una scrittura d'istinto, vicina a De Pisis. I soggetti, però, rimarrano umili e quotidiani: donne in preghiera, bambini, scene di vita contadina, animali e oggetti d'uso comune. Una realtà dimessa "elevata a gloria del mondo" (Forlani).dettagli
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15 novembre 1936L'Osservatorio astronomico dell'Università a LoianoViene inaugurato il nuovo Osservatorio Astronomico dell'Università, su progetto dell'astronomo Guido Horn-D'Arturo e dell'ing. Gustavo Rizzoli, tecnico del Genio Civile. E' dotato di un telescopio di 60 cm di diametro, acquistato grazie alla cospicua donazione Merlani-Montanari (1925) e prodotto dalle officine Zeiss di Jena. Esso è giunto a Bologna in nove casse nel luglio del 1933. La scelta del monte Orzale, a circa 800 m di quota nei pressi di Loiano, è dovuta allo scarso inquinamento luminoso della zona. Pochi giorni dopo l'inaugurazione verranno prodotte le prime fotografie astronomiche. La prima ad essere fotografata è la stella Alfa della costellazione della Balena. Il telescopio di Loiano sarà a lungo il più grande d'Italia. Il prof. Horn D'Arturo (1879-1967) porterà avanti, negli anni seguenti, il progetto di un grande specchio riflettente, costituito da un mosiaco di elementi esagonali. Posizionato nella torre della Specola di Palazzo Poggi, sarà progressivamente potenziato, fino a raggiungere i 180 cm di diametro. Nel 1938 il professore sarà discriminato dalle leggi razziali e dovrà rinunciare per sette anni al suo incarico nell'Ateneo bolognese.dettagli
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18 novembre 1936Seconda convenzione aggiuntiva per l'edilizia universitariaE' stipulata una seconda Convenzione aggiuntiva “per il completamento della sistemazione edilizia della R. Università, del Policlinico universitario di S. Orsola e dei R. istituti superiori di Bologna”. E' sottoscritta dallo Stato, dall'Università e dagli enti locali, sotto la supervisione del rettore Alessandro Ghigi. Il costo complessivo della Convenzione è di 22 milioni, un terzo di quella del 1929. Con vasti espropri si liberano le aree per le strade di accesso ai nuovi Istituti previsti. La sorveglianza generale del progetto è affidata al Ministero dei Lavori pubblici.dettagli
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24 novembre 1936La nuova via RomaViene completato, a seguito di demolizioni e coperture di canali, il tracciato di via Roma (poi via Marconi), prevista come arteria di collegamento tra il centro e la stazione ferroviaria fin dal Piano di Ampliamento del 1889. Il fronte occidentale della nuova ampia strada, iniziata nel 1932 con le prime demolizioni in via delle Casse e via della Fontanina, appare come l'accostamento di episodi architettonici frammentari, "un'accozzaglia di fabbricati" secondo l'arch. Giuseppe Pagano (1896-1945), tra gli esponenti più autorevoli del razionalismo italiano. Tra gli edifici moderni spiccano il palazzo del Gas (arch. Alberto Legnani, Luciano Petrucci, fregi di Giorgio Giordani), il palazzo Faccetta Nera (arch. Francesco Santini) e il palazzo Lancia (ing. Paolo Graziani), che con la sua torre di cinque piani elevata sui nove sottostanti stabilisce "nel panorama cittadino una forte connotazione" (De Angelis). Via Roma sbocca a nord nella Piazza Umberto I, che raccorda le principali arterie del settore urbano nord occidentale e che dopo la Liberazione si chiamerà Piazza dei Martiri 1943-45. Nell’area sorgeva anticamente il convento di S. Maria delle Pugliole, che ebbe tra i suoi ospiti S. Francesco d'Assisi e S. Antonio da Padova. All'opposto dell'asse di via Roma, sull'imbocco della piazza è previsto un arco, dedicato a Mussolini, destinato ad unire due palazzi gemelli. Di questi sarà realizzato il solo palazzo Dall'Ara in pietra bianca e grigia (progetto dell‘ing. Gaetano Rabbi). Per consentire il passaggio della nuova strada sul canale Cavaticcio viene costruito un viadotto a nove arcate sostenute da piloni quadrati. Il 24 novembre 1936 è bandito un concorso nazionale per la sistemazione "nei riguardi dell'estetica, dell'igiene, della viabilità" del lato orientale di via Roma e dell'imbocco verso piazza Malpighi. Saranno presentate interessanti soluzioni in chiave modernista: ad esempio quelle di Ildebrando Tabarroni e Enrico De Angeli. La giuria non sceglierà un progetto particolare, ma chiederà a Marcello Piacentini (1881-1960) di coordinare un gruppo composto dagli autori dei primi tre progetti classificati ex aequo. L'attenzione sarà rivolta soprattutto alla dirompente proposta del gruppo Stiera di Piero Bottoni, Alberto Legnani e Nino Bertocchi, che per il lato orientale di via Roma prevede un corpo basso porticato con alle spalle tre torri di 60 metri di altezza (17 piani) immerse nel verde: un pezzo di città futurista, che deriva da Gropius e Le Corbusier. A capo della strada è ipotizzata una piazza dedicata all'imperatore Augusto, con al centro la statua dello stesso donata dal Duce alla città e conservata nel cortile d'onore del Palazzo comunale. Nelle intenzioni - poi non attuate - dell’amministrazione comunale vi è anche lo sbocco dell’asse viario verso sud, a partire da piazza Malpighi, “nella via di circolazione ai piedi dei colli, di fronte alle eminenti strutture dell'Osservanza e del palazzo Aldini”.dettagli
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30 novembre 1936La scomparsa di Gino RocchiMuore Luigi Rocchi (detto Gino, 1843-1936) studioso di antichistica e filologia, intimo amico di Carducci. Era originario di Savignano sul Rubicone (FC). Il padre Francesco (1805-1875) fu professore universitario e direttore del Museo di archeologia e numismatica dell'Alma Mater. Dal 1869 Gino insegnò al ginnasio comunale "Guido Guinizzelli" di cui fu direttore dal 1879 al 1896. Dal 1877 al 1915 insegnò anche all'Istituto Tecnico "Pier Crescenzi". Per alcuni dovette alla memoria del padre e all'amicizia con Carducci "l'inopinata promozione dal ginnasio all'università", dove dal 1893 tenne la cattedra di antichità. Nel 1898 prese impiego alla Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, dove si occupò soprattutto di manoscritti. Fu revisore delle epigrafi del Comune di Bologna "finché glielo permise la vista". Negli ultimi anni assunse importanti incarichi in ambito culturale: fu nominato presidente dell’Accademia dei Filopatridi di Savignano - alla quale lascerà la biblioteca sua e del padre - e divenne presidente della Commissione per i testi di lingua di Bologna, della quale era membro fin dal 1888. Albano Sorbelli ricorderà nella lapide dell'Accademia di Savignano il suo legame profondo con la natia Romagna: "sembrò riassumere in sé, per l'anima nobilissima, per i doni del fervido ingegno, la tradizione dotta di questa terra fortunata, che nel trascorrere dei Secoli mantenne vivo sempre e alto lo spirito di Roma".dettagli