Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi

Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.

4 marzo 1921

Spedizioni punitive contro i "sovversivi". Baroncini ras delle campagne

Come avviene oramai da tempo, il sabato le squadre fasciste percorrono la provincia di Bologna a caccia di “sovversivi”.

La “difesa contro la tirannia delle leghe” è diventata la distruzione sistematica di uffici di collocamento, leghe, cooperative e una serie infinita di aggressioni ai sindacalisti socialisti.

Gli assalti vengono pianificati con cura: gli squadristi escono dalla città a piccoli gruppi per evitare controlli della polizia e raggiungono punti di raccolta in cui li attendono mezzi appositamente noleggiati.

Il 5 marzo sono riconosciuti e bastonati dai fascisti i capilega di Monte San Pietro, di Altedo e di Praduro e Sasso. Il 7 marzo a Pieve di Cento una squadra in transito spara e uccide una donna alla finestra.

Il segretario politico del fascio bolognese Leandro Arpinati, considerato corresponsabile dell'omicidio, verrà arrestato il 15 marzo alla stazione di Milano. Scarcerato tre giorni dopo sarà accolto a Bologna da migliaia di camicie nere in festa.

Il 6 aprile a Cà de Fabbri (Minerbio) i fascisti aprono il fuoco contro un gruppo di lavoratori, ferendo gravemente Giovanna Giuseppina Pilati, che muore alcuni giorni dopo.

Sono solo alcune delle imprese squadriste nella provincia bolognese, il cui mandante principale è Gino Baroncini (1893-1970), fascista della primissima ora.

Incolto, ma abile e astuto, il Federale non esita, secondo Dino Grandi, "ad esibire ad ogni occasione un carattere violento e un particolare coraggio". Dal suo ufficio in via Galliera partono gli ordini di bastonare gli oppositori, incendiare le camere del lavoro, indurre alle dimissioni le amministrazioni socialiste.

Baroncini fa sorgere ovunque sindacati nazionali ed acquista un potere simile a quello di Italo Balbo nel ferrarese, promettendo non solo la punizione dei "rossi", ma anche "botte agli agrari".

In diversi casi i sindacalisti di sinistra sono invece arrestati dalle forze dell'ordine, con l'accusa di boicottaggi, estorsioni, minacce e vessazioni contro gli abitanti delle campagne.

A Castel San Pietro vanno a giudizio 25 socialisti membri del "tribunale rosso", per i danni agricoli provocati nell'estate del 1920. Le estorsioni di denaro, confessate da un assessore di Pianoro, non sono un caso isolato: si sono verificate in numerosi altri comuni della provincia.

Approfondimenti
  • Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese, 1919-1945, Bologna, Comune – ISREBO, vol. I, Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, 2005, p. 353
  • Guido Crainz, Padania. Il mondo dei braccianti dall'Ottocento alla fuga dalle campagne, Roma, Donzelli, 1994, pp. 184-185
  • Brunella Dalla Casa, Leandro Arpinati: ascesa e caduta di un gerarca di provincia, in: Storia di Bologna, a cura di Renato Zangheri, Bologna, Bononia University Press, 2013, vol. 4., tomo 2., Bologna in età contemporanea 1915-2000, a cura di Angelo Varni, p. 498
  • Pier Paolo D'attorre, Il fascismo di Arpinati e Grandi, in: Storia illustrata di Bologna, a cura di Walter Tega, Milano, Nuova editoriale AIEP, 1990, vol. 4.: Bologna dall'Unità alla Liberazione, p. 193
  • Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista. 1919-1922, Milano, Mondadori, 2003, p. 179, 310
  • Annalisa Padovani, Stefano Salvatori, Cronaca del nazionalismo e del fascismo a Bologna dal 1918 al 1923. Nomi, fatti, luoghi, Bologna, Tinarelli, 2011, pp. 134-135
  • Antonio Senta, Rodolfo Vittori, Guerra civile. Bologna dal primo dopoguerra alla marcia su Roma (1919-1922), Milano, Zero in condotta, 2024, pp. 159-162
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