Nasce la sezione comunista bolognese
In ossequio ai deliberati del Congresso di Livorno, che vogliono la secessione dei comunisti dal partito socialista, i soci dell'Unione Socialista Bolognese (USB) aderenti all'indirizzo Bombacci-Bordiga fondano una sezione comunista.
Secondo il quotidiano comunista ufficiale “L'Ordine Nuovo”, la decisione avviene al termine di un'assemblea in cui prendono la parola Leonildo Tarozzi e Enio Gnudi.
Si consuma definitivamente la scissione tra massimalisti e riformisti - esponenti, rispettivamente, di un indirizzo più rivoluzionario e di uno più moderato - iniziata già nel 1919.
Tra i comunisti bolognesi più noti vi sono Enio Gnudi, eletto sindaco nel 1920 e mai entrato in carica, e Giuseppe Dozza, segretario della federazione giovanile.
Il 19 marzo sarà costituita la federazione bolognese del Partito Comunista d'Italia (PCd'I) e il 20 marzo sarà convocato il primo congresso provinciale. Nel 1922 la federazione bolognese conterà 52 sezioni e circa 1.600 iscritti.
Inizialmente il PCd'I sarà particolarmente forte nel comprensorio imolese.
- Pietro Alberghi, Il fascismo in Emilia Romagna. Dalle origini alla marcia su Roma, Modena, Mucchi, 1989, p. 255, 258 sgg.
- Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese, 1919-1945, Bologna, Comune – ISREBO, vol. I, Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, 2005, pp. 200-204, 352
- Pier Paolo D'attorre, Il fascismo di Arpinati e Grandi, in: Storia illustrata di Bologna, a cura di Walter Tega, Milano, Nuova editoriale AIEP, 1990, vol. 4.: Bologna dall'Unità alla Liberazione, p. 186