Sciopero nelle officine ferroviarie
In febbraio in varie città italiane entrano in agitazione i macchinisti delle ferrovie. I carabinieri intervengono prendendo il controllo delle stazioni.
Poco dopo anche gli operai delle officine ferroviarie della Rete Adriatica interrompono il lavoro. La mobilitazione inizia nelle officine di Rimini e si estende a quelle di Ancona, Bologna, Napoli, Foggia e Verona.
Il motivo è soprattutto l'erogazione degli incentivi del cottimo, ma in generale i lavoratori delle officine denunciano un trattamento economico notevolmente peggiore rispetto al personale viaggiante.
Il 2 marzo lo sciopero risulta terminato a Verona, mentre continua a Bologna. Dopo sedici giorni di blocco il direttore delle Ferrovie Meridionali concede aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro. La vertenza avrà comunque un lungo strascico di repressioni ed arresti.
Nel corso del 1886 a Bologna e provincia si registrano anche scioperi di muratori, filatrici e lavoratori delle campagne.
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- Giuseppe De Lorenzo, La prima organizzazione di classe dei ferrovieri, Roma, Editrice cooperativa, 1977, pp. 101-102
- Enrico Finzi, Alle origini del movimento sindacale: i ferrovieri, Bologna, Il Mulino, 1975, pp. 31-32
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Giampaolo Venturi, Episcopato, cattolici e comune a Bologna, 1870-1904, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1976 p. 161
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