Il colera nel territorio comunale
Il colera penetra a Bologna dall’appodiato di Bertalia e dalla parrocchia di Beverara. Le scuole comunali di Pescarola, località al centro dell’infezione, vengono subito adattate ad ospedale per colerosi. Ad un mese dal primo caso è inoltre aperto il lazzaretto della Trinità, tra le porte Lame e San Felice.
Nell’estate 1886 i casi denunciati di colera in città e nel forese sono 534, con 405 decessi. Le località Arcoveggio e Bertalia risultano le più colpite.
In una relazione alla Società medico-chirurgica Francesco Roncati dichiara che il sottosuolo bolognese "ha proprietà peggio che cimiteriali, come apparisce dalla qualità dei pozzi e dal tanfo nauseoso che risale su dai fognoni semiaperti".
Anche la Loggia massonica "VIII Agosto" è impegnata negli aiuti ai colerosi: viene costituito un Comitato di beneficienza che raccoglie "larghe offerte nel mondo profano" e invia una squadra di soccorso a Copparo e a Codigoro, nel ferrarese.
- Aneddoti bolognesi, raccolti da Alfredo Testoni e da Oreste Trebbi, Roma, Formiggini, 1929, p. 162
- Giovanni Brugnoli, Delle epidemie di cholera-morbus che hanno dominato nella città e provincia di Bologna, in: "Memorie della Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna", serie 4., tomo 8., (1887), pp. 233-243
- Franco Cristofori, Alfredo Testoni. La vita, le opere, la città, realizzazione grafica di Pier Achille Cuniberti, Bologna, Alfa, 1981, pp. 78-79
- Franco Cristofori, Bologna come rideva. I giornali umoristici dal 1859 al 1924, Bologna, Cappelli, 1973, p. 212
- Fabio Giusberti, Franco Piro, Sergio Sabbatani, Acqua, ricchezza e salute. Il colera a Bologna nel XIX secolo, Bologna, Compositori, 1999, pp. 81-106
- Carlo Manelli, La Massoneria a Bologna dal XII al XX secolo, Bologna, Analisi, 1986, p. 123
- Marco Poli, Sei secoli di epidemie a Bologna, 1348-1919, Argelato, Minerva, 2020, pp. 121-122
- Athos Vianelli, A Bologna fra cronaca e storia, Bologna, Guidicini e Rosa, 1979, p. 68