Il burattinaio Filippo Cuccoli
Il celebre burattinaio Filippo Cuccoli (1806-1872) apre le feste del carnevale bolognese nei panni del Dottor Balanzone, “re del Carenval di Ptrunian” (re del carnevale dei Petroniani).
Oltre che del Dottore, egli è un eccellente interprete di Sandrone - Sandron Piviron dal bosch per dsotta da Modna -. Per la serata d'onore di questa maschera modenese, le fa fare l'ascensione della fune, al modo del celebre acrobatico Blondin o dei funamboli che un tempo attraversavano piazza Maggiore sulla corda.
La gente, pigiata fin sulle scale di San Petronio, assiste al precario viaggio del burattino che, tirato con carrucole dal palazzo del Podestà, raggiunge il portico delle Fioraie sotto il palazzo dei Banchi, tra un tripudio di fuochi d'artificio.
Un tempo Filippo faceva il banditore per il Municipio, uscendo dal portone del Palazzo a suon di tromba e gridando i bandi con la sua voce stentorea.
Dal 1830 opera assieme ad Andrea Ludergnani come burattinaio in Piazza Maggiore con il suo modesto "casotto" legato ad uno degli anelli appesi ai pilastri del portico del Podestà.
E' capace di impersonare tutte le maschere più celebri della commedia dell'arte, da Spadaccio a Fighett, da Flemma a Tartaglia, dal Dottore a Sganapino (Sganappein).
Ogni giorno mette in scena tre diverse rappresentazioni: alla mattina vicino alla cancellata del Nettuno, al pomeriggio davanti al Palazzo del Podestà, alla sera (e d'inverno anche di giorno) sotto il Voltone del medesimo. Il Pandolfini ricorda che
Il Voltone non era illuminato che dai due modesti lumi posti davanti alla bocca d'opera del casotto. Attorno alle file di seggiole che erano i posti distinti, stava il pubblico in piedi che si stringeva a ferro di cavallo. Una torma di monelli si stringeva fin sotto il teatrino ...
Il vecchio burattinaio è anche solito predire la buona sorte ai contadini, che fanno ressa intorno al suo teatrino, per mezzo di un “diavoletto di Cartesio” (uno strumento scientifico di norma usato per la misurazione della pressione dei liquidi).
Gli si attribuiscono, inoltre, numerose satire contro il governo pontificio. "Finire nel panierone di Cuccoli" indica, anche dopo l'Unità, la caduta in disgrazia dei politici.
- Paola Bignami, La cultura dello spettacolo a Bologna, in: ... E finalmente potremo dirci italiani. Bologna e le estinte Legazioni tra cultura e politica nazionale 1859-1911, a cura di Claudia Collina, Fiorenza Tarozzi, Bologna, Editrice Compositori - Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, 2011, pp. 231-233
- Alessandro Cervellati, Storia dei burattini e burattinai bolognesi (Fagiolino & C.), Bologna, Cappelli, 1964, pp. 108-110, 115, 235-242
- Garibaldini e partigiani. Almanacco bolognese 1960, a cura di Luigi Arbizzani, Bologna, Galileo, 1960, pp. 342-345
- Le meraviglie di Bologna, vol. 2: Piazza Maggiore, testo di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1992, p. 60
- Alessandro Molinari Pradelli, Osterie e locande di Bologna. La grassa e la dotta in gloria della tavola: folclore, arte, musica e poesia nelle tradizioni contadine e gastronomiche della città felsinea, Roma, Newton Compton, 1980, p. 69
- Carlo G. Sarti, Il teatro dialettale bolognese, 1600-1894. Studi e ricerche, Bologna, Stab. tip. Zamorani e Albertazzi, 1894, p. 177
- Torri e castelli. Bologna e la sua provincia. Storia, dizionario biografico, opere d'arte, notizie d'oggi, 2. ed. ampliata a cura di Luigi Arbizzani e Pietro Mondini, Bologna, Editrice Galileo, 1966, pp. 113-114