Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1869"Il Banditore" giornale di pubblicità commercialeE' pubblicato “Il Banditore”, primo foglio specializzato in pubblicità commerciale. A cadenza settimanale, comprende quattro pagine su quattro colonne. Esce il sabato ed è distribuito gratuitamente in tutta la provincia e nelle principali città italiane. E' diretto da Enrico Pescatore, che dal 1872 firmerà “Il Fascio operaio”, ed è stampato presso la Tipografia Compositori. Le inserzioni costano dai 10 ai 20 centesimi ognuna.dettagli
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1869Una chiesa moderna tra i campiFuori porta San Donato, nella estrema periferia di Bologna, viene costruita la cappella maggiore della chiesa di S. Andrea Apostolo, detta di Quarto Superiore, opera di Giuseppe e Vincenzo Brighenti. Sarà poi affrescata da Alessandro Guardassoni (1819-1888) e da Luigi Samoggia (1818-1904). La chiesa ha origini antiche, essendo già nominata nel 1378. Nel 1899 sarà costruito, a cura dell'ing. Edoardo Collamarini (1863-1928), lo slanciato campanile, mentre tra il 1899 e il 1910 sarà rinnovato il corpo della chiesa.dettagli
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1869Il cimitero ebraico alla CertosaIl rabbino Marco Momigliano cura la sistemazione della sezione ebraica nel cimitero della Certosa. Prima d'ora gli ebrei venivano sepolti all'interno del campo protestante. Dopo laboriose trattative, con l'aiuto dell'Associazione Volontaria Israelitica, riesce ad acquistare un terreno comunale, a recintarlo e a dotarlo di una cappella funeraria. Dal 1870 sarà costituita la Società israelitica di Misericordia (Kavorad Kessed Veemed), che provvederà alle spese dei funerali degli ebrei poveri, estendendo in seguito l'attività all'assistenza sanitaria.dettagli
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1869Il Manicomio ProvincialeLa Deputazione provinciale inizia a gestire l'istituto psichiatrico, che la riforma Farini del 1860 ha scorporato dall'ospedale Sant'Orsola. Qui un reparto per i "mentecatti" era presente dal 1710 e si era man mano ingrandito fino ad ospitare oltre 300 infermi. Dal 1869 il reparto è trasferito in forma ufficiale nell'ex convento delle Salesiane di via Sant'Isaia, dove i "matti" erano già provvisoriamente ospitati a seguito dell'epidemia di colera del 1867. Il complesso è riedificato totalmente a spese della Provincia. Ne risulta un Manicomio "degno di un popolo civile, secondo i principi e i dettami della Scienza odierna" (Aglebert). Sarà riservato, secondo il regolamento del 1888, ai malati di mente poveri, "che riescono di pericolo a sè o agli altri, o turbano l'ordine pubblico, od offendono con iscandalo il buon costume". Per oltre quarant'anni verrà diretto dal prof. Francesco Roncati (1832-1906), originario di Spilamberto (MO), chiamato dal popolo "al dio ed puvrett" (il dio dei poveri) e a lui sarà intitolato dopo la morte. Il manicomio sarà circondato, per sua volontà, da un vasto prato alberato, volto a favorire la quiete e la serenità necessarie agli ammalati. Nei primi anni del ‘900 il progresso degli istituti psichiatrici in altre città italiane mostrerà tuttavia le condizioni sostanzialmente arretrate dell’istituto bolognese. Il prof. Burgia, successore di Roncati, ne darà un giudizio impietoso: “Questo Istituto è restio ad ogni possibilità volta a risolvere ogni problema di assistenza e di innovazione nella sua anacronistica sistemazione”. I tentativi di costruire un nuovo manicomio troveranno sempre ostacoli economici insormontabili. A seguito di notevoli problemi di sovraffollamento, la Provincia finirà per coordinare il manicomio bolognese con quello di Imola, facendo del primo una struttura di accettazione e del secondo un istituto di ricovero permanente.dettagli
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1869Luigi Chierici fonda l'Istituto di istruzione superiore femminileLuigi Chierici (1823-?), dal 1861 "promotore delle Conferenze pubblico-gratuite scientifico-popolari per ambo i sessi" e insegnante di igiene sociale, fonda a Bologna l'Istituto di istruzione superiore femminile, primo esempio in Italia. Il dottor Chierici ha un passato di patriota di fede liberale. Ebbe parte di protagonista in città nella "gloriosa giornata" dell'8 agosto 1848 e fu tra gli animatori del Circolo Politico Popolare di fede mazziniana. Nel 1849, dopo l'assedio di Ancona, in cui ricoprì l'incarico di Commissario della Repubblica Romana, dovette riparare in esilio nell'Oriente greco, facendosi onore come medico. Tra le sue pubblicazioni vi sono numerosi saggi e trattati sulla medicina civile e l'igiene sociale, ma anche sulla prevenzione e contro gli abusi di alcool e fumo.dettagli
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1869Il gabinetto di consultazioni magnetiche del prof. D'AmicoIl prof. Pietro D'Amico fonda in via Ugo Bassi 29 un gabinetto di consultazioni magnetiche. Si avvale della moglie Anna Bonazinga, “celebre sonnambula”, per dare "con esito" consulti per malattie o per affari. I primi possono essere richiesti anche per corrispondenza, inviando “una lettera franca con due capelli” e un vaglia di L. 5,20 (L. 5, 25 dall'estero). Per i consulti d’affari, alla domanda “su cui devesi interrogare la magnetizzata”, vanno accompagnati "le iniziali o il nome della persona" oggetto del consulto, assieme a 5,20 lire (6 per l'estero) in lettera raccomandata. Seguace del libero pensiero, il professore pubblica “La Salute. Gazzetta magnetica“ (poi "Gazzetta magnetico-scientifica"), bollettino della Società magnetica d'Italia e dirige anche il giornale “L‘Eco dell‘operaio“. la sua Guida teorico-pratica al magnetismo animale contiene oltre 200 ricette mediche “dettate nel sonno magnetico dalla sonnambula Anna”. A chi gli contesta di “veder lucciole per lanterne” risponde così: "se amate non di convincervi ma di avere un'idea del magnetismo vi faccio calde preghiere di volermi onorare della vostra presenza e qualora nel mio agire troverete la più minima falsità lascio a voi dire quanto vi aggrada sul conto della mia Consorte sonnambula". L’attività più che trentennale dei coniugni D’Amico acquisterà “meritata fama” - anche nelle principali città d‘America - per le tante guarigioni ottenute. In una pubblicità contenuta ne “La luna. Giornale lunatico illustrato“, saranno elencati “una infinità di mali” curati dalla chiaroveggente Anna e un lungo elenco di attestati di guarigione.dettagli
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7 gennaio 1869I moti contadini del macinatoIl 1° gennaio entra in vigore l’imposta sulla macinazione dei cereali varata dal governo per giungere al pareggio di bilancio: 1 lira in più per ogni quintale di grano, 2 lire per ogni quintale di granturco. La riscossione è affidata ai mugnai, dopo aver verificato con un apposito misuratore la quantità di grani macinati. Il giornale “L'Amico del Popolo” parla di “balzello della fame”. In molti paesi emiliani si scatenano proteste e si hanno scontri di manifestanti con l'esercito. Nei borghi di campagna le campane delle parrocchie suonano a raccolta. Migliaia di "villici" invadono i municipi e mettono tutto "a ruba e a fuoco". Sembrano di nuovo le rivolte degli “insorgenti” del periodo napoleonico. I pensieri e i desideri dei ribelli “volgono al passato e ripongono nel passato un sogno di felicità che ancora sono incapaci di concepire per l'avvenire” (Zangheri) Il generale Raffaele Cadorna riceve pieni poteri per riportare ovunque l’ordine e la legalità e agisce con fermezza ed energia. Tra le misure messe in campo vi è anche quella di far staccare i battacchi dalle campane, che hanno fatto sentire il loro suono “sinistro e grave” fin sugli spalti delle mura di Bologna. Il 3 e 4 gennaio ci sono agitazioni in molti comuni della provincia di Bologna: a Camugnano, Serravalle, Praduro e Sasso, Castel d’Aiano, Tavernola, Castiglione, Lizzano, Pianoro, Budrio e Minerbio. A Medicina “giovani e coraggiosi” penetrano nel campanile e suonano le campane a distesa. Una massa di contadini inferociti e armati si raduna contro le nuove tasse. A Castenaso tremila contadini impongono la riapertura dei mulini. Tumulti si verificano a Santa Maria in Duno, Castel Maggiore, Molinella, Ozzano e San Lazzaro. Il 5 gennaio a Castel San Pietro sono uccisi quattro manifestanti. I contadini di Minerbio, Baricella, Altedo, Malalbergo si concentrano e marciano verso il mulino di Bentivoglio. Le proteste continuano anche nei giorni successivi. A San Pietro in Casale le truppe sono accolte a fucilate. Il 6 gennaio i contadini ottengono la riapertura dei mulini di Caprara sopra Panico, Bagni della Porretta, Casio e Casola, Savigno, Camugnano, Pian del Voglio. Il 7 gennaio ci sono manifestazioni a Sala Bolognese, Padulle, Sant’Agata, Bazzano, Castel d’Argile, Crespellano, Calcara. Ad Anzola i contadini picchettano i mulini del capoluogo e quelli del marchese Guidotti a Lavino. A Trebbo di Reno costringono il mugnaio a macinare. Manifestanti inferociti invadono il municipio di Pieve di Cento e bruciano i registri dell’anagrafe. I tumulti sono particolarmente violenti a San Giovanni in Persiceto: al grido di "abbasso il macinato, abbasso il re, viva Pio IX", fin dall'alba gruppi di campagnoli "ben coperti con mantelle di panno" muovono verso il paese dalle borgate di Zenerigolo, Lorenzatico, Budrie, Tivoli, Martignone, Amola in piano. Si parla di oltre 4.000 persone armate di fucili da caccia e attrezzi agricoli. Vengono devastati gli uffici comunali e anche alcune dimore private. Gravi danni si registrano all’archivio della Partecipanza, dove sono conservati documenti risalenti a Matilde di Canossa. Il paese è riportato all’ordine con un assalto di bersaglieri. Si contano diversi morti e feriti e molti ribelli vengono catturati. Più di 60 dei 189 arrestati saranno condannati a pene detentive. Altre manifestazioni si svolgono l’8 gennaio a Sant’Agata e l’11 a Casalecchio di Reno. Nello stesso giorno a Pianoro scendono in piazza circa 150 donne per protestare contro la tassa sul macinato. Si grida “Vogliamo macinare e non vogliamo pagare la tassa, vogliamo aperti i molini oggi stesso perché siamo per morire di fame noi coi figli nostri, altrimenti saremo costrette a fare dei passi inconvenienti per la nostra compromissione”. I soldati intervengono ovunque con durezza: a Pian del Voglio si contano cinque morti tra i dimostranti. Nelle provincie di Bologna, Parma e Reggio è proclamato lo stato d'assedio. Nel circondario di Bologna sono arrestate 1.127 persone, per la maggior parte braccianti e mezzadri. In tutta l'Emilia saranno celebrati 129 processi, con 2.226 imputati. Di fronte all'incendio delle campagne, la città di Bologna e gli altri maggiori centri emiliani non si muovono. I democratici e i repubblicani non compiono alcun tentativo di collegare le agitazioni contadine con moti operai urbani. Anche il prefetto testimonia l'estraneità del partito garibaldino, che "non prevedeva e non osava sperare" una tale sommossa. Risale a questo periodo l'epiteto "Bologna carogna", dato alla città dalla gente del contado. La tassa sul macinato è criticata da più parti e sorgono dubbi anche sui vantaggi della tanto sospirata unità nazionale. Persino Giuseppe Verdi, vera e propria colonna sonora del Risorgimento, commenta gli eventi con queste parole: “Ora che siamo uniti siamo rovinati”.dettagli
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3 febbraio 1869Il burattinaio Filippo CuccoliIl celebre burattinaio Filippo Cuccoli (1806-1872) apre le feste del carnevale bolognese nei panni del Dottor Balanzone, “re del Carenval di Ptrunian” (re del carnevale dei Petroniani). Oltre che del Dottore, egli è un eccellente interprete di Sandrone - Sandron Piviron dal bosch per dsotta da Modna -. Per la serata d'onore di questa maschera modenese, le fa fare l'ascensione della fune, al modo del celebre acrobatico Blondin o dei funamboli che un tempo attraversavano piazza Maggiore sulla corda. La gente, pigiata fin sulle scale di San Petronio, assiste al precario viaggio del burattino che, tirato con carrucole dal palazzo del Podestà, raggiunge il portico delle Fioraie sotto il palazzo dei Banchi, tra un tripudio di fuochi d'artificio. Un tempo Filippo faceva il banditore per il Municipio, uscendo dal portone del Palazzo a suon di tromba e gridando i bandi con la sua voce stentorea. Dal 1830 opera assieme ad Andrea Ludergnani come burattinaio in Piazza Maggiore con il suo modesto "casotto" legato ad uno degli anelli appesi ai pilastri del portico del Podestà. E' capace di impersonare tutte le maschere più celebri della commedia dell'arte, da Spadaccio a Fighett, da Flemma a Tartaglia, dal Dottore a Sganapino (Sganappein). Ogni giorno mette in scena tre diverse rappresentazioni: alla mattina vicino alla cancellata del Nettuno, al pomeriggio davanti al Palazzo del Podestà, alla sera (e d'inverno anche di giorno) sotto il Voltone del medesimo. Il Pandolfini ricorda che Il Voltone non era illuminato che dai due modesti lumi posti davanti alla bocca d'opera del casotto. Attorno alle file di seggiole che erano i posti distinti, stava il pubblico in piedi che si stringeva a ferro di cavallo. Una torma di monelli si stringeva fin sotto il teatrino ... Il vecchio burattinaio è anche solito predire la buona sorte ai contadini, che fanno ressa intorno al suo teatrino, per mezzo di un “diavoletto di Cartesio” (uno strumento scientifico di norma usato per la misurazione della pressione dei liquidi). Gli si attribuiscono, inoltre, numerose satire contro il governo pontificio. "Finire nel panierone di Cuccoli" indica, anche dopo l'Unità, la caduta in disgrazia dei politici.dettagli
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4 febbraio 1869Straordinario corso mascheratoIl corso mascherato, che quest’anno è molto ricco, coinvolge tutta la città. Il 4 febbraio, nel pomeriggio, uno sparo di artiglieria annuncia l'ingresso di Balanzone, re del Carnevale, su un maestoso cocchio dorato un tempo appartenuto al cardinale Oppizzoni. Al seguito vi sono altre carrozze di gala con le principali maschere italiane. La maschera di Balanzone è impersonata dal burattinaio Filippo Cuccoli (1806-1872), che alla sera interviene con la sua corte al veglione mascherato che si tiene al Teatro del Corso. In piazza Santa Tecla è eretto il Ponte del Balanzone, simile a un anfiteatro. E' riservato, oltre che al re della festa, a chi possiede biglietti a pagamento. Nei giorni seguenti si balla fino a tardi nella piazza del Pavaglione. Il 9 febbraio, ultimo giorno di festa, entra da porta Santo Stefano un carro colossale, tirato da cavalli mascherati da draghi, che raffigura le streghe di Benevento. Uno stuolo di megere dipinte di verde e nero danzano tra draghi e serpenti attorno a un albero piantato in mezzo al carro e recitano questi versi: O pubblico inclitole streghe a congressoanch'esse convivononel mondo in progresso.dettagli
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14 febbraio 1869A Imola la "rivolta delle carrozze"Il 14 febbraio, prima domenica di quaresima, una grave sommossa popolare sconvolge Imola. Grida sediziose partono da alcuni giovani artigiani che scorazzano per la città in carrozza. Sarà perciò ricordata come la “rivolta delle carrozze”. La tensione giunge al colmo quando la folla “eccitatissima” giunge a confronto con due compagnie di granatieri. La strage viene evitata dall'intervento deciso del sindaco Giovanni Codronchi Argeli (1841-1907), che per questo riceverà la croce di Cavaliere. I numerosi arresti seguiti alla rivolta gli procureranno, però, anche l'ostilità dei democratici.dettagli
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23 marzo 1869La "Petite Messe Solennelle" di Rossini al ComunaleAl Teatro Comunale è rappresentata - per la prima volta in Italia in versione orchestrale - la Petite Messe Solennelle, rara opera dell'ultimo periodo di Gioachino Rossini (1792-1868). E’ stata scritta dal maestro nel 1863 per canto accompagnato da pianoforte e harmonium. Venne eseguita per la prima volta il 24 aprile 1865 nel palazzo del conte Pillet Wil. In versione strumentale ha debuttato al Teatro Italiano di Parigi la sera del 28 febbraio 1869. Al Comunale è diretta da Emanuele Muzio (1821-1890), compositore molto vicino a Verdi, costretto nella preparazione a superare diversi ostacoli: la partitura è arrivata in ritardo e con molti errori, il tenore si è ammalato, il coro appare inadeguato. L'esecuzione della Petite Messe a Bologna, divenuta roccaforte della musica “tedesca“, assume il significato particolare di celebrazione del passato musicale italiano. Secondo un giornale locale, di fronte al genio di Rossini gli stranieri "sono costretti a genuflettersi con rispetto".dettagli
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14 aprile 1869L'obolo della Gioventù cattolicaIl 14 aprile nella sala delle carte geografiche del Vaticano Giovanni Acquaderni presenta a Pio IX l'obolo raccolto dalla Gioventù cattolica: si tratta di 60.000 napoleoni d'oro, raccolti in un cofanetto artistico, al cui interno è inciso il motto "Tu es Pastor bonus". Il presidente della Società, fondata a Bologna nel 1867, pronuncia di fronte al Santo Padre un alato discorso: La immensa maggioranza degli italiani è piena di fede in Cristo Dio, che voi rappresentate visibilmente sulla terra, nella Chiesa cattolica alle vostre cure commessa; e crede, come noi, che voi siete Pietro, che gli oracoli vostri sono infallibili, che l'autorità vostra è suprema. Il Papa replica: "Noi dobbiamo combattere assieme l'errore ... e Noi vi accompagneremo al combattimento, alla lotta, ai trionfi e staremo sempre ai vostri fianchi".dettagli
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25 maggio 1869L'Opera della redenzione dei chierici poveri dalla leva militareMentre è ancora in corso l'iter della legge (n. 5097) che abolisce la possibilità dei vescovi di esentare i chierici dal servizio di leva - in questo periodo fissato a cinque anni - il mondo cattolico militante cerca strumenti per diminuirne il numero dei religiosi coscritti o per accorciare la durata della ferma. L'impatto della leva - per giunta a favore di uno Stato "usurpatore" dei diritti della Chiesa - appare molto grave sui seminaristi: occorre usare le armi e affrontare la caserma, vista come un mondo moralmente corrotto, esposto a idee sovversive e a comportamenti peccaminosi, dove è quasi impossibile eseguire le pratiche religiose. Il 25 maggio - due giorni prima della promulgazione della legge - il Consiglio superiore della Società della Gioventù cattolica si raduna a Bologna per nominare il Comitato centrale dell'Opera della redenzione dei chierici poveri dalla leva militare. Il giorno seguente, dopo aver sottoposto al Consiglio lo Statuto, il Comitato tiene la prima riunione e vota come presidente l'avvocato Giulio Cesare Fangarezzi (1815-1871). Giambattista Casoni (1830-1919), altro membro autorevole del cattolicesimo intransigente, è nominato presidente del comitato diocesano bolognese. Posta sotto il patrocinio di San Carlo Borromeo, l'Opera ha come scopo principale "venire in soccorso ai chierici poveri per liberarli dal servizio militare, perché non vengano meno gli operai nella vigna del Signore". I Comitati diocesani raccolgono sottoscrizioni e offerte con l'aiuto di "Commissioni di pie e zelanti Dame". Il 12 giugno papa Pio IX, approvando l'iniziativa dei "valenti e piissimi Bolognesi promotori" contro il "nefando attentato [...] a danno della personale immunità del Clero", concede all'Opera l'indulgenza plenaria in occasione di alcune feste religiose.dettagli
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6 giugno 1869Elezione di Giuseppe CeneriSi vota per il 1° collegio elettorale di Bologna, occupato dal deputato Marco Minghetti. Poiché questi è stato nominato ministro dell'Agricoltura, è necessario rivotare per la conferma in parlamento. Minghetti trova questa volta una notevole concorrenza nell'avvocato Giuseppe Ceneri (1827-1898), professore di Diritto romano all’Università di Bologna, sostenuto dai repubblicani, ma anche dalla Giunta comunale e dalla Camera di Commercio. Ceneri è stato clericale fino al 1859 e ha seduto in consiglio comunale prima dell’Unità. Nel 1859 è stato deputato all’Assemblea delle Romagne. Nel 1867 è passato dai liberali moderati alla sinistra democratica. Nello stesso anno è divenuto presidente dell’Unione Democratica ed è stato relatore al Congresso pacifista di Ginevra. Massone e seguace di Garibaldi, parteciperà come volontario alla campagna nell’Agro romano. Il 30 maggio ha luogo il primo turno elettorale, che vede prevalere Ceneri con 487 voti contro 440. Nonostante l'impegno del Comitato Pizzardi, che sostiene Minghetti, il leader radicale prevale anche nella seconda votazione, il 6 giugno, per 649 voti contro 564. Il voto bolognese è letto come una sorta di protesta contro il sistema finanziario e amministrativo collegato al nome del leader liberale conservatore. Per la sera del 6 giugno gli studenti universitari preparano un festeggiamento a Ceneri, che sarà tuttavia impedito dal generale Cosenz, comandante di piazza, d'accordo con il Prefetto.dettagli
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25 giugno 1869Terremoto nella media Valle del RenoAlle 2,57 - per altre fonti alle 13,58 - un forte terremoto di 5,43 mw colpisce la media valle del Reno. L'epicentro è a Villa d'Aiano, sull'Appennino tra Marzabotto e Vergato. Si registrano gravi danni a Marzabotto, Vergato, Zocca, dove rovinano “alcune casipole”, “con perdita di persone”. A Castel di Casio vengono atterrati “sette cammini; diversi tratti di muri esterni, di case, e parte dell'antichissima Torre comunale”. Nel plebanato di Caprara sopra Panico è danneggiata la canonica e “la casa colonica del beneficio” della parrocchia di S. Maria di Casaglia. Rovinano diverse case, seppellendo due persone. Il sisma è avvertito in gran parte del centro e del nord Italia. A Bologna si sente “tanto fortemente”, senza che tuttavia si abbiano “a lamentare disgrazie”. La terra trema fortissimo a Modena - dove cadono anche alcuni camini - e a Firenze; parecchio anche a Parma. Una debole scossa è sentita a Verona, più forte a Vicenza.dettagli
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25 luglio 1869Il Partito degli Azzurri vince le elezioniIl Partito degli Azzurri, espressione di una coalizione di forze progressiste, vince le elezioni amministrative. Il comitato "Galvani", guidato da Camillo Casarini, approfitta anche di una vivace polemica giornalistica lanciata dal "Monitore" di Franco Mistrali contro i minghettiani. Il Consiglio comunale rinnova radicalmente la sua rappresentanza: dei 60 eletti solo 20 risultano riconfermati e solo 14 appartengono a quella consorteria di nobili e possidenti, che ha governato la città dopo l'annessione. Il nuovo ceto politico è costituito da industriali, commercianti, professionisti, professori universitari e soprattutto medici, capaci di sottoporre con insistenza all'attenzione del Consiglio la questione igienica, da cui la città è afflitta. La nuova coalizione propone la riforma del Regolamento degli impiegati municipali, la riorganizzazione della biblioteca comunale, la promozione degli scavi archeologici alla Certosa. E' fautrice della laicità delle istituzioni e dell'apertura alle nuove realtà associative, quali la Società Operaia e quella Artigiana. Emergono personalità attinte soprattutto dal mondo universitario, appartenenti alla Società Democratica (o Unione Democratica) e alla risorta Massoneria bolognese: Quirico Filopanti, Giosuè Carducci, Pietro Loreta, Giuseppe Ceneri, Enrico Panzacchi. Nell'aprile 1870 sarà nominato sindaco Camillo Casarini, già componente della Giunta provvisoria del 1859 e poi deputato al parlamento del Regno. La maggioranza consigliare bolognese appare come un caso anomalo sul piano nazionale, dove domina la Destra liberale.dettagli
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8 agosto 1869Via dei Vetturini intitolata a Ugo BassiCon una grande festa di popolo la centralissima via dei Vetturini è intitolata a Ugo Bassi, nell'anniversario della sua morte. Giosue Carducci compone per l'occasione un sonetto commemorativo, che viene affisso in grandi fogli volanti sui muri della città: Di ghirlande votive or questa vianel solenne suo dì Bologna adombrad'un prete sconsacrato all'alma pia L'eroico frate barnabita era solito fermarsi in un albergo di via dei Vetturini, il San Marco, che era di proprietà della sorella. Anche Garibaldi vi fu ospite più volte.dettagli
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24 agosto 1869Tombe etrusche alla CertosaL'ingegnere Antonio Zannoni (1833-1910), capo dell'Ufficio Tecnico del Comune, durante lavori di risistemazione nel cimitero della Certosa, trova una cista di bronzo in un pozzo di ciottoli al di sotto del chiostro delle Madonne. E' l'avvio della riscoperta archeologica di Felsina, la città più importante dell'Etruria padana, finora immersa nella "densa caligine del tempo". Nei mesi successivi sono rinvenute nei dintorni 421 tombe etrusche ricche di suppellettili, tra cui la celebre Situla della Certosa. Lo scavo è effettuato tra il 1869 e il 1873 con metodi innovativi e grande rigore scientifico. Una buona parte dei reperti costituiranno, assieme alla collezione Palagi, il nucleo iniziale del nuovo museo civico archeologico. Le ricerche di Zannoni saranno presentate con grande successo al Congresso internazionale di Archeologia e Antropologia Presistorica del 1871 e l'ammirazione sarà tale, da far dire all'illustre antropologo tedesco Wirchov che "non si vide mai nulla di più bello dal punto di vista preistorico" degli scavi della Certosa.dettagli
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settembre 1869La mostra Agricola-IndustrialeNello stabilimento Manservisi e nei prati circostanti, accanto ai giardini della Montagnola, apre a settembre la Mostra Agricola-Industriale, esposizione di macchinari tecnici, mobili, carrozze, tessuti e specialità gastronomiche, progettata per sottolineare il forte legame tra agricoltura e industria nel mondo moderno. La mostra è introdotta da un arco trionfale: da esso corre un ampio viale, lungo il quale si alternano aiuole fiorite e pennoni imbandierati, "su cui grandi cartelli ricordano con bel pensiero i premiati bolognesi alle Esposizioni straniere". Dominano i prodotti agricoli dei grandi proprietari terrieri e le macchine dell'Officina Calzoni, fonditore di ghisa, e dell'Officina De Morsier, esposte sotto due tettoie, mentre altre tettoie accolgono il bestiame e altri strumenti e macchine rurali. Vi sono inoltre i prodotti di piccole prestigiose ditte artigianali: dal curaçao di Buton alla cioccolata di Majani, dalle ceramiche Minghetti ai ferri chirurgici della ditta Lollini, dalle candele di Giuseppe Malmusi alle sete di Carlo Antonio Dondi. Alessandro Forni presenta il suo metodo innovativo per l'inscatolamento dei salumi, testato durante un viaggio in nave fino al Canale di Suez. Cornelio Meotti, industriale tintore, ha ricavato dalla pianta di ginestra un filo robusto, che sta tra la canapa e la seta. Francesco Guadagnini espone un olio estratto dalle arachidi. Nella grande sala, che raccoglie i prodotti della prima categoria, fa bella mostra una carta geologica dell'Appennino, disegnata dal conte Giuseppe Scarabelli di Imola, mentre uno stemma di Bologna è composto con piante e fiori dal giardiniere Luigi Costetti. Tra i prodotti fotografici spiccano alcune vedute prospettiche di grandi dimensioni, ottenute da E. Anriot con obiettivi perfezionati. E' segnalata anche la Società Fotografica Bolognese e i fotografi Angelo Sorgato e Giulio Gamberini. Durante l'Esposizione, il celebre fisico Antonio Pacinotti (1841-1912), insegnante all'istituto tecnico, eseguirà una pubblica prova di trasporto dell'energia con macchine magneto-elettriche. Il 19 dicembre, nell'aula magna dell'Accademia di Belle Arti, si terranno le premiazioni della Mostra, "fra le armonie della banda municipale".dettagli
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24 settembre 1869Secondo Congresso Tipografico ItalianoIl 20 settembre nella Sala del Liceo Galvani è inaugurata la prima Mostra di Lavori tipografici e arti affini. Spiccano alcune elegantissime pubblicazioni dei fratelli Merlani. Il 24 settembre, sempre al Galvani, sotto la presidenza di Giovanni Azeglio, si apre il Secondo Congresso tipografico italiano. Vengono trattati argomenti molto delicati, quali l'ammissione degli apprendisti nelle tipografie, la soppressione delle tipografie nelle carceri, la tariffa unica. Per l'occasione viene coniata una medaglia commemorativa, con lo scudo felsineo da un lato e una macchina tipografica dall'altro. Sono distribuiti premi a editori e operai compositori. Tra le aziende premiate vi sono la fonderia di caratteri bolognese di Adriano Amoretti (1838-1888) e la celebre casa editrice Pomba di Torino. Al pomeriggio i circa duecento congressisti partecipano a un banchetto all'hotel Brun offerto dagli operai tipografi bolognesi e accompagnato da una banda musicale. Alla sera gli stessi sono accolti nella villa dei Fratelli Merlani, dove si svolge una memorabile festa campestre. L'assise si onora della presenza di Giosue Carducci, che per l'occasione compone la poesia La Stampa e la Riforma: Credo — diceasi; e, come fiere in lustre,Sonnecchiando giacean nel chiostro neroCodici immani, e il tardo augel palustrePorgea la penna al fulmine del vero. Penso — si disse; e dritta in piè l’industreArte die’ di metalli ali a ’l pensiero,E ad ogni scoter d’ala uscía d’illustreGuerra dal torchio il libro messaggero. Ed esce e vola, e al monte e al pian ragionaIl piccol libro; e in fier sassone metroE latin l’alta sfida a Roma intona. Vola; e per l’aere ancor da’ roghi tetroAl Zuiderzée che lieto i lidi intronaGitta di Carlo quinto e spada e scetro. Salvatore Muzzi pubblica invece il saggio storico La stampa in Bologna.dettagli
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28 ottobre 1869Le cliniche universitarie trasferite al Sant'OrsolaIl trasferimento del reparto dei "dementi" consente lo spostamento nell'ex convento di Sant'Orsola, presso porta San Vitale, delle cliniche universitarie, prima ospitate nell'antico Ospedale Azzolini (o della Maddalena), aperto dal 1705 a porta san Donato. Il 9 dicembre sono inaugurate dal Prefetto e dal Rettore, davanti a numerosi professori e studenti. Il prof. Luigi Concato, nella sua "elegante prolusione", esalta il metodo sperimentale. Il vecchio Ospedale degli Incurabili si avvia a diventare un moderno Policlinico universitario, mentre l'Azzolini sarà destinato nel 1871 a Museo d'Antropologia e Archeologia in occasione del Congresso internazionale di Scienze Preistoriche. Alla Clinica Chirurgica, alla Chirurgia Teoretica (poi Patologia Chirurgica) e alla Clinica Medica si affiancheranno di lì a poco la Clinica Ostetrico-ginecologica (1860), quella Dermosifilopatica (1860) e l'Oculistica (1863). Alcuni anni dopo, nell'area del Sant'Orsola, si insedieranno anche la Patologia Speciale Chirurgica (1879) e la Clinica Pediatrica (1899). La convenzione fra l'Università e l'Amministrazione Centrale Ospedaliera del 1869 stabilisce un criterio chiaro per l'attribuzione delle urgenze ai due principali ospedali cittadini, il Maggiore e il Sant'Orsola. Da questo momento la scelta sarà basata rigorosamente sulla divisione del territorio cittadino in due parti, a est o a ovest dell'asse stradale via D'Azeglio-via Galliera.dettagli
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8 novembre 1869Il piano delle scuole di Enrico PanzacchiL'Amministrazione comunale promuove, su iniziativa dell'Assessore alla pubblica istruzione Enrico Panzacchi (1840-1904), una riforma del sistema scolastico, che anticipa, in ambito locale, la legge Coppino (15 luglio 1877). Essa sancisce l'obbligo scolastico e la separazione dell'istruzione in inferiore e superiore. Il corso inferiore, o popolare, dura tre anni. L'insegnamento è limitato al "puro necessario in relazione ai bisogni comuni a tutte indistintamente le classi della società". Quello superiore, di due anni, è considerato un avviamento agli studi secondari "per giovanetti più benevisi alla sorte" ed è subordinato a un rigoroso esame. L'alternativa è la frequenza biennale di una scuola serale (festiva per le fanciulle), separata da quella per adulti. Nelle scuole suburbane vengono create classi preparatorie, o asili, informate in parte ai metodi froebeliani. La proposta di riforma Panzacchi sarà dibattuta in tre arroventate sedute del Consiglio. La discussione riguarderà l'età di ammissione, la gratuità, gli stipendi degli insegnanti e soprattutto l'istruzione religiosa, che Quirico Filopanti proporrà di abolire nella seduta del 19 novembre. Il 22 novembre 1870 il primo Piano organico delle civiche scuole elementari di Bologna è approvato, pur se non all'unanimità. La riforma sottopone le scuole all’Assessorato di pubblica istruzione. E’ istituito un Ispettorato con l’incarico di sorvegliare l’operato dei maestri e assicurare “il buon esito dell’insegnamento”. I primi due ispettori nominati sono Raffaele Belluzzi (1839-1903) e Giuseppe Bignami (1838-1918), patrioti da tempo impegnati nell‘ambito dell‘istruzione popolare.dettagli
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15 novembre 1869Il giornale "Il Popolo"Viene fondato il giornale “Il Popolo”, promosso da democratici e repubblicani della città di Bologna e della Romagna. Da Caprera giunge al nuovo periodico anche l'appoggio di Garibaldi, che si dice fiero di “appartenere a cotesta schiera di luminari”. I redattori si propongono di "dirigere quotidianamente una parola franca, onesta, disinteressata" al popolo contro il sistema affaristico che viene affermandosi. Deciso a continuare l'opera de "L'Amico del Popolo", perseguitato dalla censura, anche questo giornale dovrà cessare l'attività per lo stesso motivo dopo 71 numeri. Tra i più noti collaboratori avrà Aurelio Saffi, Giuseppe Ceneri, Federico Campanella, Quirico Filopanti. Nei primi numeri vengono pubblicati, in appendice, i riassunti delle lezioni di Giosue Carducci. Nel numero 24 è ristampato il suo Inno a Satana, con lo pseudonimo di Enotrio Romano.dettagli
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8 dicembre 1869Carducci e l' "Inno a Satana"Nel giorno dell'apertura del Concilio Vaticano I, il giornale “Il Popolo”, per volontà di Ermete Bordoni, fa pubblicare l' Inno a Satana, componimento poetico violentemente anticlericale scritto alcuni anni prima da Giosue Carducci sotto lo pseudonimo di Enotrio Romano. Esso provoca immediatamente feroci e diffuse polemiche. Amico del poeta e vicino alle sue posizioni ideali e politiche, Quirico Filopanti giudica l'Inno antidemocratico nella forma, poichè "il popolo non ne comprenderà una decima parte", ma anche nella sostanza, poiché divinizza il principio del Male. Carducci gli risponde chiarendo di aver voluto rappresentare valori laici e libertari: "Satana è il pensiero che vola, Satana è la scienza che esperimenta, Satana è il cuore che avvampa, Satana la fronte su cui è scritto: Non mi abbasso". Dopo la pubblicazione del componimento si infiamma ancor più lo scontro tra la parte politica democratica e libertaria rappresentata dalla cultura riformista universitaria e quella cattolico-reazionaria raccolta attorno al giornale "L'Ancora".dettagli
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26 dicembre 1869Muore il pittore Andrea BesteghiMuore il pittore Andrea Besteghi (1817-1869). Da giovane mostrò una spiccata inclinazione artistica e fu avviato da Francesco Spagnoli, professore d'incisione, a studi regolari presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna. Fin dalle prime esposizioni si impose come valente disegnatore e litografo e si distinse come ritrattista. Accanto alle lezioni accademiche di Clemente Alberi (1803-1864) e Napoleone Angiolini (1797-1871), artisti ancora legati alla tradizione settecentesca, frequentò lo studio di Vincenzo Rasori (1793-1863), che lo consigliò di andare a Firenze a studiare con Giuseppe Bezzuoli (1784-1855). Da qui nel 1844 inviò a Bologna il dipinto con Pandolfo Collenuccio, letterato pesarese, nell’atto che gli viene intimata la sentenza di morte, presente la sua famiglia, che ottenne il premio grande dell'Accademia. Dopo alcuni anni trascorsi a Firenze tornò a Bologna dove raggiunse una certa fama con opere a soggetto storico ed ottenne numerose committenze da famiglie dell'aristocrazia cittadina. Si dedicò anche alla decorazione: intervenne con altri artisti nei palazzi Malvezzi e Spada, nella chiesa di San Marino di Bentivoglio. Sul soffitto del teatro Galli di Rimini dipinse le Ore, i segni dello Zodiaco e alcuni ritratti di autori drammatici. Nel 1858 assieme a Luigi Samoggia, fu invitato da Gioachino Rossini a decorare la sua residenza di Passy, vicino a Parigi. Nello stesso anno fu nominato professore di disegno e figura presso l’Accademia di Ravenna, di cui dal 1864 divenne direttore.dettagli