La Società del Duttour Balanzon e il carnevale
E’ costituita la Società del Duttour Balanzon, una congrega di buontemponi che si incarica di rinverdire le tradizionali pubbliche feste a Bologna.
Ha il compito di promuovere “i pubblici divertimenti carnevaleschi, favorendo il Commercio e l’Industria, cooperando anche a pubblica beneficenza”.
Ne fanno parte illustri cittadini, come il pittore Luigi Busi, i conti Salina e Aria, il marchese Francesco Albergati Capacelli, da alcuni chiamato ironicamente “incapacelli”.
I carri mascherati partono ogni anno da porta Santo Stefano e sfilano per il centro fino a piazza VIII Agosto. Le giornate di giovedì e martedì grasso sono dedicate al gesso, la domenica al lancio di fiori e dolci.
Dalle tribune improvvisate tra gli archi dei portici e dalle finestre gremite, il pubblico festante assiste e partecipa al "corso del gesso", con lanci di polvere bianca confezionata in sacchi da 20 e 50 chili.
Questi tiri furibondi sono chiamati “spaluzzé” o “spalozzate”, da “palozz”, la pala di legno dei fornai. Ne rimane un ricordo di Alfredo Testoni:
“Vedemmo la popolazione di Bologna riversata nelle vie, coperta da capo a piedi di gesso, pigiata lungo via Farini, tenuta chiusa sotto i portici da corde tirate da una colonna all'altra ...”
Durante gli scontri a base di coriandoli di gesso i contendenti vestono camici bianchi e usano maschere di fil di ferro e ottone, simili a quelle degli schermidori, per proteggere il viso.
Anche lo scrittore Enrico Panzacchi parteciperà volentieri alle battaglie di gesso - condotte fino al “seppellimento” degli avversari - e una volta il giornale "La Patria" lo proclamerà "gladiatore del palozzo".
Nella piazza del Mercato e alla Montagnola vengono costruite grandi scenografie. Sono memorabili le sfilate del 1869 (Le Streghe di Benevento), del 1874 (Gli Etruschi) e quella del 1901 dove è ammirato un carro ideato da Nasica (Augusto Majani).
La maschera del dottor Balanzone è regista e sovrano dei carnevali fino al 1914. Tra i più osannati "balanzoni" sono i burattinai Filippo e Angelo Cuccoli.
“Resi incomodi pel getto sconveniente del gesso” i corsi mascherati verranno presto a noia ai cittadini di più elevata condizione e col tempo rimarranno un divertimento essenzialmente popolare.
- Paola Bignami, La cultura dello spettacolo a Bologna, in: ... E finalmente potremo dirci italiani. Bologna e le estinte Legazioni tra cultura e politica nazionale 1859-1911, a cura di Claudia Collina, Fiorenza Tarozzi, Bologna, Editrice Compositori - Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, 2011, pp. 232-233 (data cit.: 1868)
- Enrico Bottrigari, Cronaca di Bologna, a cura di Aldo Berselli, Bologna, Zanichelli, 1960-1962, vol. 3., p. 468
- Marina Calore, Bologna a teatro. L'Ottocento, Bologna, Guidicini e Rosa, 1982, p. 75
- Marco Caroli, Bologna caput mundi, Bologna, Centro Grafico Cooperativo, 1977, vol. 1., p.104
- Oreste Cenacchi (Chiunque), Vecchia Bologna. Echi e memorie, con prefazione di Giulio De Frenzi, Bologna, Zanichelli, 1926, p. 113
- Cent'anni fa Bologna. Angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, a cura di Otello Sangiorgi e Fiorenza Tarozzi, Bologna, Costa, 2000, pp. 222-225 (foto)
- Alessandro Cervellati, Storia dei burattini e burattinai bolognesi (Fagiolino & C.), Bologna, Cappelli, 1964, p. 27, 122, nota 2
- Tiziano Costa, Il tempo in cui visse Nasica. La "Belle Epoque" e dintorni, in: Augusto Majani Nasica 1867-1959. Pittore, illustratore e uomo di spirito, a cura di Alessandro Molinari Pradelli, Giancarlo Roversi, Antonio Storelli, Modena, F. C. Panini, 2002, p. 225
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- Alessandro Cervellati, Bologna al microscopio, Bologna, Edizioni aldine, 1950, vol. 2., p. 213
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- Athos Vianelli, Bologna in controluce. Storie e curiosità fra un secolo e l'altro, Bologna, Inchiostri, 2001, p. 170
- Athos Vianelli, Bologna tradizionale, Bologna, Guidicini e Rosa, 1978, pp. 106-107