Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi

Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.

1855

Il Caffè del Corso

Antico Caffè del Corso, Via Santo Stefano, 33 Bologna (BO)

Il Caffè del Corso è nato all'inizio dell'800 come piccola bettola frequentata dagli spettatori del vicino teatro.

Anche Giacomo Leopardi, durante il suo soggiorno bolognese, vi consumava quasi ogni giorno una colazione di cioccolata e biscotti.

Il locale viene ampliato e abbellito nel 1855 dal conduttore Francesco Malavolta e diventa un Caffè di prim'ordine, “luogo di geniale ritrovo per la migliore società di Bologna”.

Nella sala rossa stazionano i nottambuli bolognesi, ai quali si aggregano, dopo lo spettacolo serale, gli artisti drammatici che recitano al teatro del Corso o al Brunetti.

Un assiduo del Caffè è il conte Giuseppe Massei, "buono, affabile, distinto nei modi", così popolare che tutti lo chiamano "il conte Peppino". Amante del tiro al piccione e delle corse dei cavalli, non si rifiuta mai "a qualunque matta impresa".

Suo figlio, il conte Francesco, "sensata e cara persona", sarà presidente della Cooperativa Risanamento e animatore del Comitato per Bologna Storico Artistica.

Nel 1888, all'epoca dell'Esposizione Emiliana, il Caffè del Corso sarà di nuovo restaurato a spese del proprietario Augusto Zaniboni, con la collaborazione dei fratelli Alberto e Angiolo Bertolotti, decoratori famosi per l'allestimento a carnevale di bei carri mascherati.

La chiusura del locale avverrà nel 1925 "nella più completa indifferenza".

Approfondimenti
  • I caffè storici in Emilia-Romagna e Montefeltro, a cura di Giancarlo Roversi, Casalecchio di Reno, Grafis, 1994, pp. 102-105, 109, 117-120
  • F.I.L.D.I.S., Cenacoli a Bologna, Bologna, L. Parma, 1988, pp. 143-144
  • Guido Giannuzzi, Il caffè. Sociabilità e relazioni, in: Gioachino in Bologna. Mezzo secolo di società e cultura cittadina convissuto con Rossini e la sua musica, a cura di Jadranka Bentini e Piero Mioli, Bologna, Pendragon, 2018, p. 380
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