Sventata la partenza della guarnigione svizzera per Gaeta
La sera del 27 gennaio giunge da Gaeta un ordine imprecisato per la partenza della guarnigione svizzera stanziata a Bologna.
La decisione incontra la più fiera opposizione da parte di molti cittadini, dei membri della Guardia Civica e dei volontari del Battaglione Zambeccari, decisi a chiudere le porte della città e sobillare il popolo.
Il Preside Berti Pichat e alcuni notabili studiano il modo per convincere il generale Latour, mentre i circoli politici inviano suppliche alle truppe svizzere, affinché non si facciano strumento di una ormai probabile guerra civile.
Quirico Filopanti avvisa del "complotto" i patrioti romagnoli, che reagiscono prontamente. A Faenza vengono suonate le campane a stormo. Alcuni ufficiali sono messi in stato d'arresto.
I notabili bolognesi vedono nella presenza della milizia professionale degli Svizzeri, di provata esperienza militare, anche il modo migliore per scongiurare il pericolo dell'anarchia popolare.
Le loro pressioni varranno a convincere il generale Latour, che il 28 gennaio sospenderà l'ordine di partenza e il giorno successivo comunicherà di avere accolto il “voto unanime” della popolazione, ricordando anche le recenti battaglie nel Veneto per la causa italiana.
La guarnigione svizzera avrà quindi la consegna di riprendere il 30 giugno il consueto servizio di piazza.
- Enrico Bottrigari, Cronaca di Bologna, a cura di Aldo Berselli, Bologna, Zanichelli, 1960-1962, vol. 2., pp. 23-26
- Cospirazioni di Romagna e Bologna nelle memorie di Federico Comandini e di altri patrioti del tempo. 1831-1857, con documenti inediti, per cura di Alfredo Comandini, Bologna, Zanichelli, 1899, p. 108
- Giovanni Natali, I circoli politici bolognesi nel 1848-49, in: "Rassegna storica del Risorgimento", (1938), p. 217