Calma apparente
La mattina del 7 agosto due ufficiali e tre soldati di cavalleria austriaci oltrepassano porta San Felice e vanno al gran galoppo al Palazzo Pubblico, seguiti da “sonore fischiate”.
Alle 9 sfilano da Porta Maggiore due squadroni di cavalleria e si schierano in piazza Maggiore. Poco dopo però ripartono ed escono nuovamente dalla città. Forse non avevano ricevuto gli ordini di Welden. Altri soldati disarmati entrano alla spicciolata per fare acquisti, malvisti dai bolognesi.
Pattuglie di ricognitori ispezionano le colline di San Michele in Bosco e dell'Osservanza, alla ricerca di postazioni dominanti.
E' il contegno di alcuni ufficiali intervenuti in centro nel pomeriggio a suscitare lo sdegno dei cittadini: alcuni strisciano rumorosamente le spade per terra, nei caffè guardano la gente negli occhi, la provocano “con atti e con parole”, ordinano sorbetti tricolori.
Si scatena qualche parapiglia, ma per “il buon senso e la generosità dell'animo” dei bolognesi, non accade nulla di grave.
Il generale Welden, intervenuto ad un pranzo con i suoi ufficiali nel Grande Albergo (poi hotel Brun), torna in tutta fretta al suo quartier generale.
Alla sera pattuglie armate di Austriaci percorrono le strade, con la scusa di proteggere i loro ufficiali, mentre la Guardia Civica, per timore di una sommossa, è radunata nel Palazzo Pubblico.
Per il testimone Francesco Majani si conclude così un giorno di grande trepidazione, “di batti cuore, da augurarsi d'eser sepolti alla Certosa”.
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