Prime fotografie di Bologna
Piazza Maggiore e Piazza del Nettuno sono fotografate nel maggio 1846 da un colto viaggiatore inglese, il reverendo Richard Calvert Jones (1804-1877), legato all'entourage di William Henry Fox Talbot (1800-1877), uno degli inventori del procedimento fotografico.
I quattro negativi in carta cerata, impressionati da Calvert Jones durante il suo breve soggiorno bolognese, sono le prime immagini fotografiche di Bologna.
Tra le prime foto giunte a Bologna vi sono quelle di tipo naturalistico inviate tra il 1839 e il 1840 da Fox Talbot al prof. Antonio Bertoloni (1775-1869), docente dell'Università e fondatore dell'Orto botanico bolognese.
L'Album di disegni fotogenici del Bertoloni, raro incunabolo della fotografia europea, è ora conservato al Metropolitan Museum di New York.
L'esercizio della dagherrotipia è stato invece introdotto in città dagli operatori itineranti parigini Giuseppina Dubray e Claude Porraz, abili nell'eseguire ritratti fotografici di aristocratici signori.
Già nel 1843 Nicod Laplanche ha esposto all'Accademia sei dagherrotipi. Nel 1851 lo svizzero Béguin eseguirà ritratti e vedute della città.
![Calvert Richard Jones sulla destra con varie persone - By Llyfrgell Genedlaethol Cymru / The National Library of Wales from Wales/Cymru [Public domain], via Wikimedia Commons](https://assets.culturabologna.it/5eaa2547-7fb2-4df2-82e2-1fd55dc7ec6f-calvertjones-01.jpg/658e92357ddaf83a37526e47323880e7e339b4c0.jpg)
- Bologna perlustrata dai fotografi: 1846-2000, a cura di Angela Tromellini, in: Archivio Fotografico Cineteca Bologna, Bologna, Centro stampa del Comune, 2002, p. 7
- Fotografia & fotografi a Bologna, 1839-1900, a cura di Giuseppina Benassati, Angela Tromellini, Casalecchio di Reno, Grafis, 1992, pp. 38-39, 41-43, 73-74 (L'Album Bertoloni)
- Michael Gray, Il reverendo Calvert Jones in Italia, in: Fotografia & fotografi a Bologna, cit., pp. 69-70
- L'Italia d'argento. 1839-1859, storia del dagherrotipo in Italia, a cura di Maria Francesca Bonetti, Monica Maffioli, Firenze, Alinari, 2003, p. 219