Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1845L'educazione morale della donna secondo Caterina FranceschiL'editore Le Monnier pubblica il volume Dell'educazione morale della donna italiana, opera di Caterina Franceschi Ferrucci (1803-1881), che raccoglie osservazioni, consigli, pensieri dedicati alle donne. Caterina è originaria di Narni, ma dal 1827 si è stabilita a Bologna con il marito, professore all'Università, che ha poi seguito nell'esilio in Svizzera durante le persecuzioni contro i liberali. Donna "dottissima", esperta di letteratura classica, a Bologna ha frequentato, assieme a Giacomo Leopardi, il salotto di casa Tommasini. Fino alla morte il suo impegno sarà rivolto, tramite numerose pubblicazioni, all'educazione femminile.dettagli
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1845L'Ufficio di corrispondenza geografica di Annibale RanuzziAnnibale Ranuzzi (1810-1866), rampollo di una delle più importanti famiglie senatorie bolognesi, dopo l'esperienza della rivoluzione del 1831 - durante la quale, pur rimanendo cattolico fervente, ha maturato una profonda avversione per il potere temporale del papato - si dedica da autodidatta agli studi di geografia, che in città non hanno alcuna tradizione. In pochi anni diventa socio corrispondente della Reale Società Geografica di Londra e nel 1840 pubblica sugli Annali della Università bolognese un Saggio di Geografia pura, che riorganizza l'intera materia. Nello stesso anno fonda un'Associazione di Studi Geografici, che riunisce sessantanove studiosi. Il suo “Annuario Geografico Italiano” risale al 1844, mentre nel 1845 fonda a Bologna un Ufficio di corrispondenza geografica, che vuole essere il nucleo di una futura Società Geografica Nazionale, centro di raccolta degli studi e delle iniziative dei più insigni scienziati italiani. Un obiettivo che sarà realizzato a Firenze dopo l'Unità (1867). Membro del partito moderato costituzionale neoguelfo, Ranuzzi auspica l'adesione del papato alla causa italiana. Appoggerà quindi la guerra del Piemonte contro l'Austria. Nel 1847 sarà tra i fondatori della Guardia Civica e lavorerà per l'unificazione dei corpi volontari sotto il comando di un generale di Carlo Alberto. Dopo la fuga di Pio IX a Gaeta, con l'avv. Zanolini sarà tra i promotori di un movimento costituzionale con centro a Bologna, ma verrà imprigionato dal Governatore delle Legazioni. Nell'ultimo periodo della Restaurazione terrà le file tra i cospiratori delle Legazioni e gli esuli rifugiati in Piemonte. Nel 1859 sarà nominato Intendente della Provincia di Bologna e Deputato all'Assemblea costituente delle Romagne, presieduta dal Minghetti. In seguito continuerà la carriera di Prefetto.dettagli
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1845Sistemazione di via della BerlinaComincia il “totale ristauro” della via detta Berlina (poi via Alessandrini e via del Pallone), che unisce via delle Moline ai pubblici giardini della Montagnola, mettendo in comunicazione gran parte dei mulini che macinano il grano per la popolazione di Bologna. La strada è "così disastrosa e di così sregolata figurazione" che necessita un intervento urgente. La spesa è sostenuta in parte dal Municipio e in parte dagli abitanti del rione, che riconoscono questo lavoro "di pubblico e privato vantaggio".dettagli
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gennaio 1845Mosaici antichi nel cortile dell'ex Collegio MontaltoNel prato dell'ex Collegio Montalto, di proprietà di Gaetano Dozza, vengono scoperti due antichi pavimenti a mosaico risalenti, secondo gli archeologi, all'epoca di Augusto. Un altro mosaico con la raffigurazione di un Tritone che suona la tibia è stato rinvenuto nel 1831 presso Porta San Mamolo e trasportato in una sala al pianterreno dell'Archiginnasio. Il mosaici del Collegio Montalto rimarranno invece in loco: il proprietario tenterà di venderli, ma alla fine preferirà seppellirli di nuovo piuttosto che accettare l'offerta del Comune, ritenuta inadeguata.dettagli
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1845Restauri nel Palazzo del Governo e all'ArchiginnasioL'Ufficio d'Ornato del Municipio di Bologna promuove il restauro del Palazzo del Governo (o comunale) e dell'Archiginnasio, dove è prevista la sistemazione della biblioteca comunale. Il restauro della Sala Farnese è affidato a Napoleone Angiolini (1797-1871), professore di elementi di figura all'Accademia, coadiuvato da Antonio Muzzi (1815-1894) e Giuseppe Manfredini. Si deve a questi artisti l'assetto "eclettico" delle figure, in precedenza quasi totalmente cancellate e da essi ritoccate e "quasi rifatte". Nell'occasione, sulla parete di fondo viene trasferito il monumento a papa Alessandro VI, prima nella Sala degli Svizzeri. Sostituisce quello marmoreo a Paolo III, perduto nel periodo giacobino.dettagli
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1845Il convitto delle SordomuteDon Pietro Buffetti, parroco della SS. Trinità, e i conti Piriteo e Annibale Vincenzo Ranuzzi fondano un convitto, che si propone di raccogliere e istruire fanciulle sordomute provenienti da famiglie povere. A Giuseppina Maria e Anna Ranuzzi è dato l'incarico di educare le fanciulle, utilizzando "ogni moderna innovazione utile" all'insegnamento. Dal 1852 saranno affiancate da Luigia De Sperati, esperta delle tecniche di apprendimento per sordomuti. In un primo tempo l'attività si svolgerà nel palazzo dei conti. Nel 1857 sarà acquistato un ex convento di monache Servite in via della Braina, con grande orto annesso. Nella nuova casa appena restaurata, il 10 agosto di quell'anno sarà accolto, "con giubilo e festeggiamenti", papa Pio IX in visita a Bologna e nelle Legazioni. Nel 1890 l'Istituto diventerà Opera Pia. Sarà mantenuto con i sussidi dei comuni e della Provincia, con le offerte dei benefattori e con i proventi del lavoro delle educande.dettagli
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1 gennaio 1845Il Pio Istituto di Soccorso pei Medici e ChirurghiDal 1° gennaio, con l'approvazione dello statuto da parte dell'Arcivescovo cardinal Oppizzoni, ha vita legale il Pio Istituto di Soccorso pei Medici e Chirurghi della città e provincia di Bologna. Fin dal 1820 esisteva una Pia Unione di medici che soccorrevano "come meglio potevano" i colleghi indigenti. Dal 1841 iniziò ad operare anche una Unione dei chirurghi. Nel 1843 il dott. Luigi Mezzetti propose la fusione tra le due società. La sede del nuovo sodalizio è fissata presso la Società Medico-Chirurgica. Il primo statuto sarà riformato nel 1862. Allora verrà disposta una Cassa per soccorrere "quelli fra i soci che per età avanzata o per malattie o per altre disgrazie sono caduti in grande bisogno". I soci contribuiranno per una lira ogni mese. I soci perpetui pagheranno invece 200 lire in una sola volta e i soci benemeriti daranno almeno 500 lire. Le sovvenzioni saranno di due tipi: "temporarie" o "durevoli", le seconde simili a una pensione e destinate "ai vecchi, ed agli infermi di cronica e non sanabile malattia". Nel nuovo statuto sarà previsto che, in caso di scioglimento della società, la Cassa verrà impiegata "nel mantenimento di uno o più letti in qualche spedale di Bologna a vantaggio dei poveri Medici e Chirurghi infermi".dettagli
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1845"L'allievo del Pasinelli" al Teatro del CorsoNella stagione di primavera la Compagnia Rosa mette in scena al Teatro del Corso il dramma in cinque atti L'allievo del Pasinelli da Bologna di Luigi Chierici (1823-?), studente in medicina bolognese di soli ventidue anni e autore teatrale improvvisato. Lo spettacolo ottiene un enorme successo. Nel dramma il pittore bolognese Lorenzo Pasinelli (1629-1700) è solo un prestanome e l'azione non si svolge a Bologna. Ma tutto passa in secondo piano per la bravura degli attori della compagnia di Angelo Rosa: la prima attice Giovannina Rosa, il caratterista Gaetano Gattinelli, il Ventura, primo "fra gli amorosi e i primi attori". E anche gli altri spesso "portano all'entusiasmo" con una perfetta recitazione. Nel 1848 - prima di divenire un protagonista del Risorgimento e il divulgatore dell'Igiene sociale in Italia - Chierici darà da recitare al Teatro del Corso un'altro suo lavoro, intitolato I Colonna, il cui testo andrà poi perduto. Verrà interpretato dalla Drammatica Compagnia Etrusca, la stessa che più avanti sarà protagonista all'Arena del Sole nel celebre dramma di Agamennone Zappoli La memorabile vittoria dell'8 agosto 1848 nella Montagnola.dettagli
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12 gennaio 1845Giovanni Vicini muore in povertàL'avvocato Giovanni Vicini (1771-1845) muore in povertà a Massalombarda (RA), dove è confinato dal 29 agosto 1835. Laureato a Bologna in giurisprudenza, ha aderito alle idee di Napoleone. E' stato rappresentante di Cento ai congressi di Reggio Emilia e di Modena, poi è stato eletto segretario generale della Repubblica Cispadana. Durante la Repubblica Cisalpina ha ricoperto a Milano importanti incarichi e ha partecipato ai comizi di Lione. Con la Restaurazione si è tenuto lontano dalla politica, ma durante la "rivoluzione municipale" del 1831 è stato eletto a capo del Governo Provvisorio delle Provincie Unite. Dopo la resa di Ancona è fuggito in Francia. Al ritorno in Italia è stato relegato in Romagna, dove per mantenersi ha aperto uno studio di consulenza legale. Tra i praticanti ha avuto anche il futuro grande attore Gustavo Modena (1803-1861).dettagli
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febbraio 1845Cesare Masini eletto Segretario dell'Accademia di Belle ArtiCesare Masini (1812-1891) è eletto Segretario dell'Accademia di Belle Arti. Allievo del grande pittore fiorentino Giuseppe Bezzuoli, è stato insegnante di pittura storica a Perugia, oltre che artista e dilettante di poesia giocosa. La nomina è dovuta all'interessamento del cardinale Arcivescovo Oppizzoni e suscita a Bologna non poche resistenze e perplessità. Alla carica, da tempo vacante, di Presidente dell'Accademia è nominato il marchese Amico Ricci di Macerata, “devoto alla Corte romana”. Masini rimarrà segretario dell'Accademia fino al 1871. Sarà responsabile della netta chiusura dell'istituto felsineo verso ogni forma di novità poetica e stilistica. Si porrà come fedele difensore della tradizione classicista bolognese, dai Carracci a Reni, e strenuo oppositore del purismo e del romanticismo più acceso. La sua posizione antibarocca e antipurista emerge chiara nell'ode Su l'arte pittorica del 1838 e nella polemica del 1867 con Diego Martelli in difesa delle accademie.dettagli
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febbraio 1845L'ospizio Lanzarini per fanciulli "derelitti"Nel febbraio del 1845 padre Ignazio Lanzarini della compagnia dei Filippini - chiamato da Giambattista Casoni “il padre dei poveri, dei fanciulli e dei figli del popolo” - fonda in via Galliera, con l'aiuto della carità cittadina, un istituto per l'educazione dei bambini poveri. Eretto opera pia in forza del Decreto Arcivescovile del 3 dicembre 1854, sarà conosciuto come Pio Stabilimento dell'Immacolata Concezione di Maria, ovvero Opera dell'Immacolata (OPIMM). Esso ospita bambini poveri tra i sette e i dieci anni, "orfani o di genitori di mala condotta", con l'intento di educarli nelle arti e nei mestieri. L'istituto accoglierà anche gli orfani della Casa di San Camillo, dopo la partenza del suo benemerito istitutore, Carlo Mareggiani. Oltre alla scuola dei sacerdoti, l'ospizio dell'Immacolata contiene botteghe, dove i giovani "derelitti" imparano un mestiere e compiono lavori per diversi capi fabbrica, i quali in cambio "danno qualche cosa per la pigione degli opifizj e pel lavoro degli alunni". Nel corso degli anni l'istituto di padre Lanzarini diventerà soprattutto un orfanotrofio, con trenta-quaranta ragazzi residenti e, nonostante qualche contribuzione e lascito, verserà a lungo in gravi ristrettezze economiche. L'opera benefica dell'OPIMM continuerà, comunque, anche nel secolo seguente. Dal 1967, sotto la guida di don Saverio Aquilani (1926-2011), estenderà la sua attività ai ragazzi con disabilità mentale, avviandoli al lavoro in azienda attraverso il Centro di Formazione Professionale (CFP) o accogliendoli nel proprio Centro di Lavoro Protetto (CLP).dettagli
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28 febbraio 1845Rossini replica il suo "Stabat Mater" a palazzo HercolaniA Palazzo Hercolani Gioachino Rossini, definito dal giornale “Il Felsineo” “sterminato portentoso Genio d'Italia nostra”, replica il suo Stabat Mater in versione ridotta per soli pianoforte e archi. Ad ascoltarlo vi è una “numerosissima adunanza” di persone raccolta dalla Principessa Maria Malvezzi - Donna Marì (1780-1865) - vedova di Astorre Hercolani (1779-1828) e animatrice dei salotti bolognesi. La direzione è affidata in questa occasione al maestro Domenico Liverani (1805-1877), allievo di Mattei e clarinettista di fama internazionale. La passione del teatro ha condotto Maria a costruirne uno tutto suo all'interno della grande dimora di Strada Maggiore, piena dei “più preziosi capi lavori d'arte dal 1300 fino all'epoche le più luminose”. Rossini tornerà a Palazzo Hercolani il 14 marzo successivo per dirigere ed eseguire al pianoforte tre cori, intitolati Fede, Speranza e Carità, tratti in gran parte dall'Edipo a Colono, nel corso di una “grande accademia vocale ed istrumentale”.dettagli
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4 aprile 1845Il Granduca di Toscana concede la strada ferrata dell'AppenninoIl Granduca di Toscana concede ai fratelli Bartolomeo, Tommaso e Pietro Cini di fare “occorrenti studi” per una strada ferrata, detta dell'Appennino, tra Pistoia e il confine della provincia di Bologna attraverso la Valle dell'Ombrone e la Valle del Reno. E’ previsto che il progetto particolareggiato sia sottoposto al sovrano entro il 1845. Allo scopo i fratelli Cini formano la Società anonima "Della strada ferrata dell'Appennino". Sarà Tommaso ad approntare il disegno e il progetto originario della Pistoia-Bologna, la futura Ferrovia Transappenninica (o Porrettana). Nel 1846, scrivendo su una rivista francese, Camillo Benso conte di Cavour (1810-1861) affermerà che fra le possibili linee ferroviarie "il on est une surtout que n'hesitons pas à signaler comme ayant une importance commerciale et politique du premier ordre, c'est le chemin de fer de Florence à Bologne". La costruzione sarà ostacolata dalle riserve del Pontefice e a causa dei moti del 1848. Nel febbraio 1852 sarà presentato il progetto definitivo - con il valico dell’Appennino fissato nei pressi di Pracchia - e i lavori inizieranno l'anno seguente, ma andranno comunque a rilento per la debolezza finanziaria della società concessionaria. La famiglia Cini di San Marcello Pistoiese è proprietaria dall‘inizio dell‘800 di piccoli opifici sul torrente Limentra per la fabbricazione della carta a mano e dal 1822 della cartiera della Lima, la prima cartiera meccanica impiantata in Italia e l’industria più importante della montagna pistoiese. I tre fratelli sono stati di recente promotori di una società per la fabbricazione di carta "senza fine o continua" e di una società di panni feltrati. Viaggiando in Inghilterra hanno compreso l‘importanza, per le loro imprese, del trasporto ferroviario.dettagli
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25 maggio 1845L'Arena del Gioco del Pallone riapre con una parata di campioniRiapre la Grande Arena del Giuoco del Pallone ai giardini della Montagnola. Il 25 e il 27 maggio in programma vi sono due giocate, alle quali prendono parte grandi atleti, in pratica i “primissimi giuocatori d'Italia”. Si confrontano le squadre dei Fiorentini, con Giuseppe Raspolini detto il Moro, i Pisani, i Lombardo-Veneti e i Romagnoli, con i tre Diavoli faentini del bracciale: Angelo, Luigi e Achille Donati. Le partite hanno il gradimento del pubblico, accorso numeroso. "E ciò lo han dimostrato gli applausi che hanno riscosso i giocatori", riferirà l'articolista del periodico "Teatri Arte e Letteratura".dettagli
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16 giugno 1845Il Duca di Modena in visita a BolognaIl Duca di Modena Francesco IV è in visita a Bologna con la famiglia, invitato dal cardinale legato Vanicelli in occasione della Decennale Eucaristica della Metropolitana di San Pietro. Benché “sovrano della più piccola parte d'Italia”, il Duca ha avuto una parte decisiva nella insurrezione del 1831, dapprima appoggiando e poi duramente reprimendo il moto liberale, dimostrandosi “il più crudele de' moderni tiranni” (Bottrigari). L'Addobbo di San Pietro è particolarmente ricco ed elegante: vengono esposte tre gallerie di quadri, che rappresentano soprattutto la scuola bolognese, con opere di Tiarini, Cavedone e Guido Reni. Non mancano anche capolavori della scuola italiana, quali Lo sposalizio di S. Caterina di Paolo Veronese e il Ritratto di Paolo III Farnese di Tiziano Vecellio. Tra i restauri, molto importanti sono quelli fatti eseguire a proprie spese dal cardinale Oppizzoni nella facciata e ai lati della Chiesa Metropolitana, mentre l'architetto Enrico Brunetti Rodati (1813-1859) ha progettato due nuovi prospetti per il cortile del Palazzo Arcivescovile. Durante il soggiorno bolognese Francesco IV è ospite nella Villa Legatizia di San Michele in Bosco, dove tornerà anche nel 1850.dettagli
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settembre 1845Viaggio propagandistico di Massimo d'AzeglioInvitato a capeggiare il movimento liberale, Massimo Taparelli D'Azeglio (1798-1866) intraprende nel settembre del 1845 un avventuroso “viaggio propagandistico” con l'apparenza di un giro turistico per scopi d'arte. Il nobile piemontese, datosi da poco alla politica attiva a favore dell'unità italiana in seguito alla frequentazione del cugino Cesare Balbo, percorre l'Umbria, le Marche e la Romagna, entrando in contatto con l'Italia mazziniana e la fitta rete di carbonari estesa in tutto lo Stato della Chiesa, la cosiddetta "Trafila". A Bologna si incontra con vari cospiratori, promettendo l'aiuto del re del Piemonte Carlo Alberto, presentato come "uomo nuovo", e distribuendo medaglie nelle quali è inciso il motto “J'attend mon astre”. I bolognesi, che aspettano la morte del Papa per far scoppiare un'insurrezione nelle Romagne, accolgono con poco entusiasmo la sua predicazione. Dopo il fallito moto di Rimini del 1845, D'Azeglio entrerà nella lotta politica pubblicamente e con il saggio Degli Ultimi casi di Romagna (Torino, 1846) denuncerà “le iniquità, le frodi e le inaudite barbarie” del Tribunale Straordinario di Ravenna. Ma insieme ai vizi del governo papale condannerà anche le congiure segrete dei mazziniani e proporrà un nuovo metodo di lotta politica, una sorta di "cospirazione alla luce del sole". L' “aureo suo libretto” avrà ampia diffusione: della prima edizione saranno stampate 5.000 copie, un numero esorbitante per l'epoca. Il messaggio di D'Azeglio sarà accolto con favore negli ambienti liberali e neoguelfi bolognesi. Anche Marco Minghetti proporrà di organizzare "una cospirazione politica aperta, generale, onesta nei suoi intendimenti e nelle sue massime".dettagli
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6 settembre 1845"Il Sabatino", giornale di "spiritosaggini"Tra il 6 settembre 1845 e il 15 agosto 1846 esce per i torchi di San Tommaso d'Aquino “Il Sabatino”, giornale di “spiritosaggini”, ricette culinarie, cabala e aneddoti. Lo scopo dichiarato dai suoi compilatori è quello di "far risaltare l'opulenza della città" e "indirizzare i bolognesi in ogni loro negozio". E' tra le pubblicazioni che tentano in questo periodo di contrastare, senza troppo successo, il dominio della "Gazzetta Privilegiata di Bologna", sostenuta dall'autorità pontificia.dettagli
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13 settembre 1845Ignazio Calandrelli e Lorenzo Respighi direttori dell'OsservatorioL'astronomo romano Ignazio Calandrelli (1792-1866) riceve dalla Congregazione degli studi l'incarico di dirigere l'Osservatorio dell'Università di Bologna e di tenere la cattedra di Ottica e di Astronomia. Nel 1846 leggerà una comunicazione all'Accademia delle Scienze sul pianeta Urano, sostenendo - a spiegazione delle anomalie delle sue orbite - la tesi dell'influsso di un corpo celeste ancora sconosciuto, dimostrata poco dopo dal Le Verrier. Nei tre anni di permanenza all'Alma Mater otterrà dal Papa fondi per ampliare e migliorare le dotazioni strumentali della Specola. Nel 1848 Pio IX lo richiamerà a Roma per riordinare l'Osservatorio Universitario del Campidoglio. Durante una nuova permanenza a Bologna nel 1851 Calandrelli riuscirà ad installare nella Specola un Cerchio (o circolo) meridiano di Ertel, cioè un potente cannocchiale posizionato nel piano del meridiano celeste e connesso con un cerchio graduato di 69 cm. Dopo la sua partenza la direzione dell'Osservatorio sarà affidata all'allievo Lorenzo Respighi (1824-1889), astronomo esperto di spettroscopia e di fisica solare. Quest'ultimo, considerato "il più eminente astronomo italiano del XIX secolo" dopo Schiaparelli, sarà direttore fino al fino al 1864, quando rifiuterà di giurare fedeltà al Re. Rimarranno di particolare importanza i suoi studi sul clima di Bologna, sulla base di osservazioni sistematiche dal 1814 al 1859.dettagli
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23 settembre 1845Insurrezione in RomagnaLa speranza dei patrioti romagnoli è riposta in un moto che dalle Marche dovrebbe propagarsi alle Legazioni. Fra i più attivi nella sua preparazione è Pietro Renzi, che il 23 settembre, a Rimini, decide di passare all'azione. Da Palazzo Lettimi partono due gruppi: uno si presenta allo sferisterio gremito di folla che assiste a una partita di pallone al bracciale e disarma la guardia; l'altro occupa facilmente la caserma di San Francesco. In breve la città è sotto il controllo dei rivoltosi, che adottano il Manifesto delle Popolazioni dello Stato Romano ai Principi ed ai popoli dell’Europa del medico di Russi Luigi Carlo Farini (1812-1866). Ispirato alle proposte di moderate riforme contenute nel Memorandum delle Potenze del 1831, il documento sarà conosciuto come il Manifesto di Rimini. La speranza di una estensione del moto nei giorni seguenti risulterà vana e il 27 settembre i rivoltosi lasceranno Rimini, che tornerà in mano alle truppe pontificie. Tra i pochi in Romagna ad accogliere l'appello di Renzi alla rivolta è il conte faentino Raffaele Pasi, che assieme a una quindicina di accoliti, guidati da don Giovanni Verità, il 24 settembre occupa la dogana nei pressi di Modigliana. Intanto anche il conte Pietro Beltrami, partito da Bagnacavallo con il suo gruppo, attacca e disarma il presidio di Cotignola, quindi si unisce al gruppo di Pasi. Il 28 settembre i ribelli vengono attaccati da un contingente di svizzeri e di gendarmi, ai quali si uniscono volontari pontifici provenienti da Brisighella. Nello scontro a fuoco alla dogana delle Balze di Scavignano vi sono alcuni morti e feriti tra i rivoltosi e i superstiti fuggono alla spicciolata verso la Toscana, dove vengono disarmati dalle truppe granducali. Il tentativo insurrezionale di Rimini ispirerà l'opuscolo di Massimo d'Azeglio Degli ultimi casi di Romagna, che avrà grande risonanza negli ambienti politici e diplomatici. L'autorevole scrittore, membro di una influente famiglia piemontese, lancia in quest'opera un atto di accusa contro il malgoverno pontificio, ma anche una dura critica al metodo delle sommosse, con l'invito a sostituire cospirazioni e trame segrete con una testimonianza coraggiosa, alla luce del sole, delle proprie idee. I "soliti modi violenti e rivoluzionari", sostiene D'Azeglio, non portano se non all'intervento austriaco, "colla prigionia, l'esilio e la morte di molti, ed un peggioramento nelle condizioni di tutti".dettagli
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27 settembre 1845Il Teatro Goldoni di BagnacavalloCon la doppia rappresentazione dell'Ernani di Giuseppe Verdi e della Parisina di Gaetano Donizetti si inaugura il Teatro Goldoni di Bagnacavallo (RA). L'edificio, che sorge di fianco al palazzo comunale, è opera dell'architetto bolognese Filippo Antolini (1787-1858). La facciata si presenta con mattoni a vista ed ha un portico a cinque archi a tutto sesto. Nella sala a ferro di cavallo vi sono tre ordini di palchi e un loggione. I lati del proscenio sono decorati con sei medaglioni che raffigurano personaggi illustri, quali il pittore Bartolomeo Ramenghi (1484-1542) e l'economista Luigi Valeriani Molinari (1758-1828). La decorazione del velarium è opera di Francesco Migliari (1793-1851), pittore e scenografo ferrarese, che ha scelto come tema le origini di Roma. Il modello ispiratore è il soffitto del Teatro Contavalli, completato da Antonio Basoli nel 1814. Il sipario è stato dipinto da Antonio Muzzi (1815-1894), pittore bolognese “di chiara fama”. Vi è raffigurato il senatore Camillo Gozzadini che presenta il giovane Girolamo da Treviso a Bartolomeo Ramenghi, affinché lo istruisca alla pittura. Tra gli altri personaggi figura il figlio di Ramenghi Giambattista e l'allievo prediletto, Francesco Primaticcio. Artista impegnato, protagonista dei moti risorgimentali, Muzzi sarà autore di cicli ornamentali in numerosi palazzi e chiese bolognesi. Opererà anche nel Teatro Comunale di Bologna (1853) e in quello di Cento (1863).dettagli
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28 settembre 1845Lo scontro di BadiIl 28 settembre a Badi di Porretta avviene uno scontro tra una colonna di rivoltosi e la brigata dei carabinieri di Porretta, rinforzata da una ventina di volontari e finanzieri. Lo scambio di colpi di fucile dura per circa due ore, ma alla fine i ribelli, capeggiati dall'avvocato Gustavo Bonagrazia di Livorno, devono arrendersi. Solo alcuni riescono a darsi alla fuga. Quattordici di essi sono condotti prigionieri a Bologna il giorno successivo. Un‘ultima banda di insorti, guidata da Colombarini, viene dispersa dai pontifici il 1° ottobre. Insieme ad armi e munizioni, cadono nelle mani dei pontifici un sacchetto con 25 libbre d'oro - la cassa militare del gruppo - e numerosi passaporti e lettere. I documenti sequestrati provano l'intenzione dei rivoltosi di unirsi nei boschi di Granaglione con altri gruppi provenienti da Lucca.dettagli
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22 dicembre 1845Lo Zar di Russia ospite a palazzo AlbergatiLo Zar di Russia Nicola I è ospite a Bologna nel palazzo del marchese Francesco Albergati Capacelli Gini, in via Saragozza. Il sovrano è in viaggio in Italia in compagnia della moglie inferma, l'imperatrice Alessandra. Durante la breve permanenza in città riceve il Principe di Modena e il Legato Vannicelli Casoni, visita la Pinacoteca e alcune chiese, acquista quadri dall'Albergati. Si reca inoltre negli studi del segretario dell'Accademia Cesare Masini e dello scultore Cincinnato Baruzzi (1790-1878), al quale commissiona una Venere dormiente. Il 23 dicembre a mezzogiorno lo Zar lascia Bologna e prosegue il suo viaggio in direzione di Ferrara e Venezia. Durante la permanenza in Italia incontrerà Carlo Alberto di Savoia, re Ferdinando II di Borbone e papa Gregorio XVI.dettagli
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30 dicembre 1845Spettacolo Scientifico al ComunaleAl Teatro Comunale va in scena uno Spettacolo Scientifico, basato sull'Angeloscopio Gaz Ossi-Idrogeno del signor Brumont, membro dell'Accademia Inglese, capace di ingrandire gli oggetti tre milioni di volte. Il pubblico, comodamente seduto nelle poltroncine di velluto del teatro, può assistere ai "fenomeni più reconditi della natura", come la circolazione del sangue negli animali e della linfa nelle piante. Il tutto rischiarato da una "lumiera", che produce una luce maggiore di quella del sole, "mentre la fiamma ha 2000 gradi di calore e volatizza tutti i metalli".dettagli