Le Scuole Tecniche Bolognesi
Il 3 novembre cominciano i primi corsi delle Scuole Tecniche Bolognesi, fondate grazie ai lasciti di Giovanni Aldini (1762-1834) e Luigi Valeriani (1757-1828). Loro intenzione era istituire
"una Scuola di disegno dedicato alle arti e mestieri meccanici, con premio di più medaglie di argento e d'oro ogni anno ai più meritevoli allievi, e non nel solo mero disegno, ma eziandio nella pratica presso i più reputati maestri meccanici, sotto l'ispezione di più Deputati autorevolissimi dello stesso Consiglio Municipale".
Aldini ha lasciato al Comune, oltre a parte delle sue proprietà nel Milanese, una ricca collezione di macchine
"all'oggetto di formare e porre in attività un Gabinetto destinato a procurare, specialmente agli artisti, i mezzi di conoscere le principali macchine riguardanti le arti e mestieri".
Le Scuole Tecniche impartiscono agli artigiani locali insegnamenti di disegno, fisica, meccanica e chimica. Si tenta di formare costruttori di utensili e macchine dotati, almeno a livello elementare, di un sapere tecnico-scientifico.
La carenza di competenze tecniche negli operai e negli imprenditori, la loro incapacità di costruire nuove macchine, ma anche di montare e riparare quelle acquistate all'estero, è vista, assieme alla difficoltà di reperimento di capitali, come uno dei limiti principali alla diffusione delle attività manifatturiere nel territorio bolognese.
Le scuole si ispirano all'esperienza francese del Conservatoire des Arts et des Métiers, assunto a modello di istruzione tecnica per gli artigiani.
Sono organizzate lezioni con dimostrazioni compiute su modelli. Nel nuovo gabinetto di disegni e oggetti dimostrativi, realizzato per lo svolgimento dei programmi, confluisce anche la collezione Aldini, che però rimarrà praticamente inutilizzata.
Le difficoltà di affermazione delle Scuole Tecniche negli anni preunitari saranno dovute soprattutto alla situazione di persistente arretratezza della realtà economico-sociale bolognese.
Le scuole saranno chiuse nel 1860. Rimarrà solo il corso di disegno, considerato "fattore fondamentale di comprensione, ideazione e progettazione" dei manufatti. Funzionerà come scuola annessa a quella elementare della città.
La loro esperienza riprenderà nel 1878 con la nascita dell'Istituto Aldini Valeriani per le Arti e i Mestieri, comprendente una scuola-officina per le attività pratiche.
- Augusto Aglebert, La riforma delle Opere Pie di Bologna e il loro passato, presente ed avvenire. Descrizione e proposte, Bologna, Regia Tipografia, 1874, pp. 35-36
- Aldini Valeriani. Storia di una grande scuola bolognese, a cura del Consiglio direttivo A.L.I.A.V., San Giovanni in Persiceto, Litografia Persicetana, 2012, pp. 9, 63-73
- Milana Benassi Capuano e Maria Angela Neri, Oltre i cancelli... al Reno, Bologna, Istituto Comprensivo n. 1, 2010, pp. 100-101
- Francesco Bochicchio, I precedenti storici dell'istruzione tecnico-professionale nell'area bolognese dalla legge Casati alla Carta della Scuola, in: Manutenzione e sostituzione. L'artigianato, i suoi modelli culturali, la città storica, Bologna, CLUEB, 1983, p. 43
- Comune di Bologna, Macchine, scuola, industria. Dal mestiere alla professionalità operaia, Bologna, Il mulino, 1980, pp. 82-84
- Andrea Farnè, Le opere pie a Bologna. Ruolo e storia della Compagnia de' Poveri Vergognosi, Bologna, Le coq, 1989, p. 65
- Renzo Giacomelli, Il cuore di Bologna, Bologna, Tamari, 1968, pp. 181-182
- Imparare la macchina. Industria e scuola tecnica a Bologna, a cura di Roberto Curti e Maura Grandi, Bologna, Compositori, 1998, pp. 36-37
- Giovanni Massei, La scienza medica della povertà ossia La beneficenza illuminata, Firenze, coi tipi di M. Cellini e c., 1858, vol. 3., pp. 311-313
- Paola Pacetti, Gli anni 1850-1860: fra innovazione e conservazione. L'attività manifatturiera a Bologna e Ferrara, in: Storia della Emilia Romagna, a cura di Aldo Berselli, Imola, University Press Bologna, 1980, vol. 3., p. 213
- Marco Poli, Accadde a Bologna. La città nelle sue date, Bologna, Costa, 2005, p. 205
- Alberto Preti, La vita economica bolognese nel cinquantennio post-unitario, in: ... E finalmente potremo dirci italiani. Bologna e le estinte Legazioni tra cultura e politica nazionale 1859-1911, a cura di Claudia Collina, Fiorenza Tarozzi, Bologna, Editrice Compositori - Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, 2011, p. 53
- La ruota e l'incudine. La memoria dell'industria meccanica bolognese in Certosa, a cura di Antonio Campigotto, Roberto Martorelli, Bologna, Minerva, 2016, pp. 25-26
- Fiorenza Tarozzi, Politica, economia e società nell'età del Risorgimento a Bologna, in: “Quaderni di cultura del Galvani”, centocinquantenario, numero speciale, 2012, v. 1., p. 32