Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1819Il "Diario Ecclesiastico"Esce il “Diario ecclesiastico della città e diocesi di Bologna”, organo del governo diocesano. Sarà pubblicato, con varie interruzioni, per tutto il secolo. Fino al 1884 sarà stampato dalla Tipografia Gamberini e Parmeggiani, poi dalla Tipografia e Libreria Arcivescovile.dettagli
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1819La scuola normale di Gaetano LenziGaetano Lenzi, fondatore di una scuola normale privata presso la parrocchia di San Marco dei Garisendi a Porta Ravegnana, dà alle stampe il suo Metodo per le scuole elementari. E' particolare soprattutto l'insegnamento del latino, che prevede conversazioni tra gli alunni su temi ordinari, come il viaggio, il mercato, la casa, con l'obbiettivo di rendere la materia più interessante. Nel “ginnasio” di Lenzi vi sono cinque classi, dalla prima in cui si insegna a leggere e scrivere, alla quinta, in cui si studia umanità e retorica: in pratica è una scuola elementare arricchita del latino. Nel 1825 gli alunni saranno sessanta e cresceranno ancora negli anni successivi, grazie ai metodi di insegnamento innovativi e al valore degli insegnanti, scelti dal direttore con molta cura. Non sono previsti castighi e punizioni corporali, ma si usano piuttosto premi e gratificazioni, come l'iscrizione nel libro d'oro e le accademie.dettagli
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1819L'Accademia FelsineaGli Statuti della Società del Casino prevedono, dal 1810, due accademie di poesia annuali, una nel mese di giugno e una in dicembre. Si svolgono in serate scelte da una commissione di soci letterati e sono basate su un “argomento interessante e dilettevole”. La lettura dei componimenti poetici è intervallata da concerti musicali. Per i più meritevoli è proposta la stampa. Nel 1819 si costituisce l'Accademia Felsinea (o dei Felsinei), diretta da Dionigi Strocchi assieme a Massimiliano Angelelli. Il medico e poeta Vincenzo Valorani (1786-1852) ne è segretario. In quest'anno si svolge una delle manifestazioni più importanti dei Felsinei: la lettura del Discorso di Dionigi Strocchi e Canzone di Giovanni Marchetti in onore di Ennio Quirino Visconti. Nel 1820 si terrà invece la rappresentazione dell'Edipo re di Sofocle nella traduzione del marchese Angelelli, famoso grecista. Nel 1823 uscirà, per i tipi di Annesio Nobili, la Raccolta di alcune poesie d'Accademici Felsinei, curata dal medico Giacomo Tommasini, contenente liriche di Angelelli, Strocchi, Marchetti, Costa, Pepoli e numerosi altri più o meno noti. Si tratta, per la maggior parte, di componimenti funebri in onore di Giulio Perticari (1779-1822), genero di Vincenzo Monti, studioso di Dante e della lingua italiana, vero e proprio punto di riferimento dei classicisti emiliani. Nel 1826 l'Accademia ospiterà Gaicomo Leopardi, con la sua Epistola poetica Al conte Carlo Pepoli. Dal 1830 sarà prevista la partecipazione di “distinti Dotti e Letterati” bolognesi, che possano essere “di lustro e ornamento alla riunione”. L'associazione avrà come affiliati personaggi del calibro di Paolo Costa, Carlo Pepoli, Giovanni Marchetti e, come corrispondenti, Vincenzo Monti e Pietro Giordani. Fino al 1831 sarà “uno dei principali centri di diffusione delle idee, estetiche e politiche, della Scuola classica emiliano-romagnola, di orientamento liberale” (A. Campana).dettagli
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1819La chiesa di San Paolo Maggiore riaperta al cultoLa chiesa di San Paolo Maggiore dei Barnabiti, capolavoro dell'architetto Ambrogio Mazenta (sec. XVII), è riaperta al culto. Dopo la soppressione dell'ordine l'11 marzo 1797, nel periodo napoleonico era divenuta parrocchiale. Il collegio dei Padri Barnabiti era stato diviso in più parti e venduto nel 1799. Solo una piccola porzione era stata assegnata nel 1814 al parroco dei SS. Silvestro e Martino uniti. Il restauro della chiesa è affidato a Angelo Venturoli (1749-1821), che coordina l'adattamento delle cappelle laterali, secondo un progetto che ricalca quello da lui eseguito venti anni prima in S. Maria della Vita, dove furono collocati due bellissimi angeli di Giacomo Rossi. Qui l'apparato plastico è affidato a Giovanni Putti (1771-1847), che esegue coppie di angeli, che reggono ritratti di santi e simboli religiosi. Si tratta di un incarico evidentemente poco sentito dallo scultore, che realizza in questa occasione un lavoro ripetitivo con l'aiuto di matrici, mettendo da parte il suo personalissimo stile. Dopo alcuni anni la chiesa di San Paolo sarà di nuovo abbandonata e riconsacrata solo nel 1878.dettagli
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1819Novità nel manicomio del S. OrsolaNel 1819 il dottor Domenico Gualandi è chiamato a reggere le sorti del reparto manicomiale dell'Ospedale S.Orsola e introduce alcune importanti modifiche. Per ogni paziente viene approntata una scheda sanitaria, in cui sono annotati, oltre ai dati anagrafici, le abitudini di vita, l'anamnesi recente e remota, l'esame obiettivo, la diagnosi, il decorso e l'esito della terapia. Il reparto “dementi” diventa più autonomo e individuato, benché i locali rimangano inadeguati e il numero dei pazienti troppo elevato. Nel decennio tra il 1842 e il 1851 verranno ricoverati 1.824 malati, tra “mentecatti”, epilettici e pellagrosi.dettagli
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1819La chiesa di San Colombano alla Compagnia della B.V. della MercedeIl cardinale Oppizzoni concede la chiesa di San Colombano, soppressa nel 1806, alla congregazione della B.V. della Mercede, che ristruttura l'edificio. Nel '900 la chiesa, ormai sconsacrata, sarà utilizzata come teatro della parrocchia dei SS. Gregorio e Siro. Diventerà quindi, per oltre quarant'anni, lo studio dello scultore Guglielmo Vecchietti Massacci, docente dell'Accademia di Belle Arti. Nel 2005 sarà acquisita dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna, che ne farà la sede della Collezione Tagliavini di strumenti antichi.dettagli
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1819Ricostruzione della chiesa di San RuffilloLa chiesa di San Ruffillo, rione periferico situato attorno alla strada postale per la Toscana nei pressi del ponte sul Savena, viene ricostruita tra il 1817 e il 1819 a spese dell'arciprete Luigi Piazza, su disegno di Vincenzo Vannini (1791-1873). L'architetto e ingegnere bolognese, autore di numerosi monumenti sepolcrali alla Certosa, la rende "ampia e di migliore stile che non è la facciata". Il sacro edificio, risalente al X secolo, era già stato completamente rinnovato nel 1618. Nel corso del XVIII secolo furono eseguiti altri lavori, in particolare la maestosa facciata in stile tardo barocco (1771). L'edificazione di un nuovo campanile sul lato sud occupò parecchi anni tra il Sei e il Settecento. I lavori terminarono nel 1723, ma la guglia sarà posata solo nel 1903. Nel corso della Seconda guerra mondiale la chiesa sarà bombardata e semidistrutta. La ricostruzione sarà completata solo in occasione della Decennale del 1956.dettagli
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1819"La gazza ladra" di Rossini al Teatro del CorsoIn autunno al Teatro del Corso è rappresentato, per la prima volta a Bologna, il melodramma semiserio La gazza ladra di Gioachino Rossini su libretto di Giovanni Gherardini. L'opera, tratta dal dramma La Pie voleuse ou La Servante de Palaiseau (1815) di T. Badouin d'Aubigny e L-C. Caigniez, ha debuttato nella primavera del 1817 al Teatro alla Scala di Milano. Nella rappresentazione bolognese, promossa dall'impresario Redi, figura tra i cantanti il contralto Irene Cerioli. Le cinque scene sono dipinte da Antonio Basoli (1774-1848).dettagli
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1819Specialità alla noce vomica della Farmacia ZarriAlla farmacia Zarri, aperta nel 1814 dal signor Barbieri sotto il portico della Gabella, viene unito nel 1819 un laboratorio, unico a Bologna, per la preparazione dei prodotti galenici. Da allora entrambe le attività conosceranno un “continuo progresso”. Alla fine dell‘800 la farmacia sarà “una delle più ricche ed importanti di Bologna” e tra le più fornite “delle ultime specialità medicinali e dei più recenti presidii chirurgici”. Per la sua posizione centrale sarà frequentata da noti medici delle cliniche e dell’Università. Nel laboratorio situato in via de’ Castagnoli, vicino al teatro comunale, saranno prodotte diverse “specialità rinomatissime”, tra le quali la Terra di Cattù, le Pastiglie Pettorali calmanti della tosse, il Granulare Vichy - presentato come il metodo più comodo “per ottenere istantaneamente l'Acqua artificiale di Vichy“, rinfrescante e diuretica - il Vermouth e l’Elixir alla noce vomica. Per la pubblicità dell‘epoca sono queste ultime specialità “sovrani rimedi contro le dilatazioni dello stomaco“, servono a stimolare l‘appetito e a favorire la digestione, svolgono una azione efficace contro la maggior parte delle malattie degli organi digerenti. La Nux Vomica - dal latino “noce che provoca il vomito” - contiene la stricnina, sostanza altamente tossica, protagonista nei romanzi gialli come veleno mortale, utilizzata a bassissime dosi in ambito farmaceutico per le sue proprietà stimolanti. I vini medicinali Zarri otterranno nel tempo “splendidi risultati”. Vi saranno tentativi di imitazione, che non raggiungeranno però gli originali, “sia dal lato organolettico, sia per le proprietà mediche“, oltre che “per squisitezza di gusto“.dettagli
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1819Edizione bolognese della "Divina Commedia"Una edizione in tre volumi della Divina Commedia di Dante Alighieri è pubblicata a Bologna tra il 1819 e il 1821 per i tipi di Luigi Gamberini e Gaspare Parmeggiani. E' curata dall'abate Filippo Macchiavelli e corredata da 101 tavole in rame inventate e incise nel 1806-7 dallo zio Giovan Giacomo Macchiavelli (1766-1811). Esse rivelano "molta vita e grande maestria nell'arte e profonda intelligenza del poema" (Ferrazzi), tuttavia nella nuova edizione del 1826 saranno ritoccate per ordine della Curia "onde toglierne la nudità". L'edizione bolognese è aperta dalla Vita di Dante del poeta e filosofo Paolo Costa (1771-1836) e dal discorso Della prima e principale allegoria del Poema del conte Giovanni Marchetti (1790-1852) "profondo conoscitore ed estimatore dell'opera di Dante" Le terzine sono accompagnate da "brevi e chiare note" e da appendici redatte dallo stesso Costa, da Dionigi Strocchi (1762-1850), da Giulio Perticari (1779-1822) e da Giambattista Giusti (1758-1829). Esse saranno ritenute da Foscolo a volte utili e a volte inutili, "come avviene che i suonatori d'orchestra son parecchi e niuno fa da maestro".dettagli
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15 gennaio 1819La Compagnia dei DomenichiniUn breve papale del 15 gennaio concede che le funzioni un tempo svolte dalla soppressa Arciconfraternita della Morte passino alla Confraternita della Beata Vergine di San Luca del Pellegrino Greco, detta dei Domenichini, istituita nel 1737 da Giuseppe Rossi, bottonaio. Tra gli uffici assegnati all'antica Arciconfraternita, vi era quello di "accompagnare processionalmente i condannati al supplizio", dando loro conforto spirituale. La Pia Unione, o Congregazione della B.Vergine di S. Lucca dei Domenichini, assieme alla più antica Compagnia dei Sabatini (o Sabbatini), compiva visite processionali al Santuario di San Luca. Nel 1765 ottenne per la prima volta il permesso di trasportare l'immagine della Madonna in città. Soppresso nel periodo napoleonico, il sodalizio ha ripreso l'attività nel gennaio del 1814. I confratelli vestono un abito con cappa nera, mantellina e bordone, in riferimento al pellegrino greco che, secondo Leandro Alberti, portò a Bologna la sacra immagine, dalla chiesa di Santa Sofia di Costantinopoli. E a Santa Sofia, "Sapienza di Dio", è dedicata la chiesa della Confraternita, aperta nel 1748 e situata in via Saragozza, angolo via Frassinago. Destinata alla chiusura per decreto del Viceré d'Italia, fu salvata, assieme a quella di S. Maria dell'Ispirazione dei Sabatini, per intervento del Segretario di Stato del Regno Antonio Aldini. Sarà poi demolita nel 1859 per l'ampliamento della strada e ricostruita nel vicino falansterio di Coriolano Monti. Nel 1915 sarà requisita per esigenze belliche e poi trasformata in abitazioni e i "baldachinari" della Madonna di San Luca si trasferiranno al Meloncello. Continueranno l'usanza di raggiungere in processione il santuario ogni domenica mattina, alle 7 in estate e alle 8 in inverno.dettagli
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25 gennaio 1819L'Arcivescovo vieta di togliere dipinti dalle chieseCon una Circolare del 25 gennaio, il cardinale Arcivescovo Oppizzoni proibisce ai parroci della diocesi di togliere dalle loro chiese qualunque dipinto, sia su tavola, che su tela o in affresco, anche se appartenente a privati per diritto gentilizio.dettagli
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febbraio 1819La "Creazione del mondo" di Haydn al CasinoDurante la Quaresima del 1819, si tengono al Casino quattro recite della Creazione del mondo, oratorio sacro dell' “immortale” Franz Joseph Haydn. Si tratta di uno degli appuntamenti musicali più attesi della Società, già programmato nel 1816 e rimandato per l'eccessivo costo dei cantanti e dei suonatori. Tra gli eventi di punta di questi anni al Casino vi è almeno un'altra opera di Haydn, Le sette ultime parole del Redentore in croce, eseguita il 15 aprile 1821, assieme alle esibizioni del “portento della Natura” Niccolò Paganini, da alcuni anni residente a Bologna.dettagli
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22 febbraio 1819I Filodrammaturgi recitano "a pro' de' poveri"L'Accademia dei Filodrammaturgi, compagnia teatrale di dilettanti composta da borghesi e da studenti, dedica l'ultima recita di carnevale “a vantaggio della classe degli indigenti”, mettendo in scena al Teatro Contavalli il melodramma francese Chiara di Rosemberg di M. Hubert, uno dei testi teatrali più rappresentativi del periodo. I biglietti costano 10 baiocchi per l'orchestra e 5 per il palco. L'introito, al netto delle spese, è devoluto "a pro' de' poveri" ed erogato "dalle Autorità Superiori".dettagli
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5 marzo 1819L'Imperatore austriaco in visita a BolognaIl 5 marzo l'Imperatore d'Austria Francesco I è in visita in città con la famiglia. Alloggia a palazzo Caprara, messo a sua disposizione dal principe Eugenio di Leuchtemberg (Beauharnais, ex Vicerè d'Italia). Alla sera i regnanti intervengono ad un'Accademia data dal Legato nel Palazzo pubblico, alla quale partecipa tutta la nobiltà. Dopo il rinfresco l'Imperatore, persona affabile, si intrattiene a discorrere con gli invitati. Il giorno seguente visita l'Istituto delle Scienze e l'Accademia di Belle Arti. All'Università incontra il poliglotta Giuseppe Mezzofanti, che risponde con perfetta "scorrevolezza" alle persone del suo seguito, suscitando "ammirazione e applauso". Il corteo imperiale riparte il 7 marzo al mattino verso la Toscana. Il 14 marzo transita per Bologna anche il principe Metternich, ospitato a palazzo Marescalchi.dettagli
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19 marzo 1819Morte di Sebastiano CanterzaniNella chiesa di San Martino, alla presenza dei professori dell'Università e di "affollatissimo popolo", si svolgono le esequie del prof. Sebastiano Canterzani (1734-1819), morto il 19 marzo.Allievo dei Gesuiti, laureato a soli 21 anni in filosofia, prese a collaborare con Eustachio Zanotti (1709-1782), direttore della Specola. Nel 1761 partecipò all'osservazione del passaggio di Venere sul sole, che interessò "gli astronomi più chiari" di tutto il mondo.Dal 1760 tenne la cattedra di matematica all'Università. Stimato dal dotto Francesco Maria Zanotti (1692-1777), che lo considerava "matematico sagacissimo e versatissimo", nel 1766 lo sostituì nell'incarico di segretario dell'Istituto delle Scienze.Fino al 1786 fu docente di ottica, quando passò alla cattedra di matematica universale. Nel 1799 fu tra i docenti che rifiutarono di giurare fedeltà alla Repubblica e venne allontanato dall'insegnamento.Tra il 1800 e il 1808 ottenne di nuovo la cattedra di fisica generale. Nel 1802 Napoleone lo nominò pensionario dell'Istituto Nazionale, di cui subito divenne presidente.Membro di numerose accademie scientifiche in Italia e all'estero, ebbe tra i suoi allievi Giovanbattista Guglielmini, Giovanni Aldini e Luigi Galvani, che lo ricordò per un esperimento di scarica elettrica nell'aria rarefatta, effettuato nel 1781.dettagli
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4 maggio 1819Antonio Basoli scenografo al Teatro del CorsoNel 1819 il Teatro Comunale rimane chiuso per restauri e spetta al Teatro del Corso il compito di sostituirlo. Il 4 maggio è pubblicato il programma primaverile, che prevede la rappresentazione di due drammi seri in musica con cori, accompagnati da balli. La prima opera, I Baccanali di Roma di Pietro Generali, che si avvale di un allestimento sfarzoso e di ottimi cantanti, quali il tenore Nicola Tacchinardi e la primadonna Gesualda Silvestri, otterrà un lusinghiero successo, come la successiva, La Rosa bianca e la Rosa rossa di J. Simon Mayr. Completeranno il programma i balli Buondelmonte e Dafni e Cloe, del ballerino coreografo Antonio Landini. Il vero protagonista al Corso in questo periodo è lo scenografo Antonio Basoli (1774-1843), conosciuto anche come pittore e incisore, spesso chiamato alla ribalta in teatro e fatto oggetto di poesie encomiastiche. Egli è autore di quasi tutte le scene dei melodrammi e dei balli. Nel 1826 pubblicherà la sua Collezione di scene teatrali "ombreggiate" in 100 tavole, dedicata al conte Cesare Bianchetti e corredata da un indice degli spettacoli per le quali sono state eseguite. Nel 1819 al Teatro del Corso il valente Professore di Prospettiva teatrale è costretto ad un vero tour de force: oltre a 4 scene per I Baccanali, 4 per La Rosa bianca e la Rosa rossa e 6 per i balli di Landini in primavera, dipingerà anche le scene per la stagione autunnale: 5 per Blondello, ossia Riccardo Cuor di Leone di M. Felice Radicati e 5 per La Gazza ladra di Rossini. In tutto 24 grandi scene, 9 delle quali eseguite in soli 21 giorni, "cioè a dire in uno spazio di tempo che quasi potrebbe affermarsi minore di quello che si ricerca ad ammirarle nelle parti che le compongono".dettagli
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6 giugno 1819Lord Byron a BolognaDopo aver lasciato Venezia il 2 giugno con la sua carrozza bianca "napoleonica", fabbricata a Londra dal celebre costruttore Baxter, il 6 giugno Lord George Gordon Byron arriva a Bologna, con l'intenzione di proseguire verso Ravenna, residenza della sua ultima fiamma, la contessa Teresa Guiccioli. Il "pittoresco veicolo" del poeta, una specie di camper ante litteram, dotato di letto e vettovaglie e seguito da una vettura per la servitù e per i numerosi animali di compagnia, approda all'albergo del Pellegrino, in via dei Vetturini (poi via Ugo Bassi). Nei giorni seguenti, pur oppresso dal caldo, Byron si reca più volte alla Certosa e visita la Pinacoteca, dove ammira i dipinti di Domenichino e Guido Reni. La mattina del 18 giugno decide improvvisamente di riprendere il viaggio verso Ravenna.dettagli
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11 luglio 1819Il monumento del duca di Curlandia trasportato all'AccademiaIl monumento in onore di Pietro Biron duca di Curlandia, opera di Angelo Venturoli (1749-1821) e Giacomo De Maria (1762-1838), eretto tra il 1786 e il 1795 a Palazzo Poggi su iniziativa del Senato bolognese, è trasportato e rimontato, a cura di Leandro Marconi, nello studio del professore di Scultura dell'Accademia di Belle Arti in Sant'Ignazio, che da allora diventerà Sala dei premi Curlandesi. Il monumento ricorda la visita a Bologna, nel 1785, del duca di Curlandia e la sua donazione di mille zecchini d'oro all'Istituto delle Scienze per l'istituzione di un concorso annuale d'arte. Il Premio Curlandese, costituito da una medaglia d'oro, sarà assegnato su un tema dato ad artisti italiani ed esteri: il primo anno a un'opera di pittura, poi a turno di scultura, architettura e incisione. Nato nel 1786, risulterà tra i premi più longevi: sarà distribuito fino alla prima metà del '900, sopravvivendo ai cambiamenti istituzionali dell'Accademia. Tra i primi vincitori vi sono alcuni tra i migliori artisti operanti a Bologna, quali Giacomo De Maria (1789), Francesco Rosaspina (1790) e Pietro Fancelli (1791).dettagli
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10 agosto 1819Ritorno di Byron a BolognaLord Byron ritorna a Bologna il 10 agosto. E’ stato di poco preceduto dalla contessa Guiccioli e dal suo legittimo consorte diretti a visitare alcune loro proprietà nel territorio di Molinella. I due alloggiano a palazzo Savioli, in via Galliera. L'appartamento affittato poco lontano da Milord è occupato dalla servitù. Il poeta vive di fatto a palazzo Savioli con i Guiccioli, sotto gli occhi della polizia pontificia, preoccupata per la presenza in città di un noto libertino e sospetto carbonaro. L'11 agosto assieme ai conti Guiccioli assiste all'Arena del Sole alla rappresentazione della Mirra di Alfieri, riportanto un "soffocante raccapriccio" per la prova dell'attrice protagonista Anna Maria Bazzi. Durante il suo soggiorno, il “Lucifero inglese” incontra "il fiore della società intellettuale" bolognese. Alcuni dei protagonisti frequentano il salotto letterario di Cornelia Rossi Martinetti, come Francesco Rosaspina e Antonio Basoli, apprezzati pittori e incisori, l'ingegnere Giambattista Giusti, il poeta Marchetti, il conte Francesco Benedetti, assiduo di Dante e assessore dell'Accademia Felsinea. Il professore Paolo Costa, che è tra i più assidui della contessa lughese, in seguito darà ospitalità ai due amanti nel suo rifugio di Firenze e a lui Byron dedicherà il poemetto The Bride of Abydos. E' assente invece da Bologna il critico e letterato Pietro Giordani, anch’egli caro amico della Martinetti e di Canova, conosciuto da Byron a Venezia. Tra gli incontri di Milord, molto apprezzato è quello con il cardinale Mezzofanti, definito un "portento glottologico". Il 15 settembre Byron e Teresa lasciano Bologna, sempre ben sorvegliati dalla polizia, e si separano dal conte Alessandro Guiccioli. Tornano verso Venezia, e lungo il percorso visitano Arquà e i colli Euganei. Milord sarà a Bologna un'ultima volta nell'ottobre 1821, di passaggio per Pisa. Nella "City of Sausages" farà ancora visita al cimitero della Certosa e al suo incredibile custode-cicerone Germano Sibaud, circondato di teschi.dettagli
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11 agosto 1819L'Ordine di Santo Stefano torna in San BartolomeoL'Assemblea bolognese dell'Ordine equestre di Santo Stafano martire, creato nel 1561 dal Granduca Cosimo de' Medici per combattere la pirateria nel Mediterraneo, è ristabilita solennemente nella chiesa di San Bartolomeo, magnificamente addobbata per l'occasione. L'Ordine, guidato dal Granduca di Toscana, è rigidamente aristocratico. Dopo la soppressione nel 1809, è stato ripristinato nel 1817 da Ferdinando III. Cesserà nel 1908, dopo la morte del granduca Ferdinando IV.dettagli
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7 settembre 1819Allagamenti dell'AposaIl 7 settembre un violento e prolungato temporale, accompagnato da grandine, provoca la piena di vari corsi d'acqua in provincia di Bologna. Anche il torrente Aposa straripa in più punti dal suo letto e allaga alcuni rioni cittadini.dettagli
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16 settembre 1819I Serviti tornano nel loro conventoIl 16 settembre i frati di Santa Maria dei Servi, soppressi l'11 dicembre 1798, riprendono possesso del loro convento in Strada Maggiore. Durante il periodo napoleonico ha servito da caserma e da quartier generale della Guardia Nazionale, prima di essere occupato dal corpo del Genio. Il 12 ottobre sette monache salesiane, provenienti da Modena, si insediano nel convento di San Giovanni Battista, assegnato loro dal cardinale Oppizzoni. L'Arcivescovo ha intenzione di attivare a Bologna il loro istituto, dedito all'educazione dei fanciulli.dettagli
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ottobre 1819Turner a BolognaTra la fine di luglio del 1819 e il febbraio del 1820 il grande artista inglese Joseph Mallord William Turner (1775-1851) compie in Italia uno dei viaggi più importanti e influenti della sua carriera. Dopo un lungo soggiorno a Venezia, in ottobre si dirige verso Roma, passando per Bologna. Qui, come nelle altre città visitate, riempie il suo taccuino di osservazioni e di schizzi, che raffigurano, con labili tracce grafiche, vari monumenti e luoghi suggestivi, con una preferenza per le visioni panoramiche dalle alture: i giardini della Montagnola, i colli di San Luca, le Due Torri dal Mercato di Mezzo, Porta Galliera e le rovine della rocca papale. A Roma Turner conoscerà Canova e sarà eletto membro dell'Accademia di San Luca. Lavorerà senza sosta, producendo un gran numero di acquerelli e dipinti raffiguranti gli angoli più belli della Città Eterna e le vedute più suggestive della campagna romana.dettagli
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25 ottobre 1819Buon esito del "Riccardo Cuor di Leone" di Radicati al CorsoCon l’opera Blondello, ossia Riccardo Cuor di Leone, rappresentata con buon esito al Teatro del Corso, il maestro Felice Radicati (1775-1820), accademico filarmonico e direttore delle orchestre cittadine, dona al pubblico “una musica veramente sentimentale e sublime”. Egli si ispira alla scuola tedesca, ma sa unire alla profondità “la dolcezza e la soavità del vero canto italiano”. Nonostante sia stato preceduto dalla Gazza ladra del celebrato maestro Rossini, lo spettacolo ha “un incontro felicissimo”. Caterina Amati - giovane soprano dalla voce molto bella e gradevole - e i signori Bottari, Verni, Lauretti e Crespi, con la loro bravura contribuiscono non poco al successo della serata. Il prof. Basoli, che ha disegnato e dipinto le scene, conferma anche in questa occasione la fama di eccellente artista.dettagli
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2 novembre 1819Il monumento Caprara di Giacomo De MariaIn occasione della ricorrenza dei defunti, si scopre alla Certosa il monumento funebre dedicato dalla Contessa Vittoria Caprara alla memoria del padre Carlo, Grande Scudiero di Napoleone, scomparso da pochi anni. Lodato da Antonio Canova, il monumento, sormontato dalla statua velata dell'Eternità, sarà a lungo considerato il più bello del cimitero. E' opera di Giacomo De Maria (1762-1838), esponente di punta del neoclassicismo bolognese, che del maestro di Possagno è stato allievo a Roma. Formatosi all'Accademia Clementina, lo scultore, chiamato “il Canova bolognese”, è un protetto degli Zambeccari, per i quali ha lavorato sia a Villa Spada al Ravone, fuori Porta Saragozza, sia nel Palazzo di città in via Carbonesi. E' presente, inoltre, in numerosi palazzi e chiese di Bologna ed è autore di altri notevoli monumenti alla Certosa.dettagli
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16 dicembre 1819"Insolenze" degli studentiUno studente dell'Università indirizza un proclama ai compagni, informandoli che il noto sacerdote naturalista prof. Camillo Ranzani (1775-1841) ha minacciato la sua classe dalla cattedra e il governo ha preso provvedimenti contro di essa. Nel proclama si inneggia a Bruto liberatore della Patria, alla Costituzione, alla "famiglia nazionale di tutta Italia". Le "insolenze" degli studenti provocano l'espulsione dei fratelli Brunetti di Faenza. In questo periodo all'Università si notano nuovi fermenti. Convengono a Bologna studenti romagnoli e marchigiani, ma anche dalla più lontana Grecia. Tra i banchi serpeggiano idee liberali e speranze di riforme.dettagli