Chiuse le porte e le dogane per fronteggiare la "febbre di Livorno"
L'epidemia di “febbre bilioso maligna”, manifestatasi a Livorno, fa scattare una serie di misure sanitarie. Viene fatto un cordone militare ai confini della Toscana e a Bologna sono aperti due lazzaretti: uno “della larga” presso il convento dell'Annunziata fuori porta San Mamolo e uno “della stretta” alla Certosa.
Alla sera tutte le porte della città vengono chiuse - tranne quelle di San Felice, Strada Maggiore, Saragozza, Galliera e il varco del porto naviglio - per controllare meglio i forestieri che entrano in città.
Il 6 novembre il ministro dell'Interno interrompe ogni comunicazione “per terra e per mare” con la Toscana flagellata dalla malattia. Il traffico delle merci e dei passeggeri riprenderà il 26 aprile dell'anno seguente.
Benché spesso mortale, la cosiddetta “febbre di Livorno” risulterà non essere di carattere epidemico. Verrà esclusa la febbre gialla.
- Tommaso de' Buoi, Diario delle cose principali accadute nella città di Bologna dall'anno 1796 fino all'anno 1821, a cura di Silvia Benati, Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi, Bologna, Bononia University Press, 2005, p. 178, 181 (data cit.: 28 aprile)
- Alfredo Comandini, L'Italia nei cento anni del secolo XIX, 1801-1900, giorno per giorno illustrata, continuata da Antonio Monti, Milano, Vallardi, 1900-1942, vol. 1: 1801-1825, p. 109
- Mario Facci, Bruno Rovena, Quando il medico era "condotto". La storia della sanità e della condotta medica nell'alta valle del Reno, Gaggio Montano, Gruppo di studi "Gente di Gaggio", 2020, pp. 69-70
- Giuseppe Guidicini, Diario bolognese. Dall'anno 1796 al 1818, Bologna, Forni, 1976, vol. 3., pp. 47-49