I libri religiosi vanno in gran parte eliminati
Il governo cisalpino approva una mozione che implica la distruzione di molti libri posseduti dai conventi. Una parte di essi devono essere venduti, mentre altri vanno senz'altro eliminati perché pericolosi.
Si afferma che i libri ascetici “hanno guastato le teste e impicciolite le anime” e che quelli di teologia morale e di mistica sono “atti solamente a perpetuare l'ignoranza”.
Sono da conservare solo quelli che in qualche modo interessano all'erudizione e all'arte tipografica o che “giovano alle ricerche dei letterati”.
Tutti gli altri, definiti “orrendi monumenti dell'ignoranza e dell'imbecillità”, sono da inviare alle cartiere, piuttosto che essere venduti ai “pizzicagnoli”, con il pericolo di vederli ritornare in commercio.
- Alfonso D'Amato O.P, I Domenicani a Bologna, Bologna, Studio domenicano, 1988, vol. 2., 1600-1987, p. 929-930