All'asta i beni degli istituti religiosi soppressi
I beni degli istituti religiosi soppressi sono devoluti allo stato con decreto del 5 agosto e sono messi all'asta il 9 agosto. Le vendite servono a indennizzare i cittadini, che sono stati obbligati a versare grosse somme per le contribuzioni di guerra e hanno ricevuto in cambio cedole del debito pubblico.
Alle prime soppressioni del dicembre 1796 ne seguiranno altre nel corso degli anni seguenti: nel 1797 verranno chiuse 46 corporazioni religiose, 189 nel 1798 e 36 nel 1799.
Una seconda ondata di soppressioni sarà attuata tra il 1805 e il 1810, per un totale di quasi 300 conventi, monasteri, confraternite e congregazioni.
Ad ogni corporazione verranno sottratte case, terreni, chiese, scuole. Saranno cancellate realtà millenarie come le abbazie di Nonantola e Monteveglio, assieme ai loro patrimoni artistici, archivistici e bibliografici. Parte dei conventi saranno utilizzati come caserme, magazzini, scuole, uffici governativi.
- Franco Bergonzoni, Venti secoli di città. Note di storia urbanistica bolognese, Bologna, Cappelli, 1980, pp. 90-91
- Daniela Camurri, L'arte perduta. Le requisizioni di opere d'arte a Bologna in età napoleonica, 1796-1815, San Giorgio di Piano, Minerva, 2003, p. 83
- Giuseppe Guidicini, Diario bolognese. Dall'anno 1796 al 1818, Bologna, Forni, 1976, vol. 1., p. 77
- Loris Rabiti, Il tocco di Polimnia. Maria Brizzi Giorgi, musicista, musa e mentore del giovane Rossini, introduzione di Antonio Castronuovo, Bologna, Pendragon, 2021, p. 96