Si levano i paracarri dai portici
Per ordine della municipalità di San Domenico vengono tolti i “fittoni” e i gradini a capo dei portici cittadini, visti, oltre che come intralcio alla circolazione, come appropriazione indebita di suolo pubblico. Laddove vi sono più di tre gradini vengono costruite delle rampe o discese.
Tra i paracarri abbattuti ci sono i famosi Stelloni, che delimitavano la piazza del Nettuno separandola dal Mercato di Mezzo, e le colonnette con i leoni poste davanti al Foro dei Mercanti.
Nel febbraio 1798 l'ex senatore Aldrovandi farà cavare dalla facciata del suo bel palazzo in via Galliera i 23 fittoni di marmo d'Istria presenti, rovinando il marciapiede.
Viste come simboli del passato, anche le catene tra i paracarri saranno in alcuni casi rimosse e deposte come trofei attorno agli alberi della libertà.
Paracarri e fittoni, limitanti i sagrati delle chiese e dei palazzi nobiliari costituivano in passato un sicuro rifugio per malviventi chiamati, appunto, “ritirati”.
Alcuni nobili avevano il privilegio “di ricoverare masnadieri sui marciapiedi dei loro palazzi, cintati da catene e fittoni, dove costoro dormivano sotto baracche di stuoie, chiedendo l’elemosina, che si dava loro più per paura che per compassione”. Lo stesso accadeva all’interno di alcune chiese.

- in primo piano i paracarri detti “Stelloni”
- Tommaso de' Buoi, Diario delle cose principali accadute nella città di Bologna dall'anno 1796 fino all'anno 1821, a cura di Silvia Benati, Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi, Bologna, Bononia University Press, 2005, p. 63, 67-68, 70, 397-398, note 18-19, 399-400, nota 30
- Giuseppe Guidicini, Cose notabili della città di Bologna, ossia Storia cronologica de' suoi stabili sacri, pubblici e privati, Bologna, Tipografia delle Scienze di G. Vitali, vol. 1., 1870, p. 22
- Francesco Majani, Cose accadute nel tempo di mia vita, a cura di Angelo Varni, Venezia, Marsilio, 2003, pp. 365-366, nota 669
- Alberto Menarini, Tizio, Caio e San Petronio. Vicende di nomi nel dialetto bolognese, Bologna, Tamari, 1968, p. 67
- Alberto Menarini, Athos Vianelli, Bologna per la strada. Leggende e curiosità, Bologna, Tamari, 1973, pp. 62-64