Interventi nel Palazzo pubblico per ospitare i padri della Patria
Cominciano nel Palazzo pubblico “grandiosi e continui lavori” per distruggere “le infelici reliquie e vestigi dell'antico regime” e per approntare le sale e gli appartamenti dei “padri della Patria”, cioè dei membri del Direttorio Esecutivo della Repubblica Cispadana.
Al piano terreno vengono riordinate le scuderie del Legato e rase al suolo le rimesse ormai “ruinate”, per rendere regolari i prospetti nel cortile degli Svizzeri.
I lavori di più ampio respiro sono impostati negli appartamenti del Legato al secondo piano, dove operano con urgenza gli architetti Giovanni Battista Martinetti e Giovanni Bassani.
Viene ridefinita la Galleria Vidoniana, ampio disimpegno tra gli appartamenti domestici. Lungo le pareti sono ricavate nicchie che ospitano statue in stucco.
Quelle della Vittoria, di Minerva e di Giunone sono opera di Giacomo Rossi (1748-1817), quelle della Vigilanza e del Genio di Giacomo De Maria (1787-1838), al quale si devono anche altre decorazioni della sala.
Nelle stanze residenziali viene sviluppato un ricco e omogeneo programma decorativo, con un vasto repertorio di simboli repubblicani - fasci consolari, are, tripodi, raffigurazioni della Vittoria - in parte manomessi all'epoca della Restaurazione.
Vi partecipano numerosi artisti, tra i quali Mauro Gandolfi (1764-1834), autore di un affresco con la Glorificazione della Repubblica Cispadana, Antonio Basoli (1774-1843), che dipingerà una “tenda cispadana” - dove per la prima volta si ha “una rappresentazione ufficiale del tricolore italiano“ - Pietro Ognibene, Serafino Barozzi (1735-1810).
Il giovane Pelagio Palagi (1775-1860), decoratore nella Camera della Vittoria, è al suo primo incarico pubblico. Suo è anche il progetto per una statua della Libertà da erigersi in piazza Maggiore, poi non eseguita.
Con l'unione di Bologna alla Cisalpina, tutti i programmi urbanistici e architettonici destinati a qualificare la città come capitale verranno inesorabilmente sospesi e abbandonati.
Anche le opere nel Palazzo pubblico - futuro Palazzo Nazionale - subiranno la stessa sorte, benché ormai completate.
Un sopralluogo dell'arch. Giacomo Dotti durante la Reggenza Austriaca descriverà gli appartamenti al piano nobile destinati al Direttorio “rifatti di nuovo e accomodati e dipinti in ottimo gusto”, ma anche “affatto disabitati”.
Con poca spesa sarebbe stato possibile renderli “in istato abitabile o perfetto”, ma niente sarà fatto anche dopo il ritorno dei Francesi.
- Antonio Basoli: decorazioni di interni, 1796-1803, Castelguelfo, Palazzo Malvezzi-Hercolani, 19 giugno-4 luglio 1993, a cura di Wanda Bergamini, Vincenza Riccardi Scassellati, Imola, Grafiche Galeati, 1993, pp. 14-15
- Architettura, scenografia, pittura di paesaggio, Bologna, Museo civico, 8 settembre-25 novembre 1979, Bologna, Alfa, 1980, p. 42
- Carla Bernardini, Le collezioni comunali d'arte, in: Storia illustrata di Bologna, a cura di Walter Tega, Milano, Nuova ed. AIEP, 1989, vol. 3., p. 187
- Francesco Ceccarelli, Architettura e trasformazioni urbane. Bologna e la Romagna, in: Storia dell'architettura italiana. L'Ottocento, a cura di Amerigo Restucci, Milano, Electa, 2005, tomo 1., pp. 142-144
- Francesco Ceccarelli, Architetture di stato per Bologna, “centrale” della Repubblica Cispadana (marzo-maggio 1797): progetti e realizzazioni, in: I "Giacobini" nelle legazioni. Gli anni napoleonici a Bologna e Ravenna, atti (ecc.), a cura di Angelo Varni, Bologna, Costa, 1996, vol. 2., pp. 216, 224-228
- Francesco Ceccarelli, L'intelligenza della città. Architettura a Bologna in età napoleonica, Bologna, Bononia University Press, 2020, pp. 18-20
- Giorgio Galeazzi, Giacomo Rossi (1751-1817) scultore bolognese. Contributo per la biografia, in: "Strenna storica bolognese", 64 (2014), pp. 165-206
- Francesca Lui, Viaggio nelle stanze romantiche. Scena e retorica degli interni, Bologna, Bononia University Press, 2012, pp. 55-64
- Roberto Martorelli, Cento anni di scultura bolognese. L'album fotografico Belluzzi e le sculture del Museo civico del Risorgimento, Bologna, Museo del Risorgimento, 2008, pp. 8-9
- Anna Maria Matteucci, I decoratori di formazione bolognese tra Settecento e Ottocento. Da Mauro Tesi ad Antonio Basoli, Milano, Electa, 2002, pp. 394-397, 490-491 (S. Barozzi), 494 (G. De Maria), 501 (G. Rossi)
- Eugenio Riccomini, Giacomo De Maria. Dodici pensieri fatti con le mani, Bologna, Bononia University Press, 2010, pp. 40-41
- Eugenio Riccomini, Il perditempo. Altre passeggiate per Bologna, Bologna, Nuova Alfa, 1991, pp. 51-53
- Eugenio Riccòmini, Il perditempo. Passeggiate per Bologna, nuova ed., Bologna, Tipoarte, 2000, pp. 190-192