Abolizione dei feudi
L'11 febbraio vengono aboliti tutti i feudi esistenti nel territorio bolognese. Il terzo Congresso cispadano, riunito il 21 gennaio precedente, ha condannato il “barbaro sistema feudale”, che tiene schiavi gli uomini.
Ma mentre Modena e Reggio hanno subito provveduto, il Senato bolognese ha preso tempo, adducendo come scusa che i pochi feudi rimasti nel suo territorio non possono far danno al nuovo governo.
All'arrivo dei Francesi, nella provincia di Bologna rimanevano ancora i feudi imperiali di Sparvo, Baragazza, Castiglion dei Gatti, tradizionale possedimento dei Pepoli, e alcuni feudi pontifici, come Castel Guelfo, concesso da papa Paolo II a un ramo dei Malvezzi, mentre un'altro ramo governava dal '400 la Selva di Molinella.
Nel periodo napoleonico scompaiono anche gli ultimi feudi protetti da privilegi dei Malvezzi e dei Pepoli a Castel Maggiore.
- Umberto Beseghi, Castelli e ville bolognesi, Bologna, Tamari, 1957, pp. 189-191, 299-308
- Tommaso de' Buoi, Diario delle cose principali accadute nella città di Bologna dall'anno 1796 fino all'anno 1821, a cura di Silvia Benati, Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi, Bologna, Bononia University Press, 2005 (data cit.: 13 febbraio), 367-368, nota 26
- Giuseppe Guidicini, Diario bolognese. Dall'anno 1796 al 1818, Bologna, Forni, 1976, vol. 1., p. 55
- Giovanni Natali, La Repubblica Cispadana e l’abolizione dei feudi (1795-1797), in: "Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna", Fuori Serie, 3 (1937-38), pp. 217-280
- Loris Rabiti, Il tocco di Polimnia. Maria Brizzi Giorgi, musicista, musa e mentore del giovane Rossini, introduzione di Antonio Castronuovo, Bologna, Pendragon, 2021, p. 90
- Nino Samaja, Bologna giacobina, in: "L'Archiginnasio", 52 (1957), pp. 113-114
- Torri e castelli. Bologna e la sua provincia. Storia, dizionario biografico, opere d'arte, notizie d'oggi, 2. ed. ampliata a cura di Luigi Arbizzani e Pietro Mondini, Bologna, Editrice Galileo, 1966, p. 184