La fiaba di Elga

Con gli occhi e con il cuore trepidante di due bambini - Elga e Fucsio, due fragili elfi – siamo condotti nel profondo della vita dei boschi e dei villaggi dell’Appennino bolognese. Così era fino a qualche decennio fa: densa e dura, nera e tagliente.

Lupo, bosco, rospo, pane, case torri, stalla, uova, crinale, miniera di rame, gufo, Buffalo Bill, veglia, monaco, Ninfe, cappella, caverna, monti, Grizzana, mercato, fame, malattia, sfortuna, processione, fiducia, Bologna, scabbia, pidocchi, unguenti, Madre Vergine Maria, mercante, passaggio segreto, donna lupo, pecore, scuoiare, paura, tisi, bestia, fucile, luna, Sant'Agata, uccelli, padre, picchiare, lavatoio, piazzale, pregare, santi, trottola, scappare, rubare, capriolo, fuoco, sangue, lavanderia, pellegrinaggio, Bocca di Rio.

Le poche illusioni e gioie di chi lavorava in miniera e viveva la solitudine dei boschi e dei pascoli. La scarsa luce delle stalle, dove si vegliava ascoltando fantastiche storie, delle cucine in cui si impastava un povero pane.

Paure, invece, ovunque: di mostri, malattie, fame, violenza. Ma anche santi e preti, o solo mercanti, imbonitori, per rianimare la speranza, come si riavvia il fuoco nel camino.

L'implacabile bianco-nero di Marino Neri contiene tutte le cose e le parole di un mondo antico, ormai scomparso.