La Shoah bolognese

Il 1 dicembre 1943 il capo della Provincia ordinò di rastrellare e avviare ai campi di concentramento tutti gli ebrei bolognesi, disponendo inoltre il sequestro dei loro beni mobili e immobili. Era prevista una sistemazione provvisoria degli arrestati in caserme e scuole, in attesa dell'allestimento del campo di concentramento di Fossoli, vicino a Modena. La cattura degli ebrei, da parte della polizia italiana prima, di quella nazista poi, fu ostacolata dalle iniziative di protezione messe in atto da organizzazioni antifasciste. Esse riuscirono in molti casi a dotare i ricercati di documenti di identità falsi. Intere famiglie trovarono rifugio in località isolate dell'Appennino, a volte sotto la protezione di amici "ariani". Degli oltre 800 ebrei residenti in città, 114 trovarono comunque la morte nei campi di sterminio tedeschi. Tra essi il rabbino Alberto Orvieto. A ricordo della Shoah bolognese vi sono lapidi sulla facciata della Sinagoga di via dé Gombruti e nell'antico ghetto. La sinagoga, edificata nell'800, fu ristrutturata e ampliata nel 1928 a cura dell'ing. Attilio Muggia, membro della locale comunità ebraica. Durante la seconda guerra mondiale subì i danni dei bombardamenti e solo nel 1954 venne riattivata.