Stendhal

(Marie-Henri Beyle)
1783-1842

A Bologna

Stendhal è a Bologna per la prima volta tra il 23 e il 25 settembre 1811. Arriva "à la tombée de la nuit", proveniente da Milano e, dopo aver deposto i bagagli all'Albergo Reale (di San Marco), corre al teatro comunale dove è in scena l'opera di Pavesi Ser Marcantonio. Avendo frequentato la Scala di Milano, il teatro bolognese gli appare "nu et pauvre". Apprezza la prima donna Marietta Marcolini, contralto con una bella voce "dolce, pastosa", ma la vorrebbe più energica. E' comunque grazie a lei che rimane allo spettacolo fino all'ultimo.

Il giorno seguente percorre la città. Giudica i portici del centro comodi, ma tristi: gli sembra contribuiscano a rendere le strade vuote e silenziose. E' sensibile alla semplicità e alla "grandeur" degli edifici, ma nota anche una certa trasandatezza e sporcizia: il nuovo palazzo Hercolani gli sembra "sale" e il palazzo Tanari, pieno di capolavori, ha camere "che fanno male al cuore", con letti orrendi e lavabi "comme ceux des auberges".

È colpito soprattutto dalla ricchezza dei musei: oltre alla Pinacoteca dell'Accademia visita alcune importanti gallerie private. Della celebrata scuola bolognese gli piacciono Guercino e Reni, mentre i Carracci lo lasciano freddo: la loro pittura è povera, i quadri dipinti con colori comuni e su pessime tele.

Tra le case che lo ospitano in questo soggiorno vi è quella del conte Antonio Aldini, ministro del Regno e amico di Napoleone, personaggio di primo piano della vita politica bolognese, conosciuto durante la residenza di questi a Parigi.

All'Università visita le collezioni naturalistiche di Aldrovandi, Marsili e Cospi conservate a Palazzo Poggi e giudica i loro reperti "nuls, pires que nuls, ennuyeux".

Henri Beyle torna a Bologna nell'ottobre 1814, provenendo da Firenze attraverso la Futa, e si ferma "deux jours francs". Ha modo di conoscere meglio i tesori d'arte e i monumenti e di frequentare la buona società. Riporta una buona impressione della città e delle donne bolognesi, che paragonerà per bellezza ed eleganza alle parigine.

Tra le cose che lo colpiscono vi è la ricca offerta di spettacoli e accademie musicali, tanto che definirà Bologna "il quartier generale della musica in Italia", dominato dal genio universale di Rossini.

Tra la fine di dicembre 1816 e il 18 gennaio 1817 Stendhal è di nuovo ospite a Bologna. Passeggiando per la città la domenica mattina, nota che le strade sono piene di gente. I mendicanti abbordano soprattutto gli stranieri, sono insistenti e se si fa l'elemosina a uno ne accorrono altri dieci. Alcuni sembrano questuare per diletto più che per bisogno, altri ostentano le proprie disgrazie.

Il suo interesse e la sua curiosità sono però rivolti, più che agli aspetti suggestivi della città, alla buona società bolognese.

Lettere di presentazione degli amici milanesi lo introducono nei migliori salotti ed ha così l'occasione di cogliere le caratteristiche della locale aristocrazia, da lui giudicata piuttosto spregiudicata e indipendente, poco formale e aliena da ipocrisie.

Il 18 gennaio ad esempio è accolto nel palazzo di Cornelia Rossi Martinetti, donna di grande spirito e cultura europea, dove si fa musica e si conduce una conversazione "naturale", ma comunque raffinata come piace a lui.

Rispetto alla società milanese, quella bolognese gli appare meno "francesizzata". Non vi sono le convenzioni tipiche di una corte francese. Certi modi affettati e artificiali sono assenti: tutto quello che si dice in Francia "pour offrir ou accepter une aile de faisan" è qui considerato una vera seccatura.

A Bologna l'amore e il gioco sono le passioni alla moda. A quest'ultimo si dedicano soprattutto gli uomini, "les femmes ageés" o quelle che non hanno un amante. Qui domina il piacere della conversazione e un aneddoto può essere raccontato molte volte senza stancare: "La conversation n'est ici que le moyen des passions".

La conversazione letteraria, invece, lo annoia profondamente. I letterati italiani o sono geni come Foscolo o sono nullità, accademici e burocrati imprigionati in un codice retorico che crea "des océans de paroles et des déserts d'idées".

Lo scrittore va quasi tutti i giorni a passeggiare alla Montagnola, il corso della città affacciato sulla pianura voluto da Napoleone, o alle cascate del Reno, cioè alla chiusa di Casalecchio. E' accolto nella vicina Villa Sampieri, importante centro di cultura musicale grazie al marchese Francesco, compositore di un certo livello e amico fraterno di Rossini. Il bel parco della villa è da lui chiamato "il Bois de Boulogne di Bologna".

La "conquista più bella" di questa visita è la confidenza con il cardinale Legato Alessandro Lante. Con il "viceré onnipotente" della città ha rapporti piuttosto intimi, recandosi più volte a conversare con lui in Palazzo Pubblico. Lo giudica "un gran signore, costretto soltanto dal suo abito nero orlato di rosso a certe regole", un uomo vivace "che dimentica spesso la prudenza". Ne descrive con precisione l'appartamento, caratterizzato da grandi sale affrescate per "funzioni, ricevimenti, conversazioni".

Lo scrittore rimane comunque diffidente sulle condizioni politiche della città:

tutti sono contenti, ma, malgrado questo, maledicono i preti. Non non possiamo essere più liberi di quello che siamo - mi diceva un uomo di spirito - ma tutto è "de facto" e niente è "de jure". Domani sua Santità può gettarmi nelle carceri di S. Leo, e confiscare la mia fortuna.

Stendhal tornerà diverse altre volte a Bologna, nel 1819, 1820, 1831. L'ultima sosta conosciuta è nella seconda quindicina di ottobre del 1835, durante un trasferimento a Ravenna. Rimarrà sempre per lui una città gradevole, benché dominata "dai preti", uno dei centri di civilizzazione italiana, "une ville de gens d'esprit".

La vita in breve

Henri Beyle nasce a Grenoble nel 1783 da una ricca famiglia borghese. A sette anni perde la madre, donna affascinante da lui molto amata. I rapporti con il padre, avvocato al Parlamento, reazionario e bigotto, sono invece pessimi.

A soli sedici anni va a Parigi per iscriversi all'Ecole Polytechnique, idea presto abbandonata. Grazie all'aiuto del cugino Pierre Daru, lavora per un breve periodo al Ministero della Guerra, per arruolarsi poi nell'Armée d'Italie. Con il generale Bonaparte fa il suo ingresso a Milano, città della quale rimane incantato.

Dal 1806 al 1814 fa parte dell'amministrazione imperiale. Nel 1811 è nominato Auditore al Consiglio di Stato e ha modo di viaggiare in Italia, Austria, Germania e Russia.

Nel 1814 scive il suo primo libro dal titolo Vies de Haydn, de Mozart et de Métastase, sotto lo pseudonimo di Louis César Alexandre Bombet. Nel 1817 pubblica l'Histoire de la peinture en Italie e il diario di viaggio Rome, Naples et Florence, dove utilizza per la prima volta lo pseudonimo di Stendhal.

Dopo la caduta di Napoleone interrompe bruscamente la sua carriera nell'amministrazione imperiale. Si ritira allora in Italia e vi rimane sette anni, che definirà "la fleur de ma vie". Risiede prevalentemente a Milano, vera patria d'adozione, frequentando la Scala e i salotti della buona società. Ma dopo la cocente delusione amorosa causata da Matilde Viscontini-Dembowski e sospettato di rapporti con la carboneria milanese, nel 1821 torna a Parigi.

Nella capitale francese conduce una vita sociale intensa e dispendiosa. Per vivere è costretto a scrivere articoli di critica d'arte e musicale su varie riviste. Nel 1822 pubblica De l'Amour, una specie di diario, scritto in parte in Italia, nel ricordo dell'infelice amore per Matilde. Nel 1823 dà alle stampe la Vie de Rossini.

Nel 1827 esordisce nel romanzo con Armance, opera in cui propone "uno stile asciutto, spoglio, agli antipodi del lirismo romantico", una scrittura che deve imitare "la precisione e concisione del Codice Civile". Alla fine del 1830 esce il suo capolavoro, Le Rouge et le Noir, romanzo che inaugura la stagione del realismo narrativo.

Dopo la rivoluzione del 1830 e l'avvento di Luigi Filippo d'Orleans, ottiene la nomina di console a Trieste, carica che non potrà ricoprire in quanto non gradito dal governo austriaco. Nel 1831 è destinato a Civitavecchia, presso lo Stato Pontificio. In questo periodo viaggia molto, ma prova anche una noia profonda.

Intraprende la stesura di grandi libri che rimarranno incompiuti: Une position sociale, Souvenirs d'égotisme, Lucien Leuwen, Vie de Henry Brulard. Nel 1838 scrive di getto, in soli 52 giorni, l'altro suo grande capolavoro, La Chartreuse de Parme, pubblicato nel 1839.

Nel 1841 ottiene un congedo per ragioni di salute e torna a Parigi, dove muore improvvisamente un anno dopo per un attacco apoplettico. Viene sepolto nel cimitero di Montmartre e sulla sua lapide è posto l'epitaffio "Henri Beyle milanese".

Fondatore del realismo moderno, il suo genio sarà riconosciuto molto più tardi, come egli stesso aveva previsto: "Je mets un billet à la loterie dont le gros lot se réduit à ceci: être lu en 1935".

  • Bologna ai tempi di Stendhal, mostra iconografica, Bologna, 13-20 maggio 1972, in: "L'Archiginnasio", 66-68 (1971-1973), 2 voll.
  • Bologna Caput Mundi. I grandi e la città da Dante ai giorni nostri, testi di Fabio Morellato, foto di Paolo Zaniboni, Gianni Castellani, ricerca storica e bibliografica di Isabella Stancari, Bologna, L'inchiostroblu, 2011, pp. 138-143
  • Bologna nell'Ottocento, a cura di Giancarlo Roversi, Roma, Editalia, 1992, pp. 83-87
  • Annalisa Bottacin, "Forestieri" francesi alla scoperta di Bologna: da Stendhal a Théophile Gautier, in: Gioachino in Bologna. Mezzo secolo di società e cultura cittadina convissuto con Rossini e la sua musica, a cura di Jadranka Bentini e Piero Mioli, Bologna, Pendragon, 2018, pp. 239-257
  • Alessandro Cervellati, Stendhal a Bologna, in: id., Bologna aneddotica, Bologna, Tamari, 1970, pp. 190-194
  • Giancarlo Roversi, Viaggiatori stranieri a Bologna. Impressioni d'Autore dal '500 al '900, Bologna, L'inchiostroblu, 1994, pp. 50, 78, 182-183, 196-197, 229-230
  • Albano Sorbelli, Bologna negli scrittori stranieri, a cura di Salvatore Ritrovato, Bologna, Bononia University Press, 2007, pp. 575-580

Internet

Luoghi
  • Palazzo comunale - Appartamento del Legato piazza Maggiore, 6
  • Pinacoteca Nazionale via delle Belle Arti, 56
  • Casino Civico - Stamperia delle Muse via Santo Stefano, 43
  • Giardino Martinetti - Collegio Ungarelli via San Vitale, 56
  • Palazzo Riario Sforza poi Aldini Strada Maggiore, 34
  • Cimitero della Certosa Via della Certosa, 18. Bologna
  • Villa Sampieri Talon via Panoramica, 24 - Casalecchio di Reno
  • Locanda dell'Aquila Nera Via Calcavinazzi, 3
  • Teatro Contavalli via Mentana, 2
  • San Michele in Bosco - Istituto Rizzoli - Villa Putti via Pupilli, 1, Bologna
  • Villa Aldini Via dell'Osservanza, 35/a
  • Giardino della Montagnola via Indipendenza
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