Una serie di risorse digitali dedicate alla documentazione della storia, della cultura, della società e delle istituzioni di Bologna e provincia con particolare attenzione all’800-900.

Dalla Cronologia

Accadde oggi, 12 maggio.

immagine di Esposizione Nazionale di Orticoltura e Floricultura
12 maggio 1900
Esposizione Nazionale di Orticoltura e Floricultura
La Regina Margherita inaugura il 12 maggio l'Esposizione Nazionale di Orticoltura e Floricoltura. Nei giardini della Montagnola sono allestiti dodici padiglioni. Quello centrale, a base poligonale, è coperto da una cupola sormontata da una grande stella e ha un fregio decorato con pavoni dipinti. Durante la manifestazione, illustrata da un bel manifesto di Marcello Dudovich, si svolgono sfilate di fiori, corse di carrozze, di automobili e biciclette e vari spettacoli. Dall'ingresso si accede alla Birraria Caffè Ristorante Eden, che svolge servizio esclusivo per la fiera, con Birra di Reininghaus e Gelateria elettrica. Il prezzo dei pranzi o delle colazioni comprende anche l'ingresso ai giardini e al Teatro dell'Eden. L'Esposizione ospiterà oltre 100.000 visitatori e sarà ricordata anche da un francobollo commemorativo,
immagine di La Società ginnastica Sempre Avanti!
12 maggio 1901
La Società ginnastica Sempre Avanti!
Nasce la Società Ginnastica Educativa Sempre Avanti!, sezione della Società Operaia maschile di Bologna. Il gruppo fondatore ha tenuto le riunioni preparatorie nella sala della Società di ballo Boheme in via Barbaziana (poi via C. Battisti n. 24) e in aprile si sono aperte le iscrizioni alla sezione ginnastica per i soci dell'Operaia. Intanto una squadra di ginnasti ha iniziato ad allenarsi, sotto la guida del prof. Remigio Legat, in vista della partecipazione al Concorso ginnastico federale, previsto a Bologna per il 16-19 maggio. La festa di inaugurazione della Sezione Ginnastica si tiene il 12 maggio, condotta da Gaetano Cuppi per la Società Operaia e dal professor Francesco Pullè per l’Università popolare “Giuseppe Garibaldi”. Primo presidente viene eletto Ugo Gregorini-Bingham, personaggio di spicco nella vita politica cittadina. Remigio Legat assume l'incarico di direttore tecnico. La divisa sociale è composta da una maglia bianca e calzoncini blu, con una larga fascia rossa alla cintura, un berretto floscio e una tracolla bianca e rossa. La società promuove l'attività sportiva, ma negli anni iniziali organizza anche manifestazioni di beneficenza e partecipa a campagne politiche. Sarà una delle prime società sportive in Italia a costituire una sezione femminile (1906). Dalle sue file usciranno atleti vincenti nelle più varie discipline: da Oreste Passuti, primatista italiano nel lancio del giavellotto (1913), a Adolfo Tunesi, medaglia d'oro nel penthatlon alle Olimpiadi di Stoccolma (1912). La palestra sociale è dapprima in via Barbaziana n. 8, poi in via Banzole n. 4. Nel 1904 si trasferirà in un camerone denominato “la Viola”, situato accanto a una stalla nel Prato di San Giuseppe, fuori Porta Saragozza. Nei giorni di mercato il locale verrà occupato da cavalli e biroccini. In seguito sarà la volta di locali, sempre precari, in via Malpertuso, in vicolo Otto Colonne, in via del Pratello, fuori Porta Lame. Gli esercizi all'aria aperta saranno svolti in vari luoghi periferici: ai Prati Garagnani (o dell'Eritrea), fuori Porta Galliera, in Piazza VIII Agosto, ai Giardini Margherita, a San Michele in Bosco, nei Prati di Caprara o di Filopanti, in fondo a via Capo di Lucca. Nel 1911 la Società occuperà finalmente una sala in via Maggia (o via San Gervasio), dietro palazzo Lambertini, sede del Liceo Minghetti. Presto sarà da tutti conosciuta come “la palestra della Sempre Avanti!” Vi si terranno soprattutto incontri di pugilato e di lotta greco-romana. Da qui usciranno campioni quali Aleardo Donati, Federico Malossi, Giuseppe Battistoni e, soprattutto, Francesco Cavicchi, il peso massimo idolo degli sportivi bolognesi, sul trono europeo nel 1955. Rimarranno memorabili gli incontri del campionato a squadre di lotta greco romana contro la Faenza Sportiva.  
Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
10 agosto 1819
Ritorno di Byron a Bologna
Lord Byron ritorna a Bologna il 10 agosto. E’ stato di poco preceduto dalla contessa Guiccioli e dal suo legittimo consorte diretti a visitare alcune loro proprietà nel territorio di Molinella. I due alloggiano a palazzo Savioli, in via Galliera. L'appartamento affittato poco lontano da Milord è occupato dalla servitù. Il poeta vive di fatto a palazzo Savioli con i Guiccioli, sotto gli occhi della polizia pontificia, preoccupata per la presenza in città di un noto libertino e sospetto carbonaro. L'11 agosto assieme ai conti Guiccioli assiste all'Arena del Sole alla rappresentazione della Mirra di Alfieri, riportanto un "soffocante raccapriccio" per la prova dell'attrice protagonista Anna Maria Bazzi. Durante il suo soggiorno, il “Lucifero inglese” incontra "il fiore della società intellettuale" bolognese. Alcuni dei protagonisti frequentano il salotto letterario di Cornelia Rossi Martinetti, come Francesco Rosaspina e Antonio Basoli, apprezzati pittori e incisori, l'ingegnere Giambattista Giusti, il poeta Marchetti, il conte Francesco Benedetti, assiduo di Dante e assessore dell'Accademia Felsinea. Il professore Paolo Costa, che è tra i più assidui della contessa lughese, in seguito darà ospitalità ai due amanti nel suo rifugio di Firenze e a lui Byron dedicherà il poemetto The Bride of Abydos. E' assente invece da Bologna il critico e letterato Pietro Giordani, anch’egli caro amico della Martinetti e di Canova, conosciuto da Byron a Venezia. Tra gli incontri di Milord, molto apprezzato è quello con il cardinale Mezzofanti, definito un "portento glottologico". Il 15 settembre Byron e Teresa lasciano Bologna, sempre ben sorvegliati dalla polizia, e si separano dal conte Alessandro Guiccioli. Tornano verso Venezia, e lungo il percorso visitano Arquà e i colli Euganei. Milord sarà a Bologna un'ultima volta nell'ottobre 1821, di passaggio per Pisa. Nella "City of Sausages" farà ancora visita al cimitero della Certosa e al suo incredibile custode-cicerone Germano Sibaud, circondato di teschi.
23 settembre 1796
L'ospedale militare della Carità
Il complesso monastico che fu dei Terziari Francescani è impiegato dal 23 settembre 1796 come ospedale militare. I religiosi sono trasferiti in San Giovanni Battista dei Celestini e poi in San Benedetto di Galliera, fino alla soppressione definitiva l'11 dicembre 1798. Anche la grande chiesa di fianco al canale di Reno, risalente al XVII secolo, è occupata da file di letti per i soldati ammalati, compresa la sacrestia e gli altri spazi annessi. Nel gennaio 1797 l'Accademia Clementina presenterà una memoria all'Assunteria dell'Istituto delle Scienze perché sia impedita la dispersione dei quadri contenuti nella chiesa, chiedendo di esporre le tele che “più servir non dovessero” in un altro luogo “a pubblica utilità”. La parrocchia di Santa Maria della Carità sarà affidata al clero regolare e dal 30 dicembre 1797 la sede verrà trasportata nella piccola chiesa della Confraternita della Misericordia, situata poco distante. Dal 30 agosto 1799 l'ospedale militare sarà trasferito in quello della Vita e il convento sarà trasformato in caserma e carcere. E' qui che nel 1849 gli Austriaci rinchiuderanno padre Ugo Bassi, prima di portarlo al comando di Villa Spada e poi al Meloncello, dove sarà fucilato. Dopo la chiusura dell'ospedale, la chiesa della Carità sarà di nuovo destinata al culto. I parrocchiani si daranno da fare "a ripulire e a rimettere la chiesa al suo primiero uso". Nel 1806 la giurisdizione parrocchiale verrà ingrandita con i territori di alcune parrocchie soppresse. Durante la seconda guerra mondiale l'edificio religioso subirà danni gravissimi e sarà in parte ricostruito nel 1949. Ospiterà da allora alcuni preziosi dipinti provenienti dalla vicina chiesa di San Nicolò, anch'essa sfigurata dalle bombe. Secondo la tradizione, nei pressi del ponte della Carità - dove la via Emilia entra nel cuore della città - le acque del canale di Reno sono più pulite e quindi utilizzate per il lavoro delle lavandaie e i bagni pubblici.
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