Riccardo Bacchelli

1891-1985

La collocazione di Riccardo Bacchelli nell'ambito della cultura non solo bolognese ma nazionale non è semplice: si avverte in lui l'influenza sia dei rondisti che dei vociani; estremamente versatile tende continuamente alla sperimentazione dei vari generi letterari. Nel suo animo, indubbiamente romantico, si fondono una sensibilità quasi proustiana con un eccessivo raziocinio da cui deriva una letteratura non del tutto lirica né del tutto moralistica.

(M.L. Bramante Tinarelli)

Bacchelli nasce a Bologna nel 1891, da una agiata famiglia borghese, primo di cinque fratelli. Il padre Giuseppe è avvocato, liberale, presidente della Deputazione Provinciale e Deputato del Regno. La madre, Anna Bumiller, amante dei grandi poeti dell'Ottocento, aiuta Carducci a leggere e tradurre i lirici tedeschi.

Compiuti gli studi medi al liceo classico Galvani, si iscrive alla Facoltà di Lettere, abbandonandola al terzo anno di corso. Entra in questo periodo in contatto con gli ambienti letterari. Tra il 1912 e il 1916 collabora con la "Voce".

Fa il suo esordio come scrittore nel 1911 con il romanzo Il filo meraviglioso di Lodovico Clò. Nel 1914 dà alle stampe i Poemi lirici.

Durante la Prima Guerra Mondiale si arruola volontario come ufficiale di artiglieria. Nel 1918-1919 collabora con Giuseppe Raimondi alla "Raccolta", una rivista letteraria, che nella sua semplicità e modestia echeggia ancora "una uniformità di consuetudine appresa nella vita militare".

Nel 1919 è tra i fondatori della rivista letteraria "La Ronda". In questi anni si dedica intensamente al teatro con testi che "innestano sull'esperienza personale un misto di lirica e di storia, mentre la forma si fa elaborata al limite del concettoso". Pubblica Amleto (1919), Spartaco e gli schiavi (1920), Presso i termini del destino (1922) e le Memorie del tempo presente. E' conosciuto come "il giovane Goethe bolognese".

Dal 1922 al 1928 scrive con regolarità sul "Resto del Carlino": si tratta della prima delle numerose collaborazioni con testate quali "La fiera letteraria", la "Nuova Antologia", "L'Italia letteraria" e il "Corriere della Sera".

Nel 1926 si trasferisce a MIlano "per distanziarsi dal suo ambiente, per trovarsene uno nuovo e diverso che non gli dicesse troppo". Nel capoluogo lombardo inventa ed è poi presidente a vita del Premio letterario Bagutta. Per la sua estesa attività letteraria, che spazia dalla lirica al teatro, dal romanzo al saggio storico, dalla critica musicale alla prosa, riceve lauree ad honorem a Milano e Bologna.

Dal 1940 al 1944 è membro dell’Accademia d’Italia. Nel dopoguerra è socio della Crusca e dei Lincei. Muore a Monza nel 1985.

La produzione letteraria di Bacchelli spazia tra vari generi, privilegiando il romanzo storico. Ne Il diavolo a Pontelungo (1927) racconta del tentativo di insurrezione anarchica avvenuta nel 1874 a Bologna, che vide tra i protagonisti Michail Bakunin e Andrea Costa.

Il suo capolavoro, la trilogia Il Mulino del Po (1938-40), narra le vicende di alcune generazioni di contadini padani tra 800 e 900. Da questo lavoro è stato tratto nel 1963 un fortunato sceneggiato televisivo per la regia di Sandro Bolchi.

  • Maria Letizia Bramante Tinarelli, L'ambiente letterario del primo cinquantennio, in: Bologna Novecento. Un secolo di vita della città, a cura di Maria Letizia Bramante Tinarelli, Castelmaggiore, FOR, 1998, p. 58
  • Dizionario dei bolognesi, a cura di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1989-1990, vol. 1., pp. 75-80
  • Mario Saccenti, Riccardo Bacchelli, in: Giuseppe Raimondi fra poeti e pittori, mostra di carteggi, Bologna, Museo civico 28 maggio-30 giugno 1977, Bologna, Alfa, 1977, pp. 137-139
  • Carlo Serafini, Storia e scrittura in Riccardo Bacchelli, in: Atlante dei movimenti culturali dell'Emilia-Romagna. Dall'Ottocento al contemporaneo, a cura di Piero Pieri e Luigi Weber, Bologna, CLUEB, 2010, vol. 2., pp. 27-36

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